L’INVASIONE PACIFICA DEL POPOLO DI FRANCESCO: “DIVERSI MA UNITI PER LUI”
CON LA SDRAIO DA MARE O CON IL VESTITO BUONO, I PAPA BOYS DI OGNI ETA’
Ci son quelli partiti all’alba con la nebbia e quelli che se la sono presa comoda. Scaglionati col passante ferroviario, la metro, i treni. La stazione Garibaldi alle 8 è già presa d’assalto da un popolo “meno milanese” del solito, più rilassato, un po’ disordinato ma che si sposta allegramente dietro bandierine e ombrelli che dovevano servire per la pioggia e invece ripareranno dal sole.
Gli addetti delle ferrovie che smistano ai treni chiedono a rullo «Chi siete? Sì ma quanti siete?» E qualcuno urla «un fiorino!» citando un famoso film con Benigni e Troisi.
Il popolo di Francesco è variegato, come piace a lui: «Unità – dice – non significa uniformità ». E così ci sono quelli che sembrano papa-boys anche a 70 anni, con zaino in spalla e piglio sportivo, coppie eleganti con sgabello tecnico e altri con la sdraietta da mare.
E poi famiglie pop e rock, con figli piccoli medi e grandi. A
ll’arrivo a Monza questo strano popolo passa per le vie del centro e ogni tanto parte un «Per Francesco, hip hip urrà !». La gente legge il giornale col caffè e un po’ si stupisce: «Ma quanti sono?».
Anche le boutiques hanno voluto omaggiare il Papa, tra giacche e cravatte il suo libro intervista, tra dolci e pasticcini, una torta con la sua immagine benedicente.
I disabili e i volontari sono una gran parte: 7000 persone, il doppio rispetto all’incontro di Bresso con Papa Benedetto. «Il disabile sente l’affetto che Francesco gli manifesta, gli basta uno sguardo e per questo non si perderebbe mai un incontro con lui», spiega Daniele Pisani, medico dell’Oftal.
Per la famiglia Giusti di Desio è la prima volta. «Sono in carrozzina perchè ho avuto un incidente sulla neve col bob e sono paraplegico», racconta il papà Paolo, «ero con lei che per fortuna non si è fatta niente». E lei, la bimba, dice che è qui per ricevere «serenità e gioia».
Nei grandi «recinti» ci sono le parrocchie, le scuole e le famiglie. «Noi delle scuole Faes siamo 700 divisi in 14 gruppi, ragazzi genitori nonni, da Milano ma anche da Como e da Vignate», spiega Giovanni Sanfilippo, il papà organizzatore.
Tutti sono arrivati presto e i ragazzi trovano il modo di non annoiarsi. Paolo Giusti si è portato il libro di biologia perchè lunedì ha compito in classe, Marta Landonio e Andrea Sanicola giocano a carte con un gruppo di bambini, gli alpini del Gruppo Alpini Cantù invece stanno ritti in piedi per non perdere il posto vicino alle transenne dove passa il Papa: «Speriamo che vedendo le penne sul cappello si fermi…».
Qualche metro in là c’è la famiglia Mingotti-Andreoletti, una «famiglia rock». Hanno tatuaggi, orecchini, magliette nere con scritte rosse di un gruppo rock. Sono mamma, papà , zio e zia di Thomas e Gabriel che stesi per terra leggono “Diario di una schiappa”. Per loro è la prima volta dal Papa, mentre per i nonni – presenti pure loro – c’è stato anche Bresso.
«Le parole dell’omelìa ci hanno emozionato. Questo Papa è bello perchè ama stare in mezzo alla gente. Pop o rock? Lui può essere entrambi, ma se glielo chiedessimo ballerebbe anche il valzer».
Poi il Papa vola a San Siro dove lo aspetta un altro pezzo del suo popolo, uno di quelli a lui più cari: i giovani cresimandi con le loro famiglie e i catechisti.
(da “La Stampa”)
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