PIPPO CIVATI, NESSUNO PIU’ DI LUI SI E’ SPESO PER NON FAR DIMENTICARE SILVIA: “OGNI GIORNO HO PENSATO A LEI, OGGI SONO SCOPPIATO A PIANGERE”
L’EX PARLAMENTARE: “NON DIMENTICO I COMMENTI INDEGNI QUANDO FU RAPITA”
“Lo posso dire? Quando l’ho saputo non ci ho creduto. Le ultime informazioni che mi erano arrivate erano vaghe, fumose, poco incoraggianti. Una volta capito che era tutto vero, sono scoppiato a piangere”.
Nessuno più di lui si è speso pubblicamente per non far calare il silenzio sul suo nome. Ogni giorno, tutti i santi giorni da quel 28 novembre 2018, ha dedicato il suo primo pensiero al mattino a Silvia Romano, la cooperante italiana rapita in Kenya e liberata oggi a pochi chilometri da Mogadiscio, in Somalia.
Giuseppe Civati, deputato nella scorsa legislatura e fondatore di Possibile ora ha una casa editrice. La sua battaglia quotidiana da diciassette mesi, un tenace e perpetuo esercizio della memoria, è stata per la giovane rapita da Al Shabab: “All’inizio”, racconta all’HuffPost, “non c’era una strategia ma solo una esigenza: non far passare il messaggio cinico, razzista e anche un po’ sessista che stava iniziando a circolare: ‘Era meglio se se ne stava a casa’ o ‘se l’è andata a cercare’.
Poi il messaggio è stato amplificato dalle tante persone che lo hanno condiviso. Ed è diventato un esercizio quotidiano, non strumentale nè, soprattutto, solitario”.
La lista di messaggi dedicati a Silvia Romano è impressionante, mai un giorno senza un ricordo, mai una festività saltata, mai un compleanno dimenticato.
Civati ha abbandonato la politica ma continua a farla nella sua forma più genuina, a contatto con la gente, ben distante dalle aule parlamentari. “Quando Silvia è stata rapita molte persone, anche insospettabili, si sono lasciate andare a dichiarazioni superficiali, oltre ai soliti spiritosi. Nel corso di questi mesi, però, lo spirito di condivisione e di affetto per Silvia e per l’importanza della sua azione a contatto con i più deboli invece di diminuire è aumentato. Mentre chi faceva lo spiritoso è sparito. Credo che questo sia un bel messaggio che arriva dalla società civile, anche in rete. Ma ora l’importante è che Silvia stia bene e sia finalmente libera”.
È stata una azione comune per tenere viva l’attenzione “ma senza mai protestare, sempre con discrezione verso le istituzioni, e con rispetto per il loro silenzio operoso”. Con la sua casa editrice ha pubblicato un libro dal titolo ‘Silvia. Diario di un rapimento’, scritto dal giornalista Angelo Ferrari, “e poi abbiamo incontrato persone, organizzato eventi pubblici e nelle scuole con i ragazzi”, ricorda Civati.
“Ho mai pensato che quello che facevo fosse inutile? Certo, anzi ne ero sicuro, ma mi sbagliavo. L’utilità , soprattutto nelle situazioni più complicate, non è semplice da misurare: certamente potevamo fare ben poco per riportarla a casa, ma tenere in vita il suo ricordo ha avuto una rilevanza importante per la vita di molte persone, non solo di Silvia. Questo piccolo merito, se posso, me lo riconosco”.
(da “Huffingtonpost”)
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