MEZZA ITALIA SENZA UNA MAPPA GEOLOGICA: DOPO IL DRAMMA DI ISCHIA IL GOVERNO TAGLIA I FONDI PER I RILIEVI
LO STRUMENTO E’ INDISPENSABILE PER CONOSCERE E DIFENDERE IL TERRITORIO
La metà dell’Italia è nuda, scoperta, senza una carta geologica che ne tracci le rocce, aiuti a orientarsi, dia uno strumento solido, scientifico, aggiornato, per capire come il cambiamento climatico possa impattare, dove possa far danni o peggio, morti.
Dopo venti anni d’inerzia i geologi nel 2020 avevano ripreso a disegnare le carte, andare nei luoghi con scarponi, bussola e martello, tracciare centimetro dopo centimetro il territorio ancora scoperto. Ma ora rischia di fermarsi tutto. Perché il governo ha deciso di non rifinanziare l’opera, ha tenuto fuori dalla manovra la cifra – 5 milioni l’anno – che permetterebbe all’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, di mandare avanti il progetto della Carg, la Carta geologica ufficiale nazionale. Una dimenticanza che salta agli occhi nel testo finale della legge di bilancio, depositato tre giorni appena dopo la sciagura di Ischia.
La Carta geologica
La Francia ha una carta geologica di tutto il suo territorio nazionale e l’ha aggiornata tre volte, per registrare i cambiamenti del suolo. E così la Germania, così l’Inghilterra. L’Italia no.
Nonostante le sue note fragilità, nonostante i campanelli d’allarme di innumerevoli disastri ed emergenze. La mappatura era stata avviata decenni fa: è andata avanti dal 1989 a 2000, portata avanti dall’Ispra in collaborazione con Regioni e università. Il lavoro è complesso, i geologi – ce ne sono sempre meno nel nostro Paese – devono andare sul territorio ed esplorarlo palmo a palmo. In undici anni sono stati disegnati 281 fogli geologici, in scala 1 a 10mila.
Per coprire l’intera penisola di fogli però ne servono 636. E dal 2000, per venti anni, il lavoro s’è fermato. È ripreso solo nel 2020, grazie ai fondi stanziati dalla legge di bilancio del 2019: 5 milioni l’anno dal 2020 al 2022, poi aumentati per un totale di 31 milioni di euro. Ogni carta costa in media attorno ai 550mila euro, una cifra che può aumentare nelle aree più impervie. In questi anni, spiega Maria Teresa Lettieri, responsabile in Ispra del servizio per la Geologia strutturale e marina, il rilevamento e la cartografia geologica, “sono stati avviati 67 nuovi fogli geologici e sei fogli tematici, di pericolosità geologica, idrogeologici e geomorfologici”.
Grazie alla spinta degli ultimi anni, oggi si contano in tutto 348 mappe, poco più della metà. Ma alcune sono già vecchie, vecchissime. In Sicilia ci sono fogli vecchi anche cento anni. E ora più nulla. Il lavoro avviato rischia di fermarsi.
Il territorio fragile
La tragedia di Ischia, con gli interrogativi che ha sollevato sulla sicurezza del territorio di Casamicciola, testimonia l’importanza di strumenti come le carte geologiche. “I cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo non li possiamo fermare con una mano, tantomeno con una carta geologica, che non è una bacchetta magica. Lo strumento però – sottolinea Lettieri – consente di conoscere il territorio nel modo migliore per poterlo difendere. È un’infrastruttura scientifica necessaria, un patrimonio informativo, culturale e scientifico a disposizione della comunità, indispensabile alla salvaguardia della vita dell’uomo”.
L’isola campana ne ha una (nella foto in alto) e a un occhio esperto racconta la storia del monte Epomeo, da cui si è staccata la slavina di fango, ma anche i segni che le frane hanno lasciato in mare. Dopo l’ultimo disastro dovrebbe essere aggiornata. Ma i fondi stanno finendo: “Abbiamo messo da parte 5 milioni per il 2023, dopodiché senza un rifinanziamento il progetto si ferma di nuovo”, conferma Lettieri.
“Cercherò di fare in modo che sia data continuità a questo finanziamento”, si era impegnato a giugno in risposta a un’interrogazione il ministro Roberto Cingolani. “Il progetto Carg ha ripreso vigore grazie alle risorse stanziate con le tre leggi di bilancio 2019, 2020 e 2021”, ha dichiarato ieri il suo successore Gilberto Pichetto Fratin.
Ma i soldi in manovra per ora non ci sono. E l’Italia resta mappata solo a metà.
(da La Repubblica)
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