LE COMICHE FINALI: ORA DONNA ASSUNTA VUOLE BOICOTTARE “IL SECOLO D’ITALIA” (CONTRO BOCCHINO), COME SE QUALCUNO LO LEGGESSE
BOCCHINO: PRIMA LO HANNO ALLEVATO, ORA NON LO VOGLIONO… PRIMA LO VOTANO DIRETTORE ALL’UNANIMITA’ E ORA FANNO FINTA DI CADERE DAL PERO… ESILARANTE STORACE: “SONO IN ASPETTATIVA, SE TORNO NON VOGLIO GENUFLETTERMI AD ALFANO”: HA RAGIONE, LUI E’ ABITUATO A LUSTRARE LE SCARPE DIRETTAMENTE A SILVIO
Leggiamo sul ben informato quotidiano romano “il Tempo” che “è rivolta a destra contro la nomina di Italo Bocchino a direttore editoriale del “Secolo D’Italia”.
Contro l’ex colonnello finiano insorge in particolare la famiglia Almirante, che dedica al neodirettore diversi post «di fuoco» su Facebook.
A farsi sentire per prima è la figlia di Giorgio Almirante, che non fa nulla per nascondere la sua irritazione.
«Sono rimasta basita alla notizia – scrive -. Il giornale che è stato organo del MSI e poi di An, che ha aperto le porte a tanti giovani che sono poi diventati noti giornalisti che ha avuto direttori come Almirante, Tripodi, Giovannini, Accame in mano a Bocchino! Vergogna! Si vuol forse aprire una porta a Fini? Non si può premiare chi ha contribuito a distruggere il nostro mondo! Anche perchè non ci troviamo davanti al nuovo Indro Montanelli».
Passano poche ore e tocca a Donna Assunta esprimere la sua indignazione: «Propongo di non leggere e non aprire la pagina del Secolo d’Italia fino a quando non sarà fatta completa chiarezza! Nel caso in cui verrà confermato credo che sarà opportuno prendere dei provvedimenti»
Parole dure, come quelle postate da diversi militanti sui profili Facebook degli esponenti di Fratelli d’Italia.
Proprio nel partito della Meloni la nomina di Bocchino ha creato più di un malumore, e c’è chi prova a fare dei distinguo: «Non siamo stati noi a sceglierlo – spiega Fabio Rampelli – ma il CdA della Fondazione An. Che è cosa ben diversa da Fratelli d’Italia».
E c’è anche chi rimprovera a Bocchino l’eccessivo protagonismo degli ultimi giorni. «Certo – commenta Maurizio Gasparri, membro di quel CdA della Fondazione An che ha ratificato all’unanimità la nomina – se Italo avesse evitato di rilasciare interviste a destra e a manca, forse sarebbe stato meglio. Neanche l’avessero fatto segretario generale dell’Onu…».
Mentre Francesco Storace, leader de La Destra, commenta preoccupato l’ipotetica nuova linea politica del giornale on line: «Fa rabbrividire leggere che il Secolo diventerà uno “strumento a disposizione della destra, ovunque sia collocata con la diaspora: Ncd, Fi o Fdi”. Io sono dipendente del Secolo in aspettativa non retribuita. Se domani torno a scrivere lì devo genuflettermi a Quagliarello, Lorenzin, Alfano, Scopelliti?».
Lui, il neodirettore, preferisce non replicare alle accuse: «Non mi interessano queste polemiche, ora bisogna lavorare per unire».
E, nel pomeriggio, annuncia il ritorno della Festa del Secolo: «Tornerà da questo anno – svela – come appuntamento di tutta la destra e per la ricostruzione del centrodestra. Cambiano i partiti, ma le tradizioni politiche che hanno fatto la storia politica italiana restano le stesse».
Sempre che i militanti siano d’accordo.
A leggere quanto riporta “il Tempo” non si sa se ridere o piangere.
Sicuramente sorgono alcune spontanee domande:
1) Donna Assunta che carica aveva nel Msi? Per fortuna nessuna, altrimenti si sarebbe sfasciato prima del tempo, visto che riesce a stretto giro a dire una cosa e a smentirla il giorno successivo. (“Non vado al congresso dei Fratelli d’Italia”…salvo accomodarsi in prima fila il giorno dopo)
Quindi eviti di parlare come fosse depositaria di chissà quale testamento politico: la sua opinione vale come quella di qualsiasi iscritto dell’epoca.
2) Se le persone non hanno il pregio della coerenza, a maggior ragione dovrebbero avere almeno il decoro del silenzio: o vogliamo pubblicare le sue decine di dichiarazioni entusiastiche quando Almirante nominò Fini suo delfino?
Aveva forse sollevato obiezioni donna Assunta quando Bocchino cresceva alla corte di Tatarella, coccolato da Almirante (vedi foto) e faceva carriera in An? Non ci risulta.
3) E’ nota la nostra “stima” per Bocchino, ma è esilarante che tutte le componenti della Fondazione An lo nominino direttore editoriale del Secolo d’Italia (da Fratelli d’Italia a Forza Italia e sottocorrenti varie) salvo poi negarne la paternità di fronte alle proteste della presunta base di lettori.
Come se Bocchino fosse stato chiamato a dirigere il Corriere della Sera e non , salvo qualche pagina culturale di livello, il giornalino della parrocchietta della Meloni, con una linea editoriale tra La Padania e il Giornale.
Potremmo dire “altro che il giornale intelligente diretto da Flavia Perina”, ma a questo punto ci costringono persino a rimpiangere il “caro nemico” Cesco Giulio Baghino.
4) Tra grida di “vergogna”, chi auspica “provvedimenti” e chi propone “di non leggerlo” (cosa che già fanno i più, quindi ci vuole poco a raggiungere l’obiettivo) sembra di assistere a una discussione dei Cinquestelle: a quando una votazione on line pilotata da Assunta Casaleggio con controllo dei voti affidati ai discendenti diretti?
Il tema potrebbe essere “Quale Bocchino vi piace? Quello della prima fase tatarelliana, quello della fase finiana, quello alle dipendenze di Romeo o quello convertito sulla via della Garbatella?”
5) Il grande Storace (gli concedo “il grande”, così forse evito i suoi cortesi “apprezzamenti” via mail) ricorda il suo status di “dipendente del Secolo in aspettativa non retribuita”. e si preoccupa, in caso di suo ritorno al giornale, dell’eventualità che debba genuflettersi ai vari Alfano e Quagliarello.
Ma come direbbe il Razzi di Crozza: “non penso…ritengo che Alfano & C. avrebbero il dovuto rispetto per le sue ginocchia logorate dalle scale di palazzo Grazioli durante le sue periodiche salite al santuario della destra etica, identitaria e sociale”.
Conclusione: il più lungimirante alla fine è Bocchino che, con un cast di caratteristi di questo genere, sta meditando di riportare sulle scene la commedia all’italiana, attraverso la riesumazione delle “feste del Secolo”.
Dai palchi dei comizi al palcoscenico delle compagnie di giro.
In fondo basterebbe che ciascun ex An interpretasse se stesso e al botteghino ci sarebbe la coda.
Altro che gadget, qua si fiuta l’affare del “Secolo”.
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