L’ABOLIZIONE DELL’ICI SULLA PRIMA CASA
3 MILIARDI DI EURO IN MENO NELLE CASSE DEI COMUNI : NON SAREBBE IL CASO DI DIRE DA DOVE SI PRENDONO?
Sarà probabilmente il primo provvedimento che il ministro in pectore Giulio Tremonti si troverà ad attuare tra qualche settimana: quello della abolizione dell’Ici sulla prima abitazione, promessa contenuta nel programma elettorale del PdL. Un provvedimento per assurdo in controtendenza con la nuova filosofia federalista della “autonomia finanziaria” degli enti locali che si vedrebbero privati di un sostanzioso gettito in entrata. In pratica lo Stato abolisce l’ICI e fa felice i cittadini, ma quei soldi entravano nelle casse dei Comuni che ora si troverebbero in difficoltà , se non venisse compensato da un rimborso da parte dello Stato centrale.
Attraverso l’imposta sulla casa, i Comuni si dividevano un tesoretto di 12,2 miliardi di euro, che utilizzavano in larga parte per garantire servizi alla comunità . Quella cifra costituisce la metà delle entrate tributarie comunali e circa un terzo delle entrate correnti. Senza l’Ici, l’autonomia finanziaria dei Comuni scenderebbe dall’attuale 73,5 al 49,5%. Poichè il governo Berlusconi fa riferimento solo alla prima casa che vale un quarto del gettito complessivo, la somma che verrà tagliata è intorno ai 3 miliardi di euro. Logicamente, voci preoccupate sono salite da numerosi sindaci che sottolineano che senza quel gettito ” saremo costretti a tagliare assistenza, verde e cultura”, ” se si tagliano le risorse dobbiamo per forza ridurre i servizi”, “si dovrebbe tagliare sui costi veri che non sono quelli dell’Ente locale”, queste alcune delle osservazioni sollevate dai sindaci e dall’Anci.
Veniamo alla domanda: ci sono o no questi 3 miliardi di euro per abolire l’Ici e che lo Stato restituirebbe poi ai Comuni? Tremonti dice che la copertura c’è. In realtà attualmente gli unici fondi esistenti sono quelli accantonati dalla finanziaria di Prodi per un importo però di soli 900 milioni di euro. All’appello, secondo i tecnici, mancherebbero circa 2,2 miliardi di euro che devono essere ancora trovati e, qualora lo fossero già stati nella testa di qualcuno, il nuovo Governo dovrebbe avere la bontà di dirlo, primo che la Sinistra ne faccia un argomento (giustamente) polemico. Già la Cgil ha dichiarato “e’ una misura di propaganda, i lavoratori dipendenti non se ne fanno nulla, in ogni caso si eviti di spacciarla come una misura risolutiva del grave affanno delle retribuzioni”.
Non giova poi che qualche esponente del PdL, in una trasmissione televisiva, abbia sostanzialmente detto che ” morta una tassa, il Comune ne fa un’altra”, ovvero che i Comuni sono” liberi di individuare altre fonti fiscali locali”, perchè a questo punto sarebbe davvero un presa in giro. Il Governo fa bella figura e toglie una tassa comunale e poi il Comune se ne inventa un’altra analoga e il cittadino paga la stessa cifra una tassa “nuova”. Sarebbe opportuno che venisse detto chiaramente dove si intende recuperare la somma di 2,2 miliardi di euro necessari, prima di rimediare una brutta figura. Nei programmi di PD e PdL troppo spesso sono stati genericamente indicati i “tagli alle spese” come fonte di ogni copertura … ora le elezioni sono finite e chi governa farebbe bene a non tenersi i progetti nel cassetto, ma a essere chiaro con il proprio elettorato. Non si inizi con il difetto di comunicazione…grazie.
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