PD, IN RIBASSO LE CANDIDATURE DI EPIFANI E CUPERLO, SI CERCA UNA FIGURA “SUPER PARTES”
CIRCOLANO I NOMI DI CHIAMPARINO, CASTAGNETTI E FINOCCHIARO…. RENZI VUOLE IL RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE
“Sono un militante attivo. A disposizione? Sì, a disposizione” (Gianni Cuperlo).
“Non mi interessa, l’ho detto in tutti i modi. Sto lavorando per un’altra cosa. Sono piuttosto gli altri che vogliono farmelo fare” (Guglielmo Epifani).
Il ruolo in questione è il “reggente” del Partito democratico, quello che deve traghettarlo fino al congresso di ottobre.
Sostanzialmente un ruolo a tempo, tecnicamente un segretario a tutti gli effetti (in caso di dimissioni dei vertici, per eleggerlo fino alla scadenza del mandato bastano i due terzi dell’Assemblea, e non il complicato meccanismo di primarie più delegati).
Il Pd è in alto mare. Tradotto: non c’è modo di trovare un accordo.
E allora si comincia a parlare di una figura di garanzia.
Sabato è in programma l’Assemblea e i due candidati per ora più gettonati, Cuperlo (spinto da D’Alema e dalemiani) e Epifani (voluto da Bersani e bersaniani) sono in ribasso.
Prima motivazione, queste due componenti del partito ormai sono in guerra aperta e visto com’è andato lo scontro in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica si teme la dissoluzione finale del Pd.
Poi, ci sono troppi interessi che cozzano, troppe variabili incontrollate.
Matteo Renzi il reggente non lo vuol fare, il segretario neanche. Il premier sì.
Ha incontrato Fabrizio Barca. I due hanno pranzato insieme: due ore al Four Season, albergo di lusso di Firenze.
Un modo per conoscersi. “La mia partita non è questa – ha ribadito il sindaco al suo interlocutore – Cuperlo, Epifani, Errani? Non mi interessa, per me vanno bene tutti, basta che abbiano la maggioranza”.
A Renzi i vertici uscenti del Pd hanno proposto una modifica dello Statuto, per cui verrebbero scisse le due figure di segretario e candidato premier.
Un modo per mantenere lo status quo nel partito e mettere in campo Renzi alle elezioni. Lui ci starebbe.
Nel Pd in molti non sono d’accordo, a cominciare da Veltroni. “Io sarei pure per dividere i due ruoli, ma non per eleggere un segretario senza le primarie”, dice Matteo Orfini.
Un leader scelto nelle chiuse stanze del Nazareno non sembra esattamente la risposta alla crisi del partito.
E se il governo Letta per caso dovesse funzionare, il candidato premier non sarebbe forse il presidente del Consiglio uscente?
Barca e Renzi hanno parlato dell’Assemblea di sabato, ma entrambi hanno preso tempo.
Barca ha raccontato la sua idea di partito. “Non troppo lontana dalla mia”, ha poi commentato Matteo ai suoi.
Mentre l’ex Ministro dichiarava pubblicamente: “Io e Renzi siamo complementari. L’importante è che il Pd rimanga unito”.
Dopo settimane in cui sembrava sulla strada verso l’uscita a sinistra, ora evidentemente si riserva di decidere.
Ha negato in più occasioni di correre per la segreteria, ma da qui al Congresso, magari in accordo con Renzi, chissà .
La partita dei due, comunque, non si gioca adesso.
Il sindaco per ora ha chiesto solo una cosa: vuole il responsabile organizzazione. L’esperienza insegna: Nico Stumpo, che ricopre questo ruolo nella segreteria dimissionaria, è stato l’organizzatore delle primarie, quello che di fatto ha messo in piedi e gestito un regolamento atto a limitare la partecipazione, quello che ha impedito che al secondo turno si aprissero le porte dei gazebo.
Ai danni dell’ex Rottamatore. Renzi ha già il suo candidato: Luca Lotti, neo deputato, ex consigliere comunale a Firenze ed ex responsabile della sua segreteria.
Nella speranza di trovare una soluzione che metta una toppa temporanea, non ipotechi le ambizioni di nessuno e consenta a tutti di elaborare una strategia per il prossimo futuro, domani si riunisce il coordinamento politico del Pd (i vertici, la segreteria dimissionaria, più i segretari regionali e provinciali).
Si cerca dunque una figura di garanzia, super partes, che insieme a una segreteria allargata a tutte le componenti, traghetti il Pd al Congresso.
Come al solito, è questione di nomi. Sergio Chiamparino piacerebbe a molti.
Per ora, lui ha detto no. “Non ho neanche ripreso la tessera”.
Ma se glielo chiedessero tutti, le cose potrebbero cambiare. Certo è una figura forte, che potrebbe pure poi candidarsi al congresso. E rompere qualche equilibrio. Altrimenti? Molti ricordano Pierluigi Castagnetti, una sorta di padre nobile.
Orfini rifà il nome di Anna Finocchiaro.
La Puppato ripropone Bersani.
E qualche renziano tira fuori Vannino Chiti.
Wanda Marra
(da “il Fatto Quotidiano“)
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