LO STATO ENTRA NELL’EX ILVA CON INVITALIA
NEL CONTROPIANO DEL GOVERNO ANCHE LO SCUDO PENALE E 1.800-2.000 ESUBERI… OPERAI IN PIAZZA A ROMA E TARANTO
Il primo check ci sarà martedì mattina, nel faccia a faccia tra Francesco Caio e Lucia Morselli. Nelle stesse ore in cui gli operai sciopereranno, arrivando fino a Roma per la manifestazione indetta da Cgil, Cisl e Uil sulle crisi industriali, il super consulente del governo illustrerà all’amministratore delegato di Mittal Italia lo stato dell’arte della controproposta per il futuro dell’ex Ilva di Taranto.
Il piano dell’esecutivo dice che lo Stato è pronto ad entrare con una quota sotto il 20%: lo farà tramite Invitalia, la sua holding per lo sviluppo, che affiancherà i franco-indiani.
E in più il ripristino dello scudo penale e l’impegno a trattare fino a un massimo di 1.800-2.000 esuberi.
La trattativa sull’ex Ilva registra un avanzamento dettato da una necessità , quella del governo, ma anche dei sindacati, di indirizzarla su un binario alternativo a quello tracciato da Mittal con il suo nuovo piano industriale.
Il colosso dell’acciaio ha di fatto ripresentato una fotocopia delle condizioni iniziali, ma il negoziato è lungo e l’esecutivo, spiegano fonti vicine al dossier, ha intenzione di rilanciare con l’obiettivo di arrivare una soluzione più morbida.
I 4.700 esuberi prospettati sono considerati ancora “inaccettabili”. La triangolazione palazzo Chigi, Tesoro e ministero dello Sviluppo economico ha messo a punto una controproposta che va ancora perfezionata e che presenta ancora degli aspetti da verificare, a livello industriale e non solo, ma lo scheletro è pronto.
Si diceva dell’entrata dello Stato.
Il veicolo scelto, Invitalia, avrà una quota di presidio nella newco che nelle intenzioni del governo gestirà lo stabilimento tarantino.
La quota, inferiore al 20%, è considerata di presidio, di garanzia, necessaria però anche a condividere il rischio con Mittal.
In questa nuova società , però, non ci sarà spazio per i 10.700 lavoratori garantiti dall’accordo del settembre 2018. Il perimetro occupazionale sarà più ristretto e questa è una consapevolezza che sta prendendo sempre più piede nel governo.
Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli non si sbilancia sui numeri: “E’ prematuro parlarne”. Un numero, però, circola con insistenza nelle stanze dei ministeri coinvolti dalla partita e si aggira intorno ai 1.800-2.000, a cui vanno aggiunti i circa 1.800 che attualmente sono in cassa integrazione.
Non tutti sarebbero da considerare strutturali. Per quest’ultimi l’idea è quella di utilizzare al massimo strumenti di accompagnamento come la stessa cig o i prepensionamenti, con l’obiettivo di ammorbidire il processo di uscita.
Dove collocare invece i lavoratori che non usciranno in modo definitivo è un interrogativo che è ancora aperto.
Il premier Conte ha parlato di “una partecipazione di aziende pubbliche”. I nomi che trapelano sono quelli di Snam e Fincantieri, ma il progetto è da costruire.
Bisogna ancora capire in che forma le due aziende potranno muoversi per assorbire una parte degli esuberi. Così come è ancora da definire il ruolo di Cassa depositi e prestiti, che sarà della partita solo nel cosiddetto cantiere Taranto, mentre resta esclusa una partecipazione nella newco.
Il supporto della Cassa a Taranto potrebbe seguire il modello adottato a Genova, quindi sostegno alla progettazione di infrastrutture e alle imprese, oltre a interventi di social housing.
La trattativa ha un altro pilastro ed è quello relativo alla produzione dell’impianto pugliese.
Il governo insiste per un forte accento sul fronte ambientale, da realizzare attraverso l’installazione di un forno elettrico a basso impatto. Lo stesso Patuanelli parla di “nuove tecnologie di produzione, fra cui l’uso del preridotto, del gas, di forno elettrico e in prospettiva guarda all’idrogeno”.
È un punto su cui si insisterà molto nella controproposta perchè serve come base d’appoggio per giustificare la necessità di un numero ridotto di esuberi. Ed è una questione che i 5 stelle stanno spingendo tantissimo in queste ore anche perchè il via libera al ripristino dello scudo penale – altro elemento cruciale della trattativa – potrebbe essere concesso proprio in virtù della garanzia che a Taranto si interverrà in modo deciso sulla questione ambientale.
Il governo sonderà la reazione di Mittal. Lo farà con la pressione degli operai che vogliono risposte.
Oltre mille lavoratori dell’ex Ilva e dell’indotto, insieme alle sigle sindacali metalmeccaniche di Fim, Fiom e Uilm, partiranno da Taranto, direzione Roma. Martedì è in programma lo sciopero e la manifestazione convocata a piazza Santi Apostoli da Cgil, Cisl e Uil. Il titolo è Futuro al lavoro. Quello dell’Ilva, e non solo, è ancora da scrivere.
(da”Huffingtonpost”)
Leave a Reply