LE BALLE DI RENZI E LA FUGA DEI SUPPLENTI ALLA CANNA DEL GAS
LA PROF DI LATINO: “MI VIENE DA PIANGERE, A 45 ANNI SONO COSTRETTA A VIVERE ANCORA A CASA DEI MIEI”
“Mi viene da piangere, vivo ancora con i miei”.
Seimila euro all’anno. Era il guadagno di Federica fino a due anni fa, quando le sue supplenze di latino e greco si sono ridotte a tre/quattro mesi l’anno, per sostituire il collega con il colpo della strega, la bronchite prolungata, il braccio rotto.
Dal 2013 è stata assunta con contratti annuali. Troppo tardi però per riuscire a pagarsi affitto e bollette. Lei, 45 anni, romana, da sempre vive sotto lo stesso tetto dei genitori, ormai in pensione.
Come si fa a vivere con sei mila euro all’anno?
Ho sempre avuto un secondo lavoro, di scorta, ma neanche con questo riesco a campare. Faccio la consulente per musei e scrivo cataloghi per le mostre. Circa tremila euro l’anno.
Qual è la sua formazione?
Ho due lauree, una in Lettere antiche, l’altra in Archeologia. Ho iniziato la carriera all’Università Roma Tre come professoressa a contratto per due anni. Allora mi pagavano a ore. Poi ho lasciato, non è semplice fare strada lì dentro. A giugno finalmente ho preso l’abilitazione.
Cioè ha pagato di tasca sua 2.300 euro per i corsi Pas (percorso abilitante speciale) per diventare più precaria di prima?
Esatto. Mi viene da piangere, guardi.
Cosa farà adesso?
Non lo so, io non so fare altro che insegnare. Mi auguro che la sentenza della Corte dell’Unione europea attesa fra poco costringa il Miur ad assumere chi abbia svolto la professione per almeno tre anni, come previsto dalla direttiva comunitaria 36 del 2005. Altrimenti sarà costretto a pagare sanzioni altissime.
Lei avrebbe i requisiti per farsi assumere.
E sono anche una di quelle che ha fatto ricorso all’Ue contro il ministero insieme ai sindacati.
Ha mai pensato di scappare all’estero?
Un Paese civile non può obbligare i cervelli a fuggire via. Ma che razza di Stato è? Io continuerò a lottare per fare questo mestiere. Non può passare il concetto che studiare tanto non premia.
Chiara Daina
(da Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply