NUOVA DENUNCIA DEI RADICALI: “LA MINETTI ELETTA GRAZIE A FIRME FALSE, FORMIGONI COMPLICE”
BERLUSCONI IMPOSE ALL’ULTIMO MOMENTO SIA LA MINETTI CHE IL SUO FISIOTERAPISTA PURICELLI E SI DOVETTERO RACCOGLIERE DI CORSA DI NUOVO LE FIRME DI AUTENTICAZIONE DELLA LISTA FORMIGONI… COL RISULTATO CHE CIRCA 500 SAREBBERO STATE FALSIFICATE: SU QUESTE LA PROCURA STA INDAGANDO
Firme false per far entrare Nicole Minetti, l’ex igienista dentale preferita da Silvio Berlusconi, che fu imposta dal premier nel listino che sosteneva il governatore lombardo alle ultime elezioni regionali.
La nuova denuncia dei Radicali, che hanno consegnato altri documenti al procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo, che sta indagando per falso materiale e ideologico su circa cinquecento firme a sostegno della lista di Formigoni, irrompe nel pieno della vicenda Ruby e scuote il consiglio regionale della Lombardia.
Nicole Minetti, infatti, è indagata nelle inchieste sulle feste di Berlusconi ad Arcore per violazione della legge Merlin sulla prostituzione e per aver indotto a prostituirsi la giovane marocchina Ruby.
Furono, però, Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e Roberto Formigoni a decidere di far correre la Minetti in un vertice che si tenne sempre a villa San Martino.
Il premier impose di mettere l’ex igienista dentale e il suo fisioterapista di fiducia, Giorgio Puricelli ai primi posti del listino per garantire a entrambi l’elezione.
I candidati della Lega scivolarono nei secondi otto e di fatti non furono eletti.
Ma soprattutto si dovettero raccogliere di nuovo e in tutta fretta, le firme a sostegno della lista Per la Lombardia.
Dato che il giorno dopo, sabato 28 febbraio, scadeva il termine per la consegna all’ufficio elettorale presso la Corte d’Appello di Milano.
La lista, infatti, fu prima esclusa e poi riammessa dal Tar.
«Anche le firme per la Minetti furono raccolte con modalità illegali – denuncia il radicale Marco Cappato – Noi vogliamo che si indaghi non solo sugli autenticatori delle firme, ma anche sulla catena di comando che ha gestito la vicenda».
Il Pd lombardo chiede a gran voce le dimissioni della Minetti dal consiglio regionale.
Anche la Lega le consiglia di farsi da parte.
Lo scontro è stato durissimo durante l’ultima seduta. «Farebbe bene a fare un passo indietro evitando che questa delicata situazione tocchi anche un luogo delle istituzioni come il consiglio regionale della Lombardia – spiega, invece, il segretario regionale Maurizio Martina – . C’è una responsabilità che precede e supera i percorsi giudiziari».
Il presidente del consiglio regionale Davide Boni, esponente leghista, lancia un messaggio: «È una decisione che spetta a lei. Io da uomo di partito toglierei dall’imbarazzo il mio partito».
Il leader dell’Udc Savino Pezzotta attacca anche Formigoni: «Ci sono momenti in cui anche in caso di innocenza in politica deve prevalere il buon senso che chiede di fare un passo indietro. Questo vale anche per Berlusconi. Formigoni non può far finta che questa vicenda stia capitando a un signore qualunque. È il presidente del Consiglio. Questo cambia i termini della questione».
Ma il Pdl lombardo per ora resiste.
Il coordinatore regionale Guido Podestà si limita a precisare: «La data di accettazione delle candidature è il 19 febbraio. Il listino era da considerarsi già chiuso e le indiscrezioni pubblicate dopo dai giornali sono destituite di fondamento».
Ma chi c’era quella notte nella sede del Pdl di viale Monza sa che non è andata così.
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