QUELLA FECCIA BORGHESE DEL “PERCHE’ NON SE NE STANNO A CASA”
MAI IN PRIMA FILA, MAI A RISCHIARE BENESSERE, REPUTAZIONE E VITA PER UN IDEALE: CHIUSI NEI CESSI IN ATTESA CHE LA RIVOLUZIONE PASSI
Il caso Vanessa e Greta, le due cooperanti in missione umanitaria in Siria, ha riaperto la conduttura di quella fogna mediatica rappresentata dal buon borghese perbenista (inteso come categoria mentale, non come ceto sociale).
Quelli per capirci che magari vedi a Messa la domenica in nome dei valori della famiglia del Mulino Bianco o che senti al bar indignarsi per l’indegno spettacolo delle prostitute sotto casa, salvo poi la sera andare con la lingua di fuori alla ricerca di travestiti nei viali periferici o alla caccia di lolite minorenni.
Quelli dell’ “occorre cacciare tutti gli immigrati”, salvo poi lucrare sulla badante in nero.
Quelli insomma del “perchè non se ne stanno a casa”.
Li conosciamo da quando avevamo 16 anni e abbiamo iniziato a fare politica.
Mentre diversi ragazzi, a destra e a sinistra, della mia generazione rischiavano ogni giorno la pelle per difendere, giusti o sbagliati che fossero, ideali e valori, loro erano quelli che al massimo venivano ad ascoltare il comizio di Almirante nascosti sotto i portici o all’interno dei grandi magazzini, in modo da poter sembrare “casualmente di passaggio”.
La maggioranza “più silenziosa che non si può” preferiva emettere giudizi dai loro ovattati salotti borghesi bisbigliando contro “i comunisti” come ora, salvo che allora almeno c’erano.
D’altronde nei tempi in cui se avevi qualche problema giudiziario risultavi “mai iscritto al partito”, che si vuole pretendere da questi eterni “fasci da operetta” che tenevano ben nascosti in terza fila i libri del duce nel timore che potessero essere intravisti?
E’ sempre stato così: c’è chi ci mette la faccia e chi nasconde il culo, anzi spesso i due concetti si compenetrano dando vita alle facce da culo.
Erano mesi che aspettavano di vedere Vanessa e Greta sgozzate in diretta per poter strillare “siamo (siete) in guerra” o in alternativa contro il pagamento del riscatto, in caso di loro liberazione.
Si sono dovuti accontentare dell’ipotesi meno cruenta, pazienza, ma ora possono mugolare “come si è permesso il governo di spendere 12 milioni che sono miei?”.
Ma di che si lamentano?
Se anche il governo (come tutti quelli che lo hanno preceduto) avesse optato per una scelta “vigliacca”, non avrebbe fatto altro che ben rappresentarli.
O forse speravano in un blitz armato per liberare gli ostaggi?
Ma, anche laddove fosse stato “militarmente” possibile, queste sono cose da “gente con le palle”, non per loro.
Ma, diciamola tutta, il buon borghese è pervaso soprattutto da un disprezzo per queste due ragazze che, pur con tutta la loro ingenuità , almeno hanno fatto qualcosa per un ideale che lui non può ammettere: che non si vive solo per se stessi e per accumulare denaro, tra ipocrisie e compromessi.
Per questo “dovevano starsene a casa” come noi militanti negli anni di piombo.
Per non sporcare di sangue i marciapiedi durante il loro shopping del sabato.
Saluti col dito medio per tutta la vita.
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