QUEL GIORNALISTA DA PICCHIARE
LA DERIVA DI UN PAESE DOVE INFORMARE E’ UN RISCHIO
Il Capo della Polizia, Franco Gabrielli ha disposto nel giro di un’ora un’indagine interna, ha identificato gli agenti che hanno condotto la carica, il funzionario che l’ha ordinata e consegnerà alla magistratura che procede per lesioni i risultati dell’inchiesta perchè valuti se vi sia stato, e da parte di chi, un uso illegittimo o sproporzionato della forza, come il racconto di Stefano accredita («Ero a terra, urlavo, ma loro non si fermavano» ). Perchè se così dovesse essere – garantisce il capo della Polizia – «non ci saranno sconti»
Un Paese che comincia a pensare che i giornalisti ma, meglio sarebbe dire, il giornalismo non è un bene di tutti, che la faccenda è materia di una corporazione inutile e spazzata via dal tempo, che, anzi, è venuto il tempo di togliersi i guanti e lasciare che qualche rompicoglioni abbia ciò che merita – in un vicolo, in una piazza, in rete – con una robusta dose di minacce (se necessario di morte) o di legnate, è un Paese che ha cominciato a perdere se stesso.
Che comincia a danzare pericolosamente su un abisso dove la logica del “redde rationem” deve progressivamente consegnare ogni presidio di libertà e chi la garantisce a una spaventosa conta.
O con me o contro di me. Dove ogni mediazione salta.
Dove l’informazione non ha più diritto di cittadinanza perchè ormai etichettata come «serva» o «bugiarda».
Dove a ogni poliziotto viene imposto di decidere in solitudine se essere moschettiere del Re o cittadino.
Il pomeriggio di Genova è un modesto avviso. Per tutti.
E che un giorno, speriamo non arrivi mai, nessuno dica di non essersene accorto.
(da La Repubblica”)
Leave a Reply