PROVE DI GRANDE ALLEANZA: CONTATTI FINI-DIPIETRO
QUALORA LA SITUAZIONE PRECIPITASSE E SI ARRIVASSE A BREVE AD ELEZIONI ANTICIPATE, C’E’ CHI ORMAI LAVORA APERTAMENTE A UNA “ALLEANZA COSTITUZIONALE” ANTIBERLUSCONI…. UN CANDIDATO DI CENTRO CON APPOGGIO TRASVERSALE PER RIDARE FIATO ALL’ITALIA E FARE LE RIFORME CHE SERVONO.
Nel “Padiglione 18” della Fiera fa così freddo che ad un certo punto Gianfranco Fini chiede: «Mi portate il cappotto?».
E’ capitato due sere fa, poco prima che iniziasse la cena preparata dallo chef Vissani e durante la quale il presidente della Camera ha mangiato con il loden indosso.
Ieri, nella seconda giornata del congresso del Fli, soffioni caldi hanno un po’ riscaldato l’ambiente, ma Fini non si è tolto il cappotto, per preservare lo smalto migliore in vista delle conclusioni di oggi, destinate a diventare l’unico evento di un’Assemblea costituente che finora ha lesinato emozioni e novità politiche.
Il leader del Fli è chiamato a pronunciare parole chiare sulle questioni in gran parte rimosse nei due giorni precedenti.
Una su tutte: se il governo dovesse implodere a breve e non restasse che andare ad elezioni anticipate con un centrodestra guidato ancora da Berlusconi, i futuristi sono disponibili ad una sorta di Cln anti-Cavaliere assieme alla sinistra?
Certo, nei discorsi pubblici importanti non tutto si può dire, ma Fini è sempre stato uno che ha parlato chiaro.
Nei contatti informalissimi dei giorni scorsi, un’intesa di massima è stata raggiunta tra Pd, Udc, Api e Fli per costituire un cartello elettorale, che nelle intenzioni di Pier Luigi Bersani dovrebbe comprendere Nichi Vendola, escludere Antonio Di Pietro ed essere guidato da una personalità moderata.
Non è un mistero che Massimo D’Alema, per una battaglia politica asperrima come quella che potrebbe aprirsi, preferirebbe un politico temprato come Pierferdinando Casini, il quale – pur prudente come è – arriva a dire: «Un’alleanza costituzionale? In quel caso alcuni propongono il mio nome…» Certo, la “Santa Alleanza” anti-Berlusconi è qualcosa da mettere con i piedi per terra perchè mancano dettagli decisivi.
Della questione si è discusso in un incontro riservato tra il leader del Pd e il presidente della Regione Puglia e da quel che se ne sa, Vendola ha posto un aut-aut: o entriamo tutti e due, sia io che Tonino, oppure non se fa nulla. Trovare la quadratura del cerchio non è semplice, in queste ore tutti parlano con tutti, tanto è vero che uno dei collaboratori più stretti di Fini si lascia sfuggire: «Presto ci potrebbe essere anche un incontro con Di Pietro…».
In effetti l’incontro è stato concordato, per opportunità potrebbe slittare, ma se si farà , un summit Fini-Di Pietro non soltanto sarebbe la conferma della febbrile ricerca di un patto elettorale in grado di battere Berlusconi, ma rappresenterebbe un evento in sè perchè vedrebbe protagonisti il guistizialista di destra e quello di sinistra, due personaggi che nel passato si sono “frequentati”, ma senza mai stringere un’intesa su nulla.
Tra i due la stagione più intensa risale a 15 anni fa.
Pochi giorni prima delle elezioni politiche del 1996, Mirko Tremaglia (che di Tonino è amico) organizza nella sua casa di Bergamo un incontro riservatissimo tra l’ex Pm (in quel momento libero cittadino) e Fini, leader di An, alleata con Forza Italia.
Pochi giorni dopo l’Ulivo di Prodi vincerà le elezioni, Di Pietro diventerà ministro e qualche mese più tardi trapelerà l’oggetto dell’incontro: Di Pietro aveva detto a Fini e Tremaglia che lui sarebbe stato disponibile a fare una dichiarazione di voto a favore del centrodestra a patto che Berlusconi avesse ritirato la propria candidatura a palazzo Chigi.
Il Cavaliere, informato, disse che non se ne parlava.
E d’altra parte che l’ala maggioritaria del Fli, Di Pietro o no, punti proprio sulla “Santa Alleanza” lo dimostrano le esplicite dichiarazioni pro-elezioni anticipate di Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Fabio Granata.
Fabio Martini
(da “La Stampa“)
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