MODELLO TEDESCO PROPORZIONALE CON SBARRAMENTO AL 5%: C’E’ L’ACCORDO, IPOTESI ELEZIONI IL 22 OTTOBRE
L’INTESA TRA PD E FORZA ITALIA MESSA PER ISCRITTO, LA LEGA SI ADEGUA, IL M5S NON SI OPPONE A PRIORI… MA SULLA DATA L’ULTIMA PAROLA SPETTA A MATTARELLA
C’è un luogo in cui la “grande trattativa” sulla legge elettorale rischia di arenarsi. Quel luogo si chiama calendario. Di qui a settembre.
Un calendario che, da qualche giorno, è oggetto delle riflessioni — preoccupate – sul Colle più alto. Ed è per questo che, ufficialmente, Matteo Renzi non ha ancora detto una parola a favore di quel “modello tedesco” su cui l’accordo con Silvio Berlusconi è pressochè chiuso.
Anzi, la posizione pubblica del Pd è ancora il Rosatellum, una legge iper-maggioritaria, e non il famoso proporzionale alla tedesca.
E allora, andiamo con ordine.
L’accordo con Silvio Berlusconi, racconta più di una fonte autorevole, non solo è stato siglato. Ma, come tutti gli accordi che si rispettino, è stato anche messo nero su bianco.
Prevede una legge elettorale tedesca, con sbarramento al cinque, su cui gli sherpa sono a lavoro per limare i dettagli, a partire dalla dimensione dei collegi che Forza Italia vorrebbe “piccoli” e il Pd più grandi.
E prevede, nell’ambito dello scambio che darebbe il via libera al voto anticipato, anche tre ipotesi di date in cui andare al voto: il 24 settembre, il primo ottobre, l’8 ottobre.
Su questo schema nelle ultime ore, più ambasciatori hanno provato a sondare il Quirinale, a partire da Gianni Letta, tra i più attivi fautori di questa operazione che, evidentemente, ha come sbocco un governo di larghe intese.
Ma soprattutto, hanno sondato il Quirinale gli ambasciatori di Renzi. Perchè un “patto” con Berlusconi è oneroso da reggere.
Nell’opinione pubblica è già diventato “l’Inciucio” che anticipa un governo dell’inciucio, anche se attorno alla proposta si realizzasse un’ampia condivisone, dalla Lega (ora favorevole) ai Cinque stelle (possibilisti).
I titoli sono e saranno sul nuovo Nazareno: “Noi — dice un renziano — siamo pronti ad andare avanti però deve essere certo a quel punto che si vota in autunno, prima della manovra e prima delle elezioni siciliane di novembre”
Ed è proprio attorno al calendario che è in atto un dialogo discreto col Quirinale. Perchè i tempi sono stretti davvero. Per votare a fine settembre, lo stesso giorno della Germania, le Camere andrebbero sciolte due mesi prima, a fine luglio, il che significa che per quella data la legge elettorale andrebbe approvata in via definitiva nei due rami del Parlamento.
Le liste elettorali andrebbero presentate entro Ferragosto, un unicum assoluto nella storia repubblicana, con le Corti d’Appello praticamente chiuse per ferie.
E comizi convocati quando mezza Italia è ancora sulle spiagge. Un calendario reso ancor più complicato dalla questione della applicabilità della legge elettorale.
Approvata la legge, come noto, vanno definiti i collegi prima di sciogliere le camere, compito che spetta al Viminale attraverso un decreto e dopo il lavoro dei suoi uffici.
Qualche frettoloso sherpa dell’ex premier ha suggerito, per scavalcare questo passaggio, di inserire i nuovi collegi già nella legge, ma appare un percorso complicato perchè il Parlamento non può sostituirsi agli uffici statistici del Viminale.
Tutti problemi che, al Colle, hanno ben presente nell’ambito di questa singolare via burocratica (più che politica al voto). Per la serie: approvo la legge solo se mi garantisci che sciogli.
Una fonte che ha consuetudine col Colle, così sintetizza: “Mattarella ha sempre auspicato una legge elettorale per andare al voto in modo ordinato. Dunque, se gli fai vedere che c’è una legge, valuterà in che modi e in che tempi sciogliere, ma certo non gli puoi chiedere di impegnarsi sullo scioglimento, per far sì che ci sia una legge”.
Fedele al motto che quando lavora il Parlamento il presidente tace, il capo dello Stato aspetta l’esito di questo lavoro del Parlamento: i suoi tempi e i suoi risultati.
È però evidente che il calendario suscita qualche preoccupazione sul primo scioglimento dell’era Mattarella.
In serata la nuova data che circola nei Palazzi che contano è il 22 ottobre, che eviterebbe di assistere ai comizi sotto l’ombrellone.
Il capo dello Stato sta facendo le sue valutazioni sull’impatto politico del voto in autunno. Perchè è evidente che il 24 settembre renderebbe possibile l’esercizio provvisorio. Mentre la nuova data consentirebbe al governo uscente di presentare una legge di stabilità entro il 15 ottobre.
E non è un dettaglio, in un paese col nostro debito pubblico. E al nuovo di recepirla o cambiarla.
Ammesso che possa nascere un governo di coalizione sostenuto da una maggioranza chiara. Certo, se si dovesse manifestare una ampia condivisione su una legge tedesca, non resterebbe che prenderne atto auspicando altrettanto ampia condivisione quando ad autunno i mercati inizieranno a ballare.
(da “Huffingtonpost”)
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