OGGI SONO DUE ANNI CHE ROMA E’ SENZA CARRO ATTREZZI: SOSTA SELVAGGIA RINGRAZIA
RIMOZIONI CROLLATE DEL 60% IN UN ANNO, LA CAPITALE NON HA PIU’ UN SERVIZIO PUBBLICO DI INTERVENTO
Il 3 novembre 2017 Roma festeggia un compleanno speciale, uno di quelli che poche città possono permettersi di celebrare, un unicum che rende la Capitale ancora più caratteristica tra le metropoli di tutto il mondo.
Giovedì sono due anni esatti senza carri attrezzi e senza ganasce.
Era infatti il 3 novembre 2015 il giorno in cui l’ex comandante dei vigili urbani, Raffaele Clemente decise di ritirare la commessa pubblica del servizio al Consorzio Trasporto Lazio che si occupava da anni della rimozione delle auto parcheggiate in sosta selvaggia perchè, in base a quanto comunicato all’epoca dal comando, due consorziate aggiudicatarie erano risultate “dall’Agenzia delle entrate responsabili di violazioni fiscali”.
Da allora a portare via le macchine ferme in doppia fila, sulle strisce pedonali, nei parcheggi dei disabili, alle fermate degli autobus e così via, in un excursus di inciviltà che a Roma sembra non avere fine, è Italsoccorso, azienda attiva nel settore dei soccorsi stradali che si occupa delle rimozioni per la Prefettura utilizzando i carri attrezzi dei depositi giudiziari indicati all’interno degli appositi elenchi.
Peccato che, dato il numero esiguo di veicoli, questi vengano chiamati solo in casi eccezionali, quando un’auto blocca il traffico o nei periodi in cui si attuano apposite “campagne” contro i parcheggi selvaggi.
Normalmente invece se ne fa a meno, limitandosi alle semplici multe o facendo finta di non vedere le centinaia di auto che ogni giorno contribuiscono a rendere invivibile il traffico della Capitale.
Avrebbe dovuto essere una misura da applicare “in via provvisoria” e invece tra stasi, scandali, burocrazia e cambi di amministrazione “il provvisorio” è arrivato a spegnere la seconda candelina, nonostante le due giunte che si sono susseguite al Campidoglio negli ultimi due anni abbiano promesso, entrambe, soluzioni (in tempi brevi) finora mai attuate.
Dal punto di vista urbano il risultato di quanto sta accadendo è sotto gli occhi di tutti. Dalla Tiburtina a via Catania, passando per il Lungotevere Mellini, per i sottopassi vicini a piazza della Libertà o per via Cola di Rienzo, non c’è strada di Roma che non sia caratterizzata da una sosta selvaggia divenuta ormai simbolo della città tanto quanto il Colosseo o la carbonara, in barba a chiunque osi riferirsi a civiltà o senso civico.
A parlare però, sono anche i dati.
Sebbene i costi (sempre a carico dei trasgressori) siano rimasti sostanzialmente gli stessi, i numeri delle rimozioni hanno subito una vera e propria caduta verticale: 25mila in totale nel 2015, poco più di 10mila nel 2016.
Un crollo del 60% in un solo anno.
Come da tradizione, arriva il capitolo promesse. Nel mese di febbraio, il presidente della commissione Mobilità , Enrico Stefano, aveva annunciato che il servizio rimozioni sarebbe passato in capo ad Atac “con un processo burocratico che dovrebbe concludersi a inizio 2018”.
Nel 2019 sarebbe stata indetta una nuova gara.
Due mesi dopo, era aprile, fu l’assessore ai Trasporti Linda Meleo a promettere che l’appalto sarebbe stato “internalizzato in Atac” entro la fine del mese di ottobre. Scadenza arrivata, ma del piano nemmeno l’ombra.
A rigor di cronaca occorre sottolineare che il progetto non è nemmeno di matrice grillina. Se ne iniziò a parlare nell’aprile del 2016 (Giunta Marino dunque) nel corso di una serie di incontri tra Atac, Comune e Agenzia per la mobilità durante le quali si prospettò l’ipotesi, rimasta tale, di far gestire il servizio al Campidoglio, attraverso la sua municipalizzata, che si sarebbe occupata del sistema ganasce, delle rimozioni, fornendo anche i depositi, attualmente quasi tutti situati oltre il Raccordo.
A complicare le cose nel frattempo, oltre ai problemi di statuto, contratti ecc. è intervenuto anche l’ormai celeberrimo concordato preventivo di Atac attualmente al vaglio del Tribunale fallimentare, che ha sostanzialmente bloccato il progetto.
Almeno fino all’approvazione definitiva del piano industriale, che il Comune però deve ancora presentare (termine 27 novembre), e il successivo ok dei creditori, la partecipata capitolina potrà occuparsi solo ed esclusivamente delle “attività ordinarie”, cercando di tirare avanti la baracca in attesa del tanto agognato rilancio.
Insomma i tempi sono lunghi e l’internalizzazione dei “carri attrezzi” sembra essere l’ultima cosa di cui i vertici dell’azienda intendono preoccuparsi in un momento critico come questo.
Tutto da rifare dunque, forse tramite un nuovo bando o forse attraverso qualche altra via che sarà studiata nel corso dei prossimi mesi. Nel frattempo, per far rimuovere una macchina che intralcia il traffico si continuerà ad attendere ore, gli incivili saranno sicuri di cavarsela, male che vada, con una semplice contravvenzione, e la sosta selvaggia continuerà ad essere una delle “attrazioni principali” di Roma.
Con buona pace dell’ormai inesistente civiltà .
(da “Business Insider”)
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