LA NAVE RAZZISTA TRASPORTAVA 20 CINGALESI IRREGOLARI CHE AVEVANO PAGATO 10.000 EURO A TESTA
I MOTIVI DELL’ARRESTO A CIPRO DELL’ARMATORE SVEDESE (GIA’ CONDANNATO A DUE ANNI PER TRUFFA) E DEL FERMO DELL’EQUIPAGGIO
La C-Star, l’imbarcazione battente bandiera del Djibouti noleggiata dagli identitari per ostacolare i salvataggi dei migranti da parte delle ong a largo delle coste libiche, è ferma a Famagosta, nell’area occupata di Cipro.
Questa volta però non è una sosta tecnica: secondo Faika Deniz Pasha, avvocato della Refugees Rights Association, unica organizzazione che si occupa dei migranti a Cipro Nord, i 9 componenti europei dell’equipaggio sono stati arrestati in mattinata con l’accusa di aver contraffatto i documenti di 20 cittadini cingalesi che erano a bordo con loro; 5 di questi, una volta a terra, avrebbero richiesto tutela internazionale e riferito alle autorità turco-cipriote di aver pagato per salire sulla nave.
Ancora non è chiaro per quale motivo Defend Europe abbia scelto proprio Cipro come attracco, non proprio una destinazione sulla rotta di Catania, dove la C-Star era attesa la scorsa settimana.
Il quotidiano britannico The Independent notava questa singolare incongruenza già lunedi analizzando il sito marinetraffic.com: secondo il portale, che fornisce informazioni in tempo reale sui percorsi delle imbarcazioni in mare, C-Star aveva chiesto in mattinata di entrare a Famagosta.
La motivazione? Stando alla stampa turco-cipriota, il capitano aveva presentato la nave come una un’imbarcazione di assistenza Ue per il salvataggio dei migranti.
Tesi credibile, probabilmente, per le capitaneria di porto locale, che aveva dato il via libera all’attracco ma senza possibilità di ulteriore verifica: Famagosta infatti, si trova nella sedicente Repubblica turco-cipriota, uno stato riconosciuto solo da Ankara che non ha rapporti ufficiali con nessun altro paese: laggiù non si applica la Convenzione di Dublino, non c’è scambio di informazioni con altri Stati dell’Unione Europea, nè arrivano le indagini dell’Europol.
Un luogo perfetto, quindi, per passare inosservati.
E invece è bastato che i due principali quotidiani di informazione locale, Kibris Postasi e Yeniduzen Gazetesi lanciassero la notizia perchè in poche ore il tam tam trasformasse per gli identitari da tranquilla sosta di basso profilo in una seria grana: dalla C-Star sono scesi i 9 europei dell’equipaggio, incluso il proprietario Sven Tomas Egerstrom, e 20 cittadini dello Sri Lanka, ufficialmente membri in prova dell’equipaggio.
Gli europei avrebbero detto alla capitaneria di porto che l’addestramento era concluso e i cingalesi erano pronti a tornare a casa in aereo.
Poi il colpo di scena: qualcuno di loro ha cambiato idea e, una volta in aeroporto, ha presentato domanda d’asilo: “Avevano raccontato di essere saliti volontariamente a bordo nel Djibouti”, spiega a IlFattoQuotidiano.it Pasha, avvocato turco-cipriota allertata per la possibile presenza di migranti, “ma la storia non era convincente.”
Quindici dei 20 cittadini cingalesi hanno lasciato il Paese, mentre i restanti 5 hanno mantenuto il punto: il viaggio non è stato un addestramento.
“L’equipaggio avrebbe garantito un passaggio in Europa al costo di 10mila euro a testa“, dice ancora l’avvocato.
Un fatto è certo: la documentazione dei 20 non è in regola e il pubblico ministero turco-cipriota ha deciso per questa ragione il fermo dei nove europei.
Cosa può succedere ora? “Nella Repubblica turco cipriota non esiste un reato specifico per lo sfruttamento di esseri umani — spiega ancora Faika Deniz Pasha — ma non è escluso che il magistrato scelga di trattenerli più a lungo. L’ipotesi più probabile — tuttavia — è che vengano dichiarati ospiti non graditi ed espulsi”, conclude.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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