MONTI NON CREDE AL VOTO ANTICIPATO E LANCIA LA FASE 2 DEL SUO GOVERNO
IL PREMIER IGNORA LE TENSIONI NELLA MAGGIORANZA E PROVA A RILANCIARE LA SUA AZIONE
Le manovre nei partiti per votare a novembre lasciano Monti piuttosto freddo, nonostante l’afa. Freddo, e scettico.
In casi del genere che farebbe un presidente del Consiglio di rientro a Roma, se fosse realmente preoccupato per la tenuta della sua compagine?
Come prima cosa si attaccherebbe al telefono e si informerebbe con i leader della maggioranza; cercherebbe di capire che cosa c’è di vero nel mare di chiacchiere.
Ebbene: non risulta che Monti abbia preso contatto con «A-B-C», nè che intenda farlo.
Bersani e Casini si stanno godendo gli ultimi scampoli di vacanza, il loro smartphone ieri è rimasto muto.
Nel caso di Alfano, invece, una chiamata da Palazzo Chigi avrebbe raggiunto il segretario del Pdl in Sardegna, dove Angelino è ospite del Cavaliere.
I due stanno decidendo le mosse future, dunque mai telefonata del premier sarebbe potuta arrivare più tempestiva.
Magari Monti ne avrebbe potuto profittare anche per chiedere conto a Berlusconi dell’ultimo attacco sul «Giornale» di famiglia, che gli ha rimproverato di spendere ben 10mila euro di affitto a settimana per la casa in Engadina laddove sono 12 mila 500 spalmati in un arco di quattro mesi, precisa la presidenza del Consiglio…
Niente chiarimento, silenzioso anche il centralino di Villa La Certosa.
La verità , raccontano personaggi vicini al Prof, è che ogni colloquio sarebbe superfluo.
L’ultima volta che parlò coi tre segretari, alla vigilia delle vacanze, Monti ne ricevette suggerimenti fattivi su come rilanciare la crescita (in particolare da Bersani) e su come tagliare lo stock del debito pubblico (incontro con Alfano, presente il ministro dell’Economia Grilli).
Il Consiglio dei ministri di stamattina si muoverà esattamente nel solco di quelle indicazioni.
Sarà uno scambio di idee con i ministri per definire l’agenda di qui allo scadere della legislatura. Verranno dibattute misure a sostegno delle attività economiche perchè questo reclamano i mercati, di rigore ce n’è già stato abbastanza.
E nelle prossime settimane si concentrerà l’attenzione sulla vendita di cespiti patrimoniali… Ovviamente Monti è al corrente di quanto bolle in pentola, specie sulla riforma elettorale.
Senza bisogno di inseguire i retroscena, gli è bastato metter piede domenica a Rimini, sede del Meeting ciellino e cassa di risonanza di tutte le trame agostane.
Sa che forte resta in alcuni ambienti la tentazione di cambiare in fretta il «Porcellum» con l’obiettivo di chiudere la legislatura in autunno.
Però Monti non ci vede necessariamente una trappola.
Al suo entourage sfugge questo presunto automatismo per cui, una volta varata la nuova legge elettorale, l’Italia dovrebbe precipitarsi immediatamente alle urne.
E perfino se così fosse, l’umore generale del Prof non sembra di chi vuole battersi per resistere a cavallo un paio di mesi in più; qualora i leader volessero congedare lui e i suoi «tecnici», non avrebbero che da dirlo.
A maggior ragione se fosse il Presidente della Repubblica a giudicare conclusa la parabola del governo…
Monti, confermano dalle sue parti, pende letteralmente dalle labbra di Napolitano.
Tuttavia anche in questo caso non risulta che il Capo dello Stato voglia precorrere i tempi. Perlomeno a Palazzo Chigi non ne hanno fin qui sentore, semmai l’esatto rovescio: le ultime dal Colle raccontano di una legislatura che si concluderà a marzo 2013, come da copione.
Ugo Magri
(da “La Stampa”)
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