QUASI IL 20% DEI POLIZIOTTI DEL BECCARIA TORTURAVA I MINORI DETENUTI
IL RESPONSABILE DI ANTIGONE: “QUEL CARCERE ANDAVA CHIUSO DA TEMPO”
Sono 13 gli agenti di polizia penitenziaria del carcere minorile “Beccaria” di Milano arrestati nella mattinata di oggi lunedì 22 aprile con l’accusa a vario titolo di essere responsabili di maltrattamenti e di abusi sessuali. Dodici di questi sono attualmente in servizio. Altri otto dipendenti dello stesso corpo di polizia, tutti in servizio all’epoca dei fatti nel carcere, sono stati sottoposti alla misura cautelare della sospensione dall’esercizio di pubblici uffici. A sorprendere è anche il numero degli agenti di polizia penitenziaria che, stando ai dati del “Beccaria”, non sono di certo pochi. Ma quanti sono? E che rapporto c’è con il numero di detenuti?
L’associazione Antigone: “Già il 2022 è stato un anno orribile”
Stando ai dati di gennaio pubblicati dall’associazione Antigone che si occupa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario, i detenuti dell’istituto penitenziario sono 70, lo stesso numero degli agenti di polizia penitenziaria. Questo vuol dire che gli arrestati sono poco meno del 20 per cento dei poliziotti in servizio. Una percentuale non bassa se si conta anche la gravità dei reati di cui sono accusati i poliziotti.
A Fanpage.it ha commentato la notizia Valeria Verdolini, responsabile di Antigone Lombardia: “Il 2022 per il Beccaria era stato già un anno orribile. Gli eventi di oggi rientrano in un quadro di difficoltà dell’istituto che ha compreso anche l’evasione di sette ragazzi dal carcere di due anni fa”. Allora un gruppo di giovani era riuscito a scavalcare il muro che circonda la struttura e darsi alla fuga: avrebbero organizzato l’evasione approfittando dei lavori di ristrutturazione in corso ormai da anni nel carcere.
“Oltre all’evasione – ha spiegato Verdolini – quello stesso anno c’era già stata la notizia di una violenza sessuale. C’erano stati una serie di episodi: certo è che il clima in questi anni non è adeguato per un istituto di minori. Sicuramente almeno c’è stato un problema strutturale e sistemico. Non ha aiutato di certo neanche il cambio frequente di direttori. A dicembre è subentrato il nuovo direttore ma ci vogliono mesi prima che venga ripristinato l’ordine all’interno dell’istituto: i tempi però per vedere gli effetti sono almeno di sei mesi”.
La soluzione dopo questi arresti è che il carcere venga chiuso? “Noi avevamo già chiesto la sua chiusura a gennaio dello scorso anno: avevamo chiesto la chiusura in assenza di una direzione e di una ristrutturazione che nel frattempo è avvenuta. Ma non basta solo questo. Certo è che l’istituto da solo non ce la può fare, ha bisogno dell’aiuto di tutta la città. Si tratta di un istituto in cui ci sono molte attività ma spesso fanno fatica a svolgersi per vari problemi”. La città di Milano cosa può fare per cambiare la situazione? “Può per esempio migliorare la gestione dei minori non accompagnati che arrivano in città”.
All’Ansa Susanna Marietti, la coordinatrice nazionale e responsabile dell’osservatorio minori di Antigone, ha aggiunto: “Relativamente alle violenze denunciate nell’Istituto Penale per Minorenni (IPM) Beccaria di Milano, ci auguriamo che le indagini facciano chiarezza su quanto sarebbe accaduto. È una buona notizia, nonché uno dei lasciti positivi della legge che punisce la tortura, e che sta rompendo anche il muro di omertà che spesso si registrava, che il caso sia emerso anche con il contributo diretto dell’amministrazione penitenziaria. Da tempo come Antigone denunciamo tensioni e malfunzionamenti nell’ambito delle carceri minorili, così come avevamo avuto modo di raccontare approfonditamente nel recente rapporto ‘Prospettive minori’, presentato lo scorso mese di febbraio”.
“La presa in carico dei ragazzi è sempre più disciplinare e farmacologizzata, con un utilizzo smodato di psicofarmaci, soprattutto per i minori stranieri non accompagnati che vengono spostati come fossero pacchi da un Ipm ad un altro a seconda delle esigenze, con una modalità che contribuisce a creare e aumentare le tensioni. In particolare avevamo denunciato il clima interno teso di quel carcere e in particolare il sovraffollamento, i lavoro di ristrutturazione che durano da anni e limitano gli spazi per le attività, la carenza di personale educativo e direttori cambiati ripetutamente nel corso di pochi anni”. “La risposta di fronte a questa indagine, la prima che riguarda le carceri minorili, è di tornare a ripercorrere il modello educativo e socializzante che era stato impostato negli ultimi trent’anni, messo sotto attacco anche dagli ultimi provvedimenti governativi”.
Come commenta gli arresti il sindacato di polizia penitenziaria
A commentare la notizia è stato anche Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria: “Sono fatti gravissimi riferiti ad una vicenda gravissima che richiede la massima attenzione per ricostruire quanto realmente accaduto. Ma prima di mettere alla ‘gogna’ i colleghi è il caso di ricordare che il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo con sentenza irrevocabile di condanna”. E quindi: “Prima che si ripeta quanto già successo in altri casi simili, magari pubblicando informazioni e foto sugli indagati, con campagne di stampa contro l’intero Corpo, almeno per noi, va fatta questa valutazione, ribadendo senza se e senza mai che una volta accertate le responsabilità chi ha sbagliato paghi”.
(da Fanpage)
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