NOVITA’ A SINISTRA: DALL’ABBRACCIO EUROPEISTA TRA BONINO E PISAPIA NASCE LA “LISTA SPINELLI”
DOPO LA DUE GIORNI DI ROMA SI ALZA UNA “TENDA COMUNE”
Gli Stati Uniti d’Europa sono la stella polare, il sogno da realizzare. Le elezioni di marzo, l’appuntamento da non mancare, un passaggio cruciale per chi intende portare dentro le istituzioni rappresentative, le istanze federaliste, le battaglie, e leggi, di civiltà che hanno il nome di Ius soli, del fine vita, di nuovi diritti sociali e di cittadinanza, dell’antiproibizionismo.
Chiamatela “lista di scopo” o, ancor meglio, “Lista Spinelli”, in onore di colui che ha incarnato lo spirito europeista, il “sognatore” che, in tempi lontani ma quanto mai attuali, aveva affermato che “l’Europa non si costruisce per destino, ma perchè la vogliamo”.
La due giorni dell’Ergife sull’Europa che si vorrebbe ma che non c’è, non doveva chiudersi con la sottoscrizione di un patto elettorale, tuttavia per le personalità presenti, per una visione condivisa, per impegni assunti su temi strategici, non è una forzatura retroscenista affermare che una “tenda comune” è stata alzata a Roma.
Spetterà al Congresso dei Radicali italiani, apertosi nel pomeriggio sempre all’Ergife, decidere se e come essere presenti alle elezioni di primavera 2018, ed Emma Bonino annuncia “sorprese” e rimanda alle conclusioni delle assise, l’1 novembre, ma certo è che l’intervento impegnato di Giuliano Pisapia, la video-benedizione di Romano Prodi, così come la partecipazione ai lavori do Enrico Letta, danno la cifra di una direzione di marcia comune, oltre il Pd ma non contro il partito di Matteo Renzi.
L’Europa come necessità , una “barca disastrata, ma guai ad abbandonarla in tempi di sovranismi nazionalisti”, avverte, tra gli applausi, Emma Bonino nel suo intervento conclusivo.
L’Europa come necessità vitale, da costruire fuori e dentro gli Stati che la compongono. Una Europa solidale, inclusiva, che faccia del Mediterraneo il suo nuovo baricentro geopolitico.
Lo riafferma con forza Romano Prodi nel suo vide-intervento: quello dell’ex premier, il padre dell’Ulivo, è molto più di un saluto formale o una lezione di geopolitica: i suoi sono elementi di un programma politico (ed elettorale) che non risparmia critiche verso la politica estera dell’Italia, “poco asseverativa”, rimarca il Professore, in particolare sulla Libia dove invece di puntare su un uomo, il premier al-Serraj, l’Italia avrebbe fatto meglio a facilitare un negoziato che mettesse assieme, dice Prodi, “le varie tribù” libiche.
“Lo scontro oggi è tra sovranismo e democrazia”, avverte Pisapia indicando alcuni punti programmatici su cui provare a stringere una intesa: l’Europa dei cittadini, annota il leader di Campo Progressista, “è quella che fa eleggere ai cittadini il presidente del Parlamento europeo”, è l’Europa che dà “più potere all’Europarlamento rispetto alla Commissione europea”; è una Europa che “dia risorse e poteri d’intervento ad una Commissione sull’occupazione”.
E già oggi, sottolinea ancora Pisapia, per quanto deficitaria, l’Europa, con la sua Corte di Giustizia, ha fatto sì che in Italia venisse finalmente istituito il reato di tortura, e grazie alle istanze di giustizia europee che si è fatta luce sulla “democrazia assassinata” a Bolzaneto, nei giorni del G8.
Parlare di Europa non è parlare d’altro rispetto alla scadenza elettorale, al contrario è definire una visione, articolare un programma, sapendo che nessuna delle grandi questioni del nostro tempo, dall’immigrazione alla lotta al terrorismo, dalla battaglia sul clima a quella per la crescita, possono avere soluzione fuori da una Europa rafforzata nelle sue istituzioni sovranazionali.
Una Europa politica, nel senso più alto e nobile del termine. Lo argomenta con la consueta passione Emma Bonino.
“L’Europa che non c’è — afferma l’ex ministra degli Esteri — è il frutto della politica degli Stati membri”, e se c’è una istituzione contro cui battersi è il “Consiglio europeo”, il luogo dei veti incrociati, il regno dei “frenatori”.
L’Europa patria comune da contrapporre all’Europa delle patrie, piccole grandi, vecchie e nuove. C’è un mondo, in Italia, che ha compreso il senso di questa sfida epocale: il mondo dei federalisti, dell’associazionismo laico e cattolico, delle ong e associazioni umanitarie, una società civile organizzata che ha sperimentato nella campagna “Ero straniero-L’Umanità che fa bene”, l’importanza di un agire comune. Per una legge d’iniziativa popolare ma, chissà , anche per un’avventura” elettorale.
La “lista Spinelli” non è un miraggio.
(da “Huffingtonpost”)
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