NON SOLO SICILIA, ANCHE SARDEGNA SENZ’ACQUA
DA SASSARI A PORTO TORRES, DAI RUBINETTI SCORRE LIQUIDO GIALLO
Dalla Sicilia, rimasta senz’acqua da Agrigento a Messina, è piena emergenza anche nel nord della Sardegna, dove dai rubinetti esce un liquido giallo e imbevibile.
La situazione — denuncia La Nuova Sardegna – è disastrosa.
Da Sassari a Porto Torres, a Caselsardo, da Olbia ad Arzachena e Golfo Aranci dai rubinetti esce un liquido sempre più ambrato, un colore che dichiara da solo la sua non potabilità .
E infatti fioccano le ordinanze dei sindaci che vietano l’utilizzo dell’acqua a fini alimentari.
Divieti che si aggiungono alle chiusure notturne degli acquedotti per risparmiare acqua. Perchè all’origine di tutto ci sono i bacini ormai vuoti, una situazione che potrà essere risolta solo dall’arrivo delle piogge che al momento, a sentire le previsioni meteo, è solo una pia illusione.
La Regione Sardegna cerca in qualche modo di correre ai ripari.
Domani si terrà a Cagliari un vertice convocato dall’assessore regionale ai lavori pubblici Paolo Maninchedda per fronteggiare i problemi più urgenti. “Abbanoa prepara un piano straordinario, ma intanto bisogna accelerare gli appalti per 80 milioni di euro. Che non risolveranno nell’immediato il problema della sete del nord Sardegna”, scrive ancora il quotidiano locale.
Nessun sollievo in Sicilia, alle prese da almeno due settimane con l’emergenza idrica.
A Messina sono state messe in campo 34 autobotti per garantire la fornitura d’acqua alla popolazione, in seguito alla frana verificatosi nel comune di Calatabiano che ha danneggiato l’acquedotto Fiumefreddo.
Soltanto ieri sono stati distribuiti 930 metri cubi di acqua, compresi ospedali ed edifici pubblici. Ma la situazione resta drammatica.
Come scrive Repubblica Palermo:
A Messina da due settimane i quattrocento pazienti dell’ospedale Papardo mangiano solo panini. A Niscemi quattro mamme si sono presentate dai carabinieri perchè da due settimane senz’acqua e costrette a lavare i bambini con la minerale. A Caltanissetta il sindaco ha vietato l’uso dell’acqua per scopi alimentari mentre a Campobello di Licata da giorni ci sono le autobotti in piazza […].
Sono istantanee della grande crisi idrica della Sicilia, con intere città tornate agli anni Cinquanta e altre che da quel periodo non si sono mai discostate. Un’Isola dalle reti colabrodo, senza veri investimenti per decenni, con un siciliano su quattro che non ha un regolare approvvigionamento nella propria abitazione, contro gli otto su cento del resto d’Italia.
Secondo l’Istat, il 20 per cento dell’acqua che viene prelevata per uso potabile deve essere trattata perchè non buona. E il 49 per cento si perde nelle reti bucate.
I disagi più gravi si registrano negli ospedali. “Abbiamo chiuso la mensa – dice a Repubblica il manager dell’azienda Papardo, Michele Vullo – e serviamo ai pazienti solo panini. La situazione è difficile, e non vediamo ancora via d’uscita. Io stesso sto andando a farmi la doccia a casa di amici, perchè in casa mia non arriva acqua da giorni”.
Dalla Sicilia alla Sardegna, scene che si ripetono.
A Caltanissetta il sindaco Giovanni Ruvolo ha vietato l’uso potabile dell’acqua perchè torbida e oggi nella piazza Mercato stazionerà un’autobotte per rifornire i cittadini di acqua utilizzabile anche per usi alimentari: “La Sicilia cade a pezzi – denuncia il sindaco – e siamo costretti a vivere in un inaccettabile stato di perenne emergenza”.
(da “Huffingtonpost“)
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