OK DEL SENATO AL CANGURO DEL PD: DECADUTI GLI EMENDAMENTI, PASSA L’ART 1 DELLA LEGGE TRUFFA
CLIMA TESO IN SENATO: SI DUBITA PERSINO DELLA ORIGINALITA’ DELLA FIRMA DI COCIANCICH
Al Senato la maggioranza porta a casa le prime due battaglie parlamentari sulle riforme istituzionali. L’Aula ha infatti approvato il cosiddetto “emendamento canguro“, presentato da Roberto Cociancich (Pd), che, oltre ad avere l’effetto di far decadere tutte le altre proposte di modifica all’articolo 1 del disegno di legge, diventa anche il cuore del nuovo articolo 55 della Costituzione.
Approvato, con 172 sì, 108 no e tre astenuti, anche l’articolo 1 del testo di riforma della Costituzione, che ridefinisce le funzioni e la natura della nuova assemblea di Palazzo Madama.
L’articolo segna la fine del Bicameralismo perfetto e ripristina, grazie all’emendamento Cociancich, molte funzioni del Senato, abolite nel passaggio alla Camera.
Fine del bicameralismo perfetto
Sarà la sola Camera (i deputati rimarranno 630) a essere titolare del rapporto di fiducia con il governo e ad esercitare “la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell’operato del governo”.
L’emendamento Pd, che recepisce l’accordo di maggioranza e che ha riscritto tutto l’articolo, prevede che il Senato oltre a fare da raccordo con le “istituzioni territoriali” eserciterà “funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica”.
Il Senato, inoltre, tornerà a “valutare” (rispetto a quanto era stato deciso dalla Camera) le politiche pubbliche e “l’attività delle pubbliche amministrazioni” e verificherà “l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori”. Infine, concorrerà “ad esprimere pareri sulle nomine di competenza del governo nei casi previsti dalla legge e a verificare l’attuazione delle leggi dello Stato”.
Ok all’emendamento che fa cadere gli emendamenti
La proposta di modifica di Cociancich è stato approvato con 177 sì, 57 no e 2 astenuti, a sottolinare la tenuta della maggioranza che sostiene il testo di legge firmato dal ministro Maria Elena Boschi.
Hanno votato contro la proposta (approvata dalla maggioranza), e quindi in dissenso rispetto al gruppo, i senatori Corradino Mineo e Walter Tocci.
Felice Casson si è invece astenuto, ma al senato l’astensione vale voto contrario. Tutto questo mentre è vicino l’esame dell’articolo 2, in particolare alle proposte di modifica al comma 5, per alcune delle quali è previsto il voto segreto, potenzialmente rischioso per la maggioranza.
Voto a rilento, ostruzionismo delle opposizioni
Il voto procede a rilento (il presidente del Pd Matteo Orfini parla di “straordinario ostruzionismo”) soprattutto perchè le opposizioni chiedono a ripetizione al presidente Piero Grasso di convocare la giunta per il regolamento, soprattutto sull’ammissibilità degli emendamenti.
L’ennesimo capitolo, infatti, si è aperto con la presentazione a sorpresa da parte delle opposizioni di un subemendamento che avrebbe modificato l’emendamento Cociancich dopo l’approvazione dell’Aula. Venti senatori, soprattutto della Lega e del Movimento 5 stelle, facendo riferimento al comma 5 dell’articolo 100 del regolamento, hanno presentato una proposta di modifica al cosiddetto “mini canguro”. Ma la richiesta è stata respinta da Grasso (sempre a norma di regolamento), perchè è “preclusa” in quanto un subemendamento avrebbe dovuto essere votato prima. dell’approvazione.
Al netto della comprensibilità dello scontro su commi e cavilli, resta che si sono scatenate le proteste delle minoranze (i più scatenati come al solito grillini e leghisti). “Il Pd ha fatto pressioni indegne sul presidente Grasso — dice il senatore del Carroccio Raffaele Volpi — la riforma costituzionale è materia parlamentare quindi i quattro bambini che sono al governo devono smetterla di minacciare il parlamento agitando lo spauracchio della fiducia. C’è Lotti, presente al Senato dall’inizio dell’Aula che probabilmente segue i nostri lavori dal televisorino per controllare come si comportano i vari parlamentari”.
Leghisti sventolano banconote ai verdiniani
Dai banchi leghisti si è levata una colorita protesta: durante il dibattito sul ddl Boschi, i senatori del Carroccio hanno sventolato banconote rivolgendosi agli scranni su cui siedono i colleghi verdiniani. Immediata la risposta del capogruppo, Lucio Barani: “Contrariamente a quanto volgarmente sostenuto dai senatori della Lega Nord nei miei confronti, io un lavoro ce l’ho ed è anche ben remunerato. Li invito, pertanto, a tenersi ben strette le banconote che hanno sventolato nell’Aula del Senato, perchè in futuro quei soldi serviranno certamente più a loro che a me”.
Ancora più caustica la replica di D’Anna: “Confido che la prossima volta i leghisti possano mostrare al capogruppo Barani carta moneta autentica, magari anche presa in prestito dall’ex tesoriere della Lega Francesco Belisito o dal figlio di Umberto Bossi”.
Forza Italia mette in dubbio la paternità dell’emendamento Cociancich
In Aula, infatti, a rappresentare il governo c’è il sottosegretario a Palazzo Chigi e braccio destro di Matteo Renzi, Luca Lotti.
E anzi, da Forza Italia continuano le accuse secondo le quali l’emendamento Cociancich (poi approvato) sia stato scritto direttamente nella sede della presidenza del Consiglio: “Manca una firma — interviene Maurizio Gasparri — quella del segretario generale della presidenza del Consiglio, Paolo Aquilanti, è lui che ha scritto l’emendamento. Il senatore Cociancich è incolpevole”.
Per oltre un’ora l’Aula ha discusso per l’appunto della paternità (o meno) dell’emendamento Cociancich tanto che Roberto Calderoli ha chiesto la verifica sulla firma autografa citando anche l’eventualità di un possibile “falso in atto pubblico”. Grasso ha tuttavia spiegato che la prassi prevede che “fino a prova contraria, tutte le firme apposte sugli emendamenti si considerano autentiche fino a quando non ci sia qualcuno che disconosca la sua firma”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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