LA PROCURA DI MACERATA CHIEDE IL RINVIO A GIUDIZIO PER IL SENATORE LEGHISTA PER I SOLDI DEL TERREMOTO
A GIULIANO PAZZAGLINI SEQUESTRATI 38.000 EURO, ACCUSATO DI TRUFFA E PECULATO:… UNA PARTE DELLE DONAZIONI DESTINATE AI TERREMOTATI FINIVANO SU CONTI PRIVATI (UNO SUO, UN ALTRO DI UN ESPONENTE DI FDI)
Giuliano Pazzaglini rischia il processo per i soldi del terremoto. Per il senatore leghista, a cui a dicembre sono stati sequestrati 38mila euro nell’indagine, la procura di Macerata ha chiesto il rinvio a giudizio, come racconta oggi Il Fatto Quotidiano in un articolo a firma di Sandra Amurri:
È stata depositata la richiesta di rinvio a giudizio per Pazzaglini, eletto in Senato grazie anche alla denuncia di una ricostruzione post terremoto lenta e lacunosa. I reati contestati sono truffa, abuso d’ufficio e peculato, in concorso, solo per abuso d’ufficio, con l’allora presidente della Croce Rossa locale Giovanni Casoni (poi espulso dalla Cri) di Fratelli d’Italia.
Leggendo la richiesta inviata al Gip Claudio Bonifazi sembra di ascoltare Il gatto e la volpe di Edoardo Bennato.
Attraverso rocambolesche operazioni, forti della fiducia che gli ignari benefattori riponevano nei loro confronti, infatti, stando alla tesi accusatoria, si facevano confluire parte delle donazioni sui conti della Sybil Project, di Pazzaglini e Casoni e della Simil Iniziative del solo Casoni.
Un’indagine complessa, partita dalla nostra inchiesta sul l’acquisto delle casette per i commercianti e la vendita di pacchi solidali, condotta dalla Gdf di Camerino su delega del Procuratore capo di Macerata Giovanni Giorgio che ha portato al sequestro preventivo di quasi 50 mila euro.
La Sibyl Project —costituita da Pazzaglini nel 2018 —vendeva pacchi con prodotti locali, confezionati dalla Croce Rossa, fatturati alla Sibyl Project e alla Sibyl Iniziative, con la scritta: “Ripartiamo da qui. Pacco solidale Sisma”. I pacchi venivano acquistati pensando che il ricavato sarebbe andato ai terremotati, invece finivano nelle tasche dei due.
Emerge anche che, in un anno, il sindaco si è fatto rimborsare oltre 50 mila euro di spese. Pazzaglini, scrive ancora il Fatto, non ha mai chiesto di essere interrogato limitandosi a consegnare una memoria difensiva.
(da “NextQuotidiano”)
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