NIKKI FERMA LA CORSA E NON SI SCHIERA PER ESSERE DECISIVA: CHE FARÀ NIKKI HALEY DOPO IL RITIRO DALLE PRIMARIE REPUBBLICANE? E SOPRATTUTTO, I SUOI ELETTORI CHI SCEGLIERANNO TRA BIDEN E TRUMP?
BIDEN SPERA DI RACCOGLIERE I VOTI DEI REPUBBLICANI NON ESTREMISTI, CHE ODIANO IL TYCOON… TRUMP SENZA I VOTI DEGLI INDIPENDENTI E DEI MODERATI DI HALEY, RISCHIA DI VINCERE LE PRIMARIE, MA PERDERE LE ELEZIONI
Nikki Haley abbandona le primarie del suo partito, lasciando campo libero a Donald Trump. Ma non dice addio alle ambizioni. Certo, le due modeste vittorie alle primarie repubblicane, quella della settimana scorsa a Washington Dc e ieri in Vermont (comunque prima donna repubblicana a raggiungere un tale obiettivo), non bastano.
E dunque la 52enne figlia di immigrati indiani Nimrata “Nikki” Randhawa coniugata Haley (il marito è maggiore della Guardia Nazionale in Africa che Trump ha insinuato più volte lei abbia tradito) ex governatrice della Carolina del Sud e ambasciatrice all’Onu, lascia la gara iniziata il 15 febbraio 2023 quando era stata la prima a lanciare la sfida: «Serve un nuovo tipo di leadership e quel nuovo sono io».
È l’ultima a cedere, nonostante i 16 milioni di dollari ancora in cassa. Getta la spugna pressata pure dai donatori, il potente petroliere David Koch in testa, che dopo la sconfitta nel suo stato, la Carolina del Sud, aveva annunciato che la sua potente organizzazione, American for Prosperity Action non le avrebbe più dato un soldo.
Solo il 21% degli elettori di Haley si è detto pronto a votare «un altro repubblicano». Un incubo per Trump che senza i voti degli indipendenti e dei moderati di Haley rischia di vincere le primarie ma perdere le elezioni.
Haley si lascia dunque tutte le porte aperte: ben sapendo che un affidabile sondaggio di Quinnipiac University le dà più possibilità di battere Biden – che lei distacca di ben 16 punti – di quante ne abbia Trump fermo su una forchetta fra il 4 e il 5%. Secondo qualche analista potrebbe addirittura scegliere di correre da indipendente.
Ben sapendo che una scelta del genere rischia però di farne una paria del partito, come già accaduto all’ex numero tre del Gop, Liz Cheney, defenestrata per aver attaccato il tycoon.
Vendicativo com’è verso chiunque gli faccia uno sgarbo, difficilmente le offrirà la vicepresidenza, che in altri contesti sarebbe la scelta più logica. L’ipotesi è dunque che resti a guardare, per poi dare il suo endorsement a Trump prima di novembre “per il bene del partito”, per poi poter dire, in caso di sconfitta “ve lo avevo detto”.
Pronta a prendere le redini dell’Elefante nel 2028.
(da agenzie)
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