QUANTO VALE IL MOVIMENTO DELLA BRAMBILLA? GLI ESPERTI: “PARTITI MONOTEMATICI HANNO SEMPRE FATTO FLOP”
MASIA: “SE ARRIVA AL 2% E’ GIA’ TANTO”… DIAMANTI: “CONTA L’ANNUNCIO”
In questi giorni sono circolate le percentuali più svariate sul valore, in termini di mercato elettorale, del nuovo partito animalista lanciato sabato a Milano da Silvio Berlusconi e Michela Brambilla.
I numeri rimbalzati su siti e giornali andavano dal 5% fino addirittura al 20%, che in realtà corrisponde alla platea delle persone interessate al tema.
Ma, più realisticamente, a quanto può ammontare il bacino di voti dei difensori degli animali?
La storia italiana in verità dimostra che i partiti tematici — dai pensionati, ai cacciatori, dagli automobilisti ai consumatori ai ciclisti — non hanno mai riscosso grandi successi in passato.
Il picco massimo è stato raggiunto dal partito dei pensionati, che alle politiche del 2006 conquistò l’1%, risultato rispettabile ma non sufficiente a conquistare alcun seggio. Tutti gli altri movimenti tematici non hanno mai superato, in media, lo 0,3%.
E i sondaggisti che abbiamo interpellato confermano questa tendenza: “Quando si tratta di elezioni politiche l’elettorato vuole vedere un progetto complessivo”, spiega Antonio Noto, direttore di Ipr Marketing.
E aggiunge: “Il cittadino vota per il Paese, guarda alla sua tasca, alla qualità della vita, al lavoro, alle tasse. Non siamo in una nazione in cui regna il benessere a livelli tali da poterci permettere di votare pensando all’animale che ho a casa piuttosto che alla situazione economica della mia famiglia”.
Insomma, il partito partito animalista non può avere il 20% di consensi perchè c’è il 20% di italiani che hanno un cane o un gatto. “Pensiamo che Forza Italia arrivava al 22% nei tempi d’oro”, conclude Noto.
È vero, però, che in un’ipotetica ottica di coalizione potrebbe essere utile anche un partito che può aggiungere una piccola percentuale come lo 0,3%.
E allora l’idea di Berlusconi di cavalcare la battaglia animalista potrebbe essere frutto di una precisa scelta tattica.
Per Ilvo Diamanti, ordinario di Scienza Politica a Urbino e fondatore dell’istituto Demos & Pi, più che l’iniziativa in sè conta l’annuncio che se ne è fatto: “Berlusconi non è uno sprovveduto, ha trovato un altro modo per far parlre di sè. Poi bisognerà vedere se effettivamente questo partito nascerà e chi saranno i candidati”.
Più ottimistiche le previsioni di Fabrisio Masìa, direttore di Emg: “Considerando l’alta penetrazione degli animali nelle famiglie italiane, potenzialmente è plausibile che il 20% degli intervistati risponda di essere disposto a votare per un partito animalista. Ma poi tra il dire e il fare ce ne corre. Concretamente ritengo che questo partito non possa andare al di sopra del 2-3%, nella migliore delle ipotesi. Che comunque è più o meno quanto oggi potrebbero raccogliere singolarmente Mdp, Sinistra italiana, e gli alfaniani. Inoltre il fatto che questo partito non appaia come indipendente ma come un’emanazione di Forza Italia potrebbe spingere gli animalisti di sinistra a non votarlo”.
Come accennato, quel 20% sbandierato da Berlusconi alla presentazione del suo movimento non è proprio un numero campato in aria.
Una spiegazione ce l’ha, come chiarisce Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research: “Nel nostro Paese quasi la metà degli italiani ha uno se non due animali in casa. Nel 2016 è stato stimato che gli animali domestici fossero 60 milioni, quasi come il numero di umani. Fatte queste premesse, abbiamo calcolato che il tema animalista interessi il 20% della popolazione. Quella percentuale è dunque un bacino di utenza potenziale al quale ci si rivolge. Ma la tematica animalista è di accompagnamento a un discorso politico molto più ampio. Poi bisognerà vedere come sarà la legge elettorale”.
(da “La Stampa”)
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