NEL PD LE PRIMARIE POTREBBERO TENERSI NON PRIMA DI MARZO-APRILE
BONACCINI SPONSORIZZATO DA RENZI E INVISO A CHI VUOLE RICOSTITUIRE IL CAMPO LARGO CON IL M5S… FRANCESCHINI CERCA CANDIDATI DIVERSI,, MA L’UNICO ALTRO NOME È ELLY SCHLEIN
Stefano Bonaccini scalpita, cerca di accelerare sul congresso, ma rischia di rimanere deluso perché alla fine le primarie potrebbero tenersi non prima di marzo-aprile, e non a gennaio-febbraio come sperava il presidente dell’Emilia Romagna.
Bonaccini su Facebook rilancia, criticando la scelta di mettere in discussione nome e simbolo e proponendo piuttosto un radicale cambio di classe dirigente («Va rinnovata nella sostanza, non per slogan»), qualcosa che ricorda un po’ la “rottamazione”.
Il tema del ricambio generazionale, peraltro, attraversa trasversalmente il partito e complica il congresso. Di sicuro anche il capodelegazione a Bruxelles Brando Benifei chiede un rinnovamento della «prima fila, perché non possono essere i protagonisti degli ultimi dieci anni a spiegarci come rifare il Pd». Senza contare il “partito dei sindaci” che da giorni chiede spazio e che Bonaccini infatti chiede di valorizzare.
Il fatto è che la «costituente» è stata chiesta a gran voce da Articolo 1, «se sarà un percorso costituente serio noi ci saremo», ha detto Roberto Speranza. Ma anche tanti esponenti Pd, a cominciare da Andrea Orlando, chiedono di aprire le porte a chi non è nel partito. Un percorso del genere però allunga i tempi e Bonaccini però avverte: «Se ci mettiamo a discutere non di possibili soluzioni ai problemi, ma di nomi, simboli, alleanze e costituenti non ci capirà nessuno». I tempi sono importanti.
La sinistra Pd e Articolo 1 non vogliono Bonaccini segretario e anche Dario Franceschini cerca candidati diversi.
Ma allo stato l’unico altro nome forte è Elly Schlein, che però non convince tutta la sinistra: non tutti apprezzano l’idea del ricambio generazionale. Senza contare che in questo momento non ha nemmeno la tessera Pd. Serve più tempo, insomma, per organizzare le altre candidature.
Ma serve più tempo anche per decidere cosa deve essere il Pd. Dice Federico Fornaro di Articolo 1: «Non può essere il congresso del Pd, deve essere una vera costituente». Non è un caso che tra i dem siano in molti quelli che brontolano di fronte all’idea di aprire il congresso Pd agli esterni già dalle prime fasi. «La linea non può essere dobbiamo scioglierci tutti», dice un dirigente dem.
«Non prendo lezioni da chi mi dice che Conte è progressista». Orlando, intanto, dice «da dove partire nella discussione per rinnovare il Pd». Il ministro elenca una serie di punti, dall’aumento dei “lavoratori poveri” alla crescita del divario salariale tra uomini e donne. Ma va già al vero nodo: «Il progetto del Pd, a mio avviso, è fallito – dice Cesare Damiano -. Se vogliamo andare oltre dobbiamo avere il coraggio di scelte radicali». Al contrario, Enrico Borghi, della segretaria e vicino a Letta, dice che «bisogna cambiare politica, non nome, come hanno fatto i socialisti spagnoli, la Spd e il Partito laburista britannico».
(da la Stampa)
Leave a Reply