MEZZO ITALICUM: I RENZIANI DELLA PRIMA ORA DIVENTANO CRITICI
GIACHETTI, GENTILONI, RICHETTI E BONAFE’ PRENDONO LE DISTANZE DAL PREMIER
Roberto Giachetti lo ripete come un ritornello, tra un capannello e l’altro nel corridoio dei passi perduti, alla Camera: “La riforma solo per la Camera non ha senso, è una frenata”.
Uno scontento aggravato da quei centoventi giorni di sciopero della fame i cui segni sono ancora evidenti.
Paolo Gentiloni lo ha spiegato già alla riunione del gruppo: “Questo accordo mi sembra più debole del precedente”.
Stupore, sconcerto, paura. Il day after dell’accordo scava, per la prima volta un solco, tra Renzi e una parte dei suoi.
Il segno dei tempi dei più è scandito nel pallore dei volti, nei lunghi silenzi, nelle critiche sussurrate all’orecchio.
Uno di loro chiede l’anonimato per consegnare lo sfogo: “L’Europa chiede una finanziaria lacrime e sangue, Matteo non ha più la carta di elezioni anticipare con questa legge elettorale, nei gabinetti che governano la macchina ci sono i funzionari di Letta, e Alfano è il vero vincitore. Si è incastrato”.
I critici sono i renziani della prima ora.
Non è un caso che il compromesso raggiunto sia stato difeso più da Roberto Speranza che dagli uomini del premier.
Ma “l’Italicum a metà ” è solo la punta di un iceberg di malumori accumulati nell’ultimo mese verso il Grande Capo.
Da quando è a Roma si è passati dalla rivoluzione promessa alla rivoluzione mancata. Dal sogno del governo della Leopolda a una manovra di Palazzo. Un passaggio accompagnato da un ennesimo cambio all’interno del cerchio magico. Maria Elena Boschi e Luca Lotti sono i guardiani ufficiali del renzismo sempre e comunque.
Lorenzo Guerini e Graziano Delrio i principali protagonisti del massaggio psicologico verso il premier che lo ha convinto nell’operazione Renzi 1.
Fuori dai quattro del giglio magico – così viene chiamato anche se di fiorentini ce ne sono solo due – tra i renziani della prima ora, appunto, montano le perplessità .
Matteo Richetti, ad esempio, è stato per anni il volto del rinnovamento. Presenza in tv, contatti diretti col Capo, con quell’accento emiliano e quell’aria da piacione dispensava ottimismo. Ora si è inabissato, complice la sconfitta al congresso nella sua regione. In segreteria Renzi ha messo il bersaniano Bonacini, e la conseguenza è che Richetti ha perso il congresso nella sua Modena. Ma il passaggio dall’ottimismo al pessimismo c’è stato con l’operazione Renzi a palazzo Chigi su cui, nelle riunioni ristrette si è detto contrario.
Così come appare più defilata Simona Bonafè, con Richetti il volto di punta del renzismo ai tempi della Rottamazione.
Divoratore di collaboratori e di staff, Renzi è così.
Vive di amori fugaci, interrotti quando, da abile situazionista, cambia tattica (e cerchio magico). Accadde con Gori, Giuliano Da Empoli e con tanti altri.
Gli intoccabili sono solo Maria Elena Boschi e Luca Lotti. Tutto il resto è noia.
Nardella, che già da tempo era uscito dalla cerchia ristretta, si è messo da solo al riparo a Firenze. Parecchi altri renziani della prima ora lasciano trapelare la loro delusione perchè, di fatto, scaricati dal Capo.
Basterebbe chiedere a Luigi Famiglietti, animatore del Big Bang campano, che prima ha perso il congresso, e poi si è visto arrivare come unico sottosegretario della Campania il dalemiano Basso De Caro.
Analoga disillusione l’ha vissuta la Bonaccorsi nel Lazio. Insomma, qualcosa di profondo è cambiato negli equilibri del Pd renziano.
Speranza i giovani turchi sono tornati in maggioranza col letticidio e portando Renzi a palazzo Chigi. Gentiloni, Giachetti, Tonini, e anche i renziani della prima ora si sentono all’opposizione. E perdono pezzi sul territorio.
Una situazione fotografata negli equilibri di governo, dove di renziani puri ci sono solo la Boschi e Delrio.
Ma la situazione è fotografata anche dalle presenze tv, forse l’indicatore più importante del “chi sale e chi scende” nella galassia Renzi.
Quelli della segreteria del partito, altro staff mandato nel dimenticatoio dal grande Capo, non si vedono da nessuna parte. Richetti e la Bonafè gestiscono con parsimonia la loro immagine.
A Ballarò invece si è rivista la Moretti. E, insieme a lei, nei talk che contano sono resuscitati parecchi della ex minoranza diessina.
Anzi, della nuova maggioranza di Renzi ai tempi del governo e dell’Italicum a metà . I renziani critici rimuginano nell’ombra.
(da “Huffingtonpost“)
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