PRIMO SCONTRO DAVANTI A UN CONTE “IRRITATO” CON DI MAIO
FRANCESCHINI E ORLANDO URLANO CHIEDENDO CHIARIMENTI DOPO LE PAROLE DI MAIO, CONTE VEDE IL PERICOLO CHE SALTI TUTTO E RIDIMENSIONA LE PAROLE DI DI MAIO… CONTE TESSE LA TELA D’INTESA CON MATTARELLA
È a Palazzo Chigi nel tardo pomeriggio che va in scena lo scontro. “Basta con gli ultimatum! Un chiarimento sulle parole di Di Maio è la condizione per proseguire!”, urlano Andrea Orlando e Dario Franceschini che, qualche ora dopo le consultazioni formali a Montecitorio, si sono presentati da Giuseppe Conte nel suo ufficio al palazzo del governo per esigere spiegazioni.
Presenti, lì di fronte ad un premier incaricato e uscente alquanto irritato, anche i pentastellati Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli. Se le sono dette, gli uni contro gli altri. E si sono lasciati ancora con le ostilità aperte, anche se domani proseguono gli incontri di Conte sul programma con le due delegazioni di partito.
Il governo si fa, ma a strappi e Conte tesse la tela, con la regìa del Quirinale.
In casa Pd le parole ultimative del capo politico dei cinquestelle, dopo il colloquio con Conte nella sala dei Busti della Camera, sono state una doccia fredda. O meglio: il detonatore di un’insoddisfazione che si era già affacciata nel colloquio della delegazione Dem (Zingaretti, Delrio e Stefano) con lo stesso Conte alla Camera, alle consultazioni ufficiali di stamattina.
Di Maio, dopo la consultazione del M5s con il premier nel pomeriggio, ha elencato i suoi punti di programma “o è meglio votare”, sono le sue parole, ritorno alla casella di partenza della crisi. Ed è qui che i Dem hanno dato sfogo a tutta la loro irritazione accumulata: subito da Conte a Palazzo Chigi a pretendere il chiarimento.
L’incontro, a quanto si apprende, è stato uno scontro: il primo davanti a un premier estremamente irritato.
A Palazzo Chigi di fatto è esplosa tutta l’acredine che c’è tra due forze politiche avversarie fino a ieri e ora imbarcate in una avventura di governo che non avevano preventivato nel dettaglio. Ansia, preoccupazione, nervosismo. Perchè oggi, negli incontri con Conte a Montecitorio, non solo il Pd ma anche il M5s hanno toccato con mano il fatto che il premier incaricato non solo è il garante di tutta questa operazione, ma anche il dominus, destinatario di un’agibilità politica che gli discende direttamente dal Colle e che si ritrova rafforzata dal fatto che i due partiti non si parlano tra loro. Ergo: decide lui.
Il premier resta dell’idea di arrivare a un documento di sintesi sul programma entro domenica. Si sa che lo scontro sul programma è solo un specchietto per le allodole: sotto c’è lo scontro sulle caselle, che ancora non tornano, complicate — dal punto di vista dei partiti — dalla scelta di Conte di formare una squadra snella che silenzi il più possibile le diatribe tra i partiti e agevoli i rapporti con Bruxelles per il futuro, a partire dalla manovra economica. Una squadra di fedelissimi, ‘benedetta’ dal Colle.
(da “Huffingtonpost”)
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