NEL PDL ORA E’ PANICO DA SORPASSO, BERLUSCONI DICHIARA GUERRA ANCHE A GRILLO, MA STA PERDENDO ANCHE LA LOMBARDIA
IL CAVALIERE EVOCA “I BROGLI DEL 2006” MA PISANU LO GELA: “FANDONIE DI UN BUGIARDO INCALLITO E ALTERATO”… DATE PER PERSE CAMPANIA E LAZIO, IN BILICO LA SICILIA E AMBROSOLI HA RAGGIUNTO MARONI
Adesso è panico da sorpasso. Gli dà del «fenomeno da baraccone», del «cattivissimo nell’intimo», perfino del «pericolo per la democrazia», in ultimo del capo di «una banda di scatenati che balcanizzerà il Parlamento».
Ma se Silvio Berlusconi alza ancor più il tiro contro il leader del M5s è perchè sul Pdl aleggia da 24 ore lo spettro di un clamoroso testacoda proprio a beneficio di Beppe Grillo.
«È lì a un’incollatura e se quello continua a crescere è una rovina» confida più di un dirigente dal quartier generale di via dell’Umiltà .
Chi è rimasto fuori o sa di non potercela fare si prepara già alla resa dei conti dal 26 febbraio. «Li abbiamo raggiunti, anzi superati » è l’annuncio del Cavaliere per galvanizzare il migliaio e passa che affolla la Fiera di Milano, ad apertura delle ormai consuete due ore di comizio, sempre più in stile Fidel Castro.
La realtà degli ultimi report e sondaggi sulle regioni chiave alimenta sospetti e paure, nel dietro le quinte delle kermesse.
Occhio alle battaglie regionali per il Senato.
La Campania del «disimpegnato» Nicola Cosentino, viene data per persa.
Stesso discorso per il Lazio, dove l’emorragia di ex An peserebbe più del previsto.
A sorpresa, diventa in bilico la Sicilia in cui tutti i dirigenti locali del Grande Sud hanno lasciato Miccichè per sposare la lista del governatore Crocetta.
Mentre il vantaggio di Maroni in Lombardia si sarebbe assottigliato fin quasi ad azzerarsi nell’ultima settimana.
E in tutte le piazze chiave, l’esodo di indecisi e scontenti si registra a beneficio di Grillo e della sua lista.
«Non ho paura di lui, non va in tv perchè affiorerebbe la sua cattiveria: affidargli lo Stato sarebbe come dare un computer a un bambino di tre anni» lo attacca Berlusconi da ogni tribuna. E i toni del suo rush finale si impenneranno fino alla puntata finale di venerdì da Napoli.
La giornata di ieri si apre con breve passaggio al San Raffaele per una congiuntivite emorragica, come rivela lo stesso leader Pdl giustificando il ritardo a Monza.
Al comizio serale invece un contestatore isolato viene allontanato e minacciato dai militanti. «È il solito juventino», apostrofa il leader dal microfono, prima di sdrammatizzare: «Guarda che ti scateno contro la Santanchè e la Ravetto».
Finchè non scoppia il parapiglia anche tra gli stessi supporter berlusconiani.
È il comizio che segnerà anche la pace fatta tra il capo e Maroni dopo dieci ore di gelo.
In mattinata Berlusconi dalla Confindustria di Monza aveva avvertito: «Se la Lega ci crea problemi al governo, possiamo sempre far cadere la giunta delle tre regioni» dove governano. Minaccia non nuova, ma capace di far saltare il tavolo alla vigilia della decisiva sfida lombarda. Alle 18.30 i due si abbracceranno sul palco della Fiera di Milano, per la prima e unica uscita insieme. «Il mio presidente preferito e non solo del Milan» dice Maroni.
E Berlusconi: «La Lega sarà un solido e leale alleato».
Poi il Cavaliere torna alla carica contro «il centrino di Monti, ormai sotto il 10 per cento, se noi cialtroni, loro dilettanti al governo ».
Ma quando invita i suoi a «non farsi infinocchiare come nel 2006», rievocando «i brogli della sinistra» e quella notte in cui «Pisanu mi raggiunse con champagne per brindare alla vittoria» poi dileguata, deve incassare la pesante replica del presidente dell’Antimafia: «Solo un bugiardo, incallito e alterato può dire tali fandonie sulla notte degli scrutini del 2006. Tutto si svolse con assoluta regolarità come stabilirono le commissioni elettorali».
Anzi, l’ex capo del Vininale rincara e lo mette in guardia: «Quella notte e nei giorni successivi, il ministro dell’Interno fece fino in fondo il suo dovere per evitare che i risultati fossero messi in discussione. Se Berlusconi vuole che gli rinfreschi la memoria sono pronto a farlo».
Carmelo Lopapa
(da “La Repuibblica”)
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