L’ITALICUM E’ AFFONDATO, SLITTATA LA RIUNIONE PD, RENZI INCARTATO, ALFANO HA MESSO BERLUSCONI ALLE CORDE
FORZA ITALIA NON VUOLE VOTARE NEL 2018 QUANDO BERLUSCONI AVRA’ 81 ANNI… ALFANO NON VUOLE VOTARE TRA UN ANNO… O CADE IL GOVERNO O SI ROMPE L’ACCORDO TRA SILVIO E MATTEO….RENZI TENTA UNA MEDIAZIONE CON UNA SCADENZA PER LE RIFORME
Se c’è un punto fermo, almeno uno, nella giostra di trattative sulla legge elettorale, è che l’accordo sull’Italicum, di fatto, non c’è più.
Inteso come quello che avevano siglato Renzi e Berlusconi per terremotare il governo Letta.
È per questo che Renzi, abituato a parlare quando ha cose da dire, preferisce rinviare la riunione del gruppo del Pd in serata.
Limitandosi a spargere un po’ di ottimismo: “Siamo alla stretta finale, l’accordo è vicino. Ma bisogna superare varie difficoltà ”.
Il problema — e non è un dettaglio — è che le difficoltà , alla vigilia della discussione in Aula, non sono banali.
E l’accordo è affidato ai più classici consigli che porta la notte. E allora conviene provare a fissare qualche punto fisso nel labirinto per ricostruire il complesso negoziato.
Ad esempio partire da quando, nel corso di una serie di telefonate dirette tra Renzi e Verdini, si capisce che con la formazione del governo tutto è cambiato.
Il plenipotenziario di Berlusconi si dice disposto ad aggiustamenti piccoli perchè, come ama dire, i numeri sono “birichini” e tutto dipende da come “li incolonni”, ma questo è il massimo del gioco possibile.
Bene dunque a ragionare di algoritmi, per risolvere quelle criticità che il professor D’Alimonte ha illustrato al Corriere. Epperò Forza Italia non può accettare nè il famoso emendamento Lauricella, nè l’emendamento D’Attorre, ovvero: applicare l’Italicum solo per la Camera dei deputati, ma non per il Senato, dove resterebbe in vigore il Consultellum (la legge uscita dalla Consulta).
Per evitare l’emicrania diciamola semplice: sia l’uno che l’altro rappresentano dei deterrenti rispetto alla prospettiva del voto anticipato e legano la legge elettorale alle riforme istituzionali.
Detto ancora più direttamente: si vota nel 2018 quando Silvio Berlusconi avrà 81 primavere. Si capisce allora il no, senza se e senza ma di Verdini.
E pure il malumore del Cavaliere, in costante contatto telefonico da Arcore affiancato da Giovanni Toti. Insomma, spiega con Renato Brunetta, col Lauricella o affini “salta tutto”. Legge elettorale e riforme devono andare “parallelamente”.
Il problema è che Renzi, critico col Lauricella ai tempi in cui al governo c’era Letta, stavolta cerca una mediazione.
Riforme e legge elettorale vanno collegate. Un azzurro di rango spiega: “Renzi ha fatto la politica dei due forni. Prima ha fatto l’accordo con noi sulla legge elettorale, poi con Alfano sul governo dando garanzie sui tempi lunghi. Ora si è incartato”.
Il sospetto del Cavaliere però è che il tempo sia foriero di brutte sorprese. E cioè che l’Italicum o si approva adesso o non si approva più: “Il vero obiettivo di Alfano e sinistra Pd — prosegue l’azzurro di rango — è prima prendere tempo, poi cambiare l’Italicum. A quel punto Renzi è incastrato”.
È un sospetto che alberga anche nei pensieri del premier. Il quale sta cercando una mediazione, una sorta di “lodo Renzi.
Una mediazione che consenta di non rompere con Forza Italia e, al tempo stesso, di non far saltare il governo.
Tra la l’Italicum subito e l’emendamento Lauricella, l’idea è fissare un tempo “determinato” per le riforme.
Un Lauricella a tempo, in sostanza: riforme istituzionali e legge elettorale vanno legate ma va fissato un tempo per non arrivare al 2108. Un anno, due. Una qualunque scadenze.
Alfano all’inizio ha detto di no. La trattativa è lunga…
(da “Huffingtonpost“)
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