LA PAURA DI BERLUSCONI: “IMPEGNI CHE FANNO TREMARE I POLSI”
SI TEME LA RIAPERTURA STAMANE DEI MERCATI, FILO DIRETTO CON DRAGHI….IL RISCHIO DI UNA TEMPESTA SPECULATIVA. PESA ANCHE L’OSTILITA’ DELLA FRANCIA PER LE MANCATE DIMISSIONI DI BINI SMAGHI DAL BOARD DELLA BCE
«Abbiamo fatto tutto quel che potevamo, abbiamo firmato impegni con l`Europa da far tremare le vene ai polsi», confida il presidente del Consiglio ai suoi, in un misto di determinazione e rassegnazione.
Perchè ora si tratta di trasformare gli intenti in legge e il cammino, in Parlamento e sui mercati, appare subito proibitivo.
Prova a infondere coraggio ai big del partito e del governo, Berlusconi, in questo fine settimana che riesce a ritagliarsi in Sardegna.
Ma il clima è tutt`altro che rasserenato, l`atmosfera è elettrica, Palazzo Chigi è in stato d`allerta, in vista della riapertura dei mercati di stamane, in una settimana che il G20 di giovedì e venerdì rende già impegnativa.
Il Cavaliere è più che in apprensione, raccontano, dopo aver tirato un sospiro di sollievo col via libera condizionato di Bruxelles alla lettera di intenti.
Nelle ultime ore gli hanno spiegato che all`orizzonte si addensano nubi ancora più minacciose.
Non solo per il nuovo sos di ieri sulla fragilità italiana, che ha alimentato le voci su una«rete di protezione» da Paese a rischio alla quale lavorerebbero Ue e Fmi.
Ma soprattutto per l`allarme piuttosto circostanziato del quale i vertici della Bce avrebbero messo al corrente, in via riservata, le più alte cariche istituzionali.
Oggetto di preoccupati colloqui delle ultime ore sarebbe una tempesta speculativa ai danni dell`Italia dalle proporzioni più consistenti rispetto a quelle che già hanno segnato la scorsa estate.
Il timore, insomma, è che quanto avvenuto venerdì a chiusura dei mercati, con i rendimenti dei buoni del tesoro schizzati al 6 per cento, come non accadeva dal`97, e Piazza Affari scivolata giù del 2 per cento, sia stato solo un anticipo.
Della necessità di tenere alta la guardia sarebbe stato messo al corrente il capo dello Stato Giorgio Napolitano, come pure il sottosegretario Gianni Letta.
Il presidente della Repubblica ha incontrato il futuro presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, in ultimo giovedì al Quirinale, in occasione del passaggio di consegne al nuovo governatore di Bankitalia lgnazio Visco.
Il filo diretto tra Draghi e Palazzo Chigi, pur nella massima discrezione, è rimasto sempre aperto nell`ultima settimana di fibrillazione seguita all`ultimatum Merkel-Sarkozy all`Italia.
Tutti sono al corrente di quel che potrebbe avvenire. Il Cavaliere ha liquidato come voci «prive di riscontri» quelle circolate ieri sulla rete di salvataggio.
Nel suo entourage in molti ritengono che dietro quest`altro affondo ci sia ancora la forte ostilità di Parigi per le mancate dimissioni di Bini Smaghi dal board della Bce.
E chi ha sentito Berlusconi lo ha descritto su tutte le furie quel pasticcio del quale non riesce a venire a capo: «Ho fatto il possibile, la scelta è rimessa a lui».
Le ultime speranze sono affidate adesso alla “moralsuasion” del nuovo presidente, che proprio dal primo novembre si insedierà ai vertici della Bce.
«Sulla rete di protezione c`è stata una smentita da fonti Ue, mi sembra – minimizza il portavoce del premier Paolo Bonaiuti- Detto questo, grande attenzione ai mercati c`è sempre, ma non solo per quello italiano, la speculazione è in agguato e le turbolenze dureranno un altro anno, come ha detto la Merkel».
Dalle file del governo l`ordine impartito alla maggioranza è di mantenere i nervi saldi.
Mercoledì, Berlusconi ha convocato un Ufficio di presidenza Pdl per far quadrato in aula e trasformare in provvedimenti gli impegni presi a Bruxelles. Consapevole che il quadro politico e quello sociale – dopo il ricompattamento del fronte sindacale che minaccia un autunno caldissimo- è molto critico. Nella mano d`aiuto delle opposizioni nessuno in realtà confida, a destra.
«Eppure gli impegni presi ce li ha chiesti l`Europa, chi si defila non fa male al governo, ma al Paese – dice il sottosegretario Daniela Santanchè- Qui si tratta di essere responsabili per il bene dell`Italia».
Il fatto è che già su legge di stabilità e rendiconto il Parlamento si trasformerà in un Vietnam per la maggioranza che perde pezzi.
«Non è una fronda, come sostengono – spiega il senatore Pdl Giuseppe Saro, da tempo sul fronte critico come Pisanu e altri – ma una fetta ampia di parlamentari del centrodestra è consapevole che la missione che ci impone Bruxelles è irrealizzabile se non si costruisce una larga coalizione.
Nei prossimi giorni, quando i nodi dei mercati purtroppo verranno al pettine, quell`area vasta emergerà ».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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