PATACCA LEGGE ELETTORALE, ORA SI ACCORGONO CHE LA SOGLIA DEL 35% E’ INCOSTITUZIONALE
BERLUSCONI PER ORA NON CEDE: IL TIMORE DI UNA SCONFITTA SICURA COL DOPPIO TURNO
Adesso l’insofferenza è al livello di guardia, perchè “quello che ci hanno chiesto è irricevibile”. E i “patti vanno rispettati”. La frase, ripetuta più volte da Silvio Berlusconi, in queste ore rivela una tensione crescente verso il Quirinale, ma anche verso Matteo Renzi.
Anche se per ora non si può dire, anzi va detto il contrario, perchè è l’unica sponda nella trattativa.
Ma qualcosa si è inceppato perchè — è il ragionamento del Cavaliere — “avevamo chiuso sulla soglia al 35 e ora ci viene chiesto il 38”. Qualcuno “non è stato ai patti”. E allora bisogna fare un passo indietro per capire i punti fermi in queste ore frenetiche e confuse.
A quando cioè Denis Verdini esce, sul far della sera, dall’incontro con Matteo Renzi. E riferisce al Grande Capo che il Quirinale chiede che la soglia per accedere al premio di maggioranza sia alzata al 38 per cento invece che al 35 come da intesa originaria tra Renzi e Berlusconi. Altrimenti “è incostituzionale”.
Il che significa che basta un ricorso alla Corte costituzionale dopo le elezioni e l’Italicum fa la fine del Porcellum.
Il messaggio, recapitato dal Quirinale che gli umori della Corte li conosce — per i berlusconiani li “determina” — fa venire un brivido lungo la schiena al Cavaliere.
Che, di fatto, congela la trattativa. In parte correggendo Denis Verdini che con Renzi si era mostrato possibilista sull’accoglimento del 38 per cento, a patto che le soglie sui piccoli restino ferme.
È da Arcore che parte il contrordine in serata: “Dichiarate che l’accordo sul 38 non c’è”. Perchè Berlusconi non solo non è convinto, ma col passare delle ore si sente in “trappola”.
Alessandra Ghisleri, la sua ascoltata sondaggista, gli spiega che quella soglia significa ballottaggio sicuro. E il ballottaggio è un rischio elevato: “I grillini — è il ragionamento del Cavaliere con la Ghisleri — al secondo turno votano il candidato di sinistra. Lì c’è un bacino elettorale più sensibile alle sirene della sinistra. In più è difficile portare tutti i nostri a votare al secondo turno”.
Detta in modo semplice. Per come si è messa, la proposta è inaccettabile.
E inizia a serpeggiare un certo nervosismo anche verso Matteo che ha accolto la richiesta senza fare muro difendendo il patto siglato, quello della “profonda sintonia”. Epperò se il “sì” è difficile, il “no” è pericoloso. Ecco la trappola.
Perchè è l’intera operazione “Padre della Patria” ad essere in discussione.
Riacquisita la patente di presentabilità col Renzusconi, il Cav, se l’accordo saltasse, è consapevole di tornare nel ghetto del Condannato, a settanta giorni dall’udienza sui servizi sociali.
E sarebbero più difficili quei tentativi che ha chiesto ai suoi nei confronti del Quirinale per valutare se ci sono le condizioni per riaprire i discorsi sul un atto di clemenza.
Per questo tutto lo stato maggiore di Forza Italia dichiara che “va blindata l’intesa Berlusconi-Renzi, anche se al momento l’intesa Berlusconi-Renzi non c’è sul punto più difficile. E anche se la tensione col Quirinale è quella della grandi occasioni. Il Cavaliere però non vuole far saltare il tavolo proprio per non compromettere l’operazione “Padre della Patria”.
Si tratta, a oltranza. I precedenti dicono che l’ex premier decide all’ultimo minuto utile. Non prima.
(da “Huffingtonpost“)
Leave a Reply