LA SVOLTA SIONISTA DI MARINE LE PEN E L’IMBOSCATO DEL FN CHE IN ISRAELE NESSUNO CONOSCE
COSA NON SI FA PER UN VOTO… SALVINI FA SCUOLA, IL SEGRETARIO DEL FN BAY POSTA FOTO DI UNA SUA PRESUNTA VISITA IN ISRAELE, MA VIENE SMENTITO: “NEANCHE SAPEVAMO CHI FOSSE”… IL GOVERNO ISRAELIANO: “NON VOGLIAMO RAPPORTI CON LORO”
Il Front National cerca di cambiare pelle. Nel tentativo di scrollarsi di dosso quella patina antisemita e razzista che si è andata ad accumulare negli anni, l’estrema destra francese è impegnata in un’operazione di restyling mirata a dare un nuovo volto al partito.
Per il momento, però, questa nuova tattica non sembra funzionare.
A creare un piccolo incidente diplomatico ci ha pensato il segretario generale del partito, Nicolas Bay, che giovedì sera ha pubblicato sul suo account Twitter una serie di foto riguardanti un suo viaggio in Israele compiuto tra il 23 e il 26 gennaio.
Negli scatti, il deputato europeo è ritratto insieme ad alcune figure istituzionali israeliane, come il colonnello Eyal Furman, il vicedirettore del Ministero della Salute, Arnon Afek, e due membri del Likoud, il partito del presidente Benjamin Netanyahou.
La visita, che almeno dalle foto sembra avere un carattere ufficiale, non era stata annunciata dal partito.
Le uniche dichiarazioni sono arrivate dallo stesso Bay, che in un’intervista rilasciata a una televisione locale ha affermato che lo scopo era quello di “rinforzare i contatti con un paese amico”, visto che “il FN è lo scudo dei francesi ebrei contro l’antisemitismo”.
Parole di amicizia, che però non sembrano essere state condivise dai rappresentanti israeliani, che a quanto pare non conoscevano neanche l’identità dell’ospite.
I primi dubbi sono nati dopo delle dichiarazioni rilasciate dai suoi interlocutori. Contattati da Le Monde, i diretti interessati si sono detti ignari in merito all’appartenenza politica di Bay.
“Non sapevo chi fosse” ha ammesso Afek, mentre il responsabile del movimento giovanile del Likud, David Shayan, ha dichiarato che “l’incontro è avvenuto per caso”.
Una smentita in merito all’ufficialità del viaggio è arrivata anche dal Ministero degli esteri israeliano, che attraverso il suo portavoce, Emmanuel Nahshon, ha fatto sapere che il governo di Tel Aviv “non ha contatti con il Front National, vista l’ideologia e la storia del partito” e nessun incontro ufficiale era stato approvato.
A rendere la situazione ancora più imbarazzante è stata una notizia diffusa dal sito Europe 1, secondo la quale l’eurodeputato francese avrebbe incontrato anche il Ministro della Salute israeliano, Yaakov Litzmann, per un colloquio avvenuto a porte chiuse.
L’informazione è stata immediatamente rettificata da fonti ministeriali, secondo le quali Nicolas Bay ha partecipato “a una riunione con una delegazione italiana”, terminata non appena il ministro ha saputo che il rappresentante francese era “un responsabile del Front National”.
Questa goffa operazione di comunicazione si inserisce all’interno di una strategia ben precisa. Da quando Marine Le Pen ha preso in mano le redini del Front National, l’atteggiamento in merito al delicato tema dell’antisemitismo è radicalmente cambiato, nel tentativo di smarcarsi dalle posizioni revisioniste di Jean-Marie, fondatore del partito e padre dell’attuale presidente.
Considerando lo sterminio degli ebrei avvenuto durante la seconda guerra mondiale come “la somma delle barbarie”, nel 2011 Marine Le Pen ha imposto una nuova linea, smentendo quanto era stato affermato fino a quel momento dal padre, che aveva giudicato le camere a gas come un “dettaglio” della storia.
L’obiettivo è quello di rendere il Front National un partito presentabile a livello internazionale per poter attrarre quella larga fetta di elettorato composta da ebrei francesi e da simpatizzanti filo-israeliani.
A questo si aggiungono poi i problemi economici del partito. In cerca di finanziamenti per la sua campagna elettorale, Marine Le Pen ha più volte ammesso di cercare fondi ovunque, anche all’estero.
Per il momento, però, il cambio di rotta non sembra aver convinto le autorità israeliane, vista la fredda accoglienza che è stata riservata al segretario generale del partito.
(da “Huffingtonpost”)
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