LA PROCURA DI ROMA HA CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER IL SINDACO DI TERNI: È ACCUSATO DI AVER EVASO QUASI 14 MILIONI DI EURO COME AMMINISTRATORE DI FATTO DELL’UNIVERSITÀ TELEMATICA NICCOLÒ CUSANO
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La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di Stefano Bandecchi, 63 anni, sindaco di Terni, alleato con il centrodestra alle regionali che si terranno domenica e lunedì, con l’accusa di aver evaso 13 milioni e 884mila euro come amministratore di fatto dell’università telematica Niccolò Cusano . La somma non sarebbe stata versata, secondo gli inquirenti, tra il 2018 e il 2022.
A rischiare di finire in Tribunale, oltre al primo cittadino della città umbra, nonché fondatore dell’ateneo nel 2006 e patron della Ternana, ci sono altri tre imputati. […] Il primo della lista dopo Bandecchi è Giovanni Puoti, 80 anni. C’è poi Fabio Stefanelli, 48 anni. Nell’elenco compare anche Stefano Ranucci, 61 anni.
Partendo da quest’ultimo, per chiarire lo scambio di cariche, va ricordato che Ranucci – difeso dagli avvocati Paolo Gallinelli e Benedetto Marzocchi Buratti – è stato presidente dell’università tra giugno 2019 e gennaio 2021.
Nel 2017 e nel 2018 era stato anche firmatario del modello unico-enti non commerciali. Puoti invece è stato presidente dell’ateneo tra il 2015 e il 2019, mentre nel 2017 aveva dovuto sottoscrivere il modello ad hoc per questo tipo di enti. Infine va ricordata la posizione di Stefanelli, assistito dall’avvocato Filippo Morlacchini, che ha svolto la funzione di amministratore delegato tra il 2016 e il 2022.
Il sindaco di Terni fino al 2021 è considerato dalla Procura come un amministratore di fatto, mentre dopo avrebbe gestito l’ateneo da presidente del consiglio di amministrazione. È il 18 gennaio del 2023 quando la Guardia di finanza procede al sequestro di circa 21 milioni di euro, denaro che Bandecchi, secondo l’accusa, avrebbe dovuto versare come Ires, in quanto gli inquirenti considerano Unicusano una holding commerciale avendo «dismesso le finalità formative e sociali in favore delle esigenze di profitto a partire dal 2011».
La reazione, il giorno dell’esecuzione del provvedimento, è stata fuori dai denti, come capita spesso al vulcanico sindaco: «Non mi fido della Guardia di finanza e della giustizia, ma so che la ragione arriverà a premiarmi». Frasi impresse in una registrazione audio a cui seguirono diversi commenti alquanto coloriti sull’operato della giustizia e delle Fiamme gialle.
Il primo episodio di evasione, come ricostruito dalla Procura, risalirebbe al 29 gennaio del 2018. È la data in cui emerge che nella dichiarazione Ires dell’anno di imposta 2016 gli imputati non avrebbero dichiarato elementi imponibili per circa dieci milioni di euro, evadendo un’Ires complessiva pari a due milioni e 358 mila euro. Schema che, con diverse cifre, si sarebbe ripetuto fino al 2022, almeno secondo l’accusa.
(da agenzie)
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