L’ALTO CONCETTO DEMOCRATICO DI MARCO BUCCI PER LA LIBERA STAMPA. IL SINDACO DI GENOVA, CANDIDATO DEL CENTRODESTRA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE LIGURIA, HA DETTO: “A VOI DEL ‘SECOLO’ NIENTE INTERVISTE ORA, NE FAREMO DI TANTE E BELLE DOPO IL 29 SETTEMNRE”
LA RISPOSTA DELLA DIRETTRICE DEL “SECOLO XIX” STEFANIA ALOIA: “ALLA FINE BUCCI DOVRÀ IMPARARE CHE I GIORNALISTI NON SONO “MAIALI CHE SALTELLANO VERSO IL CIBO” COME LUI DESCRIVEVA GLI IMPRENDITORI IN UNA INTERCETTAZIONE DELL’INCHIESTA SULLA CORRUZIONE IN PORTO. AL SINDACO LE DOMANDE NON PIACCIONO”
Il centrodestra ha finalmente scelto il suo candidato per le Regionali. Adesso deve scegliere che profilo assumere in questa breve ma intensa campagna elettorale. Se scrollarsi di dosso certi metodi illiberali a cui molti si sono adeguati, e in tanti abituati, o ripristinare i principi del libero confronto democratico, come la Liguria merita.
Continuando a far passare per decisionismo l’incapacità di mettersi in relazione con gli altri, l’arroganza del potere diventerà un boomerang. Il sindaco aspirante presidente di Regione prima o poi dovrà comprendere che per saper dare risposte ai cittadini, missione primaria di un amministratore, bisogna innanzitutto saper ascoltare le domande. Anche quelle che rivolgono i giornali.
Dovrà fare pratica nel confrontarsi con la libera stampa, se intende davvero “esercitare la leadership” come ha annunciato nel suo discorso da tribuno del popolo davanti alla Prefettura di Genova, dove i cronisti per fare domande al neo candidato si sono dovuti accalcare su una scalinata. Alla fine Bucci dovrà imparare che i giornalisti non sono “maiali che saltellano verso il cibo, quelli a cui da piccolo davo da mangiare” come lui descriveva gli imprenditori in una intercettazione annotata nelle carte dell’inchiesta sulla corruzione in porto.
Il campione del “modello Genova” da mesi rifiuta di rilasciare interviste al Secolo XIX, benché gli siano state chieste quasi quotidianamente. Anche quando aveva da rispondere direttamente a questioni sollevate da questo giornale ha scelto di farlo con altri interlocutori. Sui ritardi della diga foranea, ad esempio, che il Secolo XIX a giugno ha documentato con carte interne al consorzio che certificavano le difficoltà in modo incontrovertibile: il commissario dell’opera, di fronte alla richiesta di avere risposte, rilasciava interviste altrove, con domande a piacere.
Al sindaco, va detto, le domande non piacciono proprio. Lo infastidiscono forse perché le considera trappole. Evidentemente non gli piace neppure l’informazione libera, quella che non si adatta a fare da depliant delle iniziative dell’amministrazione (per questo ci sono i canali degli enti, qualcuno glielo spieghi). Pare non avere neppure contezza di quanto la stampa sia un bene comune salvaguardato dalla Costituzione, non una proprietà privata di chi vince le elezioni o vorrebbe farlo. È un diritto del cittadino, che nessuno può calpestare. Questo giornale, nessun giornale, è al servizio di chicchessia: è responsabile unicamente di fronte a un padrone che è il lettore. Che vuole avere risposte da chi è pagato (dalla collettività) per darle.
Quando Bucci ieri sera si è preso gioco dei giornalisti di questa testata vantandosi in pubblico, di fronte a una platea di cronisti, di non rilasciare intenzionalmente interviste al Secolo XIX in attesa di tempi migliori ha fatto un torto a sé stesso. Non rispondere a un giornale non infonde fiducia in chi è dotato d’intelletto, anzi genera sospetto.
Il sindaco aspirante presidente di Regione si rassegni: i direttori possono passare, gli editori pure. Ma i diritti dei cittadini lettori restano. E a un certo punto i lettori diventano elettori, e neanche loro sono “maiali che saltellano verso il cibo”. I liguri non sono disposti a farsi dare da mangiare le carrube.
Stefania Aloia
direttore de il Secolo XIX
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