MICCICHÈ: “INVITO SCHIFANI ALLA MEDIAZIONE, A MENO CHE NON ABBIA DECISO CHE IL SUO PARTITO È FRATELLI D’ITALIA”
DOPO LO STRAPPO, IL PROCONSOLE SICILIANO DI BERLUSCONI: “VOLEVANO INCHIODARMI A ROMA, I FURBETTI. DO FASTIDIO…”
Assicura che la sua «non è una sfida», che «non c’è nessuna guerra». Poi, però, il proconsole siciliano di Silvio Berlusconi, Gianfranco Micciché, protagonista dello scontro a distanza con il governatore Renato Schifani che ha portato a una scissione in Forza Italia, lancia una provocazione al presidente della Regione: «È sempre stato una persona equilibrata – dice – Lo invito alla mediazione, a meno che non abbia deciso che il suo partito è Fratelli d’Italia».
Un attimo, Micciché, un passo indietro. Che cosa è successo?
«Ho subito un sacco di pressioni per andarmene».§
È stato eletto sia all’Ars che al Senato. Vuole restare in Sicilia?
«Ho promesso alla mia famiglia che non sarei più andato a Roma. Sono stato lì per 20 anni. Non posso fare una scelta di vita?».
Chi l’ha pressata?
«Schifani un giorno mi ha detto di aver ottenuto la vicepresidenza del Senato per me. Do fastidio?».
Fra voi due non corre buon sangue da anni
«Mi hanno mandato un video di un suo intervento in campagna elettorale. Schifani diceva cose strabilianti di me: “Gli devo tutto”. Non so cosa sia successo da allora».
Non faccia finta di nulla: il nome di Schifani presidente le è stato imposto.
«Me l’ha imposto Ignazio La Russa dopo il problema di Musumeci. Ma io ho accettato».
Lo scontro di quest’estate: Nello Musumeci voleva ricandidarsi alla presidenza della Regione, lei l’ha stoppato.
«Ho ritenuto sbagliato quello che Musumeci faceva. Non so se mi stiano facendo pagare questo».
Chi? La Russa?
«Io non faccio nomi. Constato che l’atteggiamento è surreale: ci sarà qualcosa dietro».
Nessuno dei suoi uomini è entrato in giunta. Nessuno ha avuto finora incarichi di sottogoverno.
«Schifani ha scelto un’assessora tecnica per la Sanità. Mi ha chiamato e mi ha detto: “Questo è il tuo nome, candidala”. Non funziona così».
Quindi ha rotto.
«Io? Tutt’ altro. Io non voglio che si rompa».
Non si era notato.
«Martedì mattina ho tentato una mediazione. Mi hanno detto no».
Su cosa?
«Non mi hanno nemmeno invitato alla riunione del gruppo».
Va bene, ma ora come si ricuce?
«Io sono disponibile a tornare indietro e fare un gruppo unico. Mi diano un segnale».
Vuole già rimettere mano alla giunta faticosamente nata a 52 giorni dal voto?
«Intanto parliamo. Troveremo una soluzione. Ma la mia non è una sfida. Sono loro che mi fanno la guerra».
Ne ha parlato con Silvio Berlusconi?
«Ogni giorno. È molto dispiaciuto. Gli ho chiesto di convocare me e Schifani. Vorrei avere un confronto in cui Renato mi dica qual è il problema».
(da la Repubblica)
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