QUINTA PUNTATA DELLA MANOVRA: SI STA STUDIANDO IL RITORNO DEL SOLITO CONDONO
TRA LE MISURE ALLO STUDIO PER L’ENNESIMO INTERVENTO C’È DI NUOVO LA PATRIMONIALE
Il braccio di ferro è in atto da giorni ma lui, Umberto Bossi, non molla: “Non voglio far pagare le vecchiette, abbiamo il sistema più equo d’Europa, le pensioni non si toccano”. Entro il 15 ottobre, però, si dovranno varare nuove norme fiscali, un’altra manovra, più incisiva (quella appena approvata Emma Marcegaglia l’ha definita “tutta-tasse” e “depressiva”), ma tutto ruota intorno alla possibilità di ammorbidire Bossi sul fronte della previdenza.
L’idea è di rispolverare l’ex scalone varato da Maroni (62 anni di età e 35 di contributi per arrivare nel 2015 a 65 anni di età e sempre 35 di contributi), ma il Senatùr proprio non ne vuole sentir parlare.
Anche ieri c’è stato un incontro tra il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti e Umberto Bossi alla Camera, durante il voto della manovra; per la seconda volta in pochi giorni Tremonti è tornato a chiedere al leader della Lega di ripensarci.
Niente da fare.
Tanto che, subito dopo, incontrando Roberto Maroni e il segretario Pdl Angelino Alfano, Tremonti avrebbe alzato le braccia: “Se rimane così bisogna pensare ad altro”.
Cioè patrimoniale e condono.
Poi privatizzazioni.
Insomma, anche se nel governo l’ordine è negare ogni nuovo intervento fiscale, si cercano altri 30 miliardi.
Ma potrebbero servirne una manciata in più a seconda della misura che si deciderà di adottare, anche se pare già sicuro che si toccherà nuovamente l’Iva, stavolta aumentando quella agevolata del 10 per cento e portando l’aliquota al 12 per cento; il ricavo previsto è di 4 miliardi.
Il grosso, però, ruoterà intorno alla patrimoniale e al condono.
Sul primo fronte, si parla di una tassa extra per i ricchi (in fase di studio), ma anche di un ritocco verso il basso della tassa di solidarietà del 3 per cento.
Il secondo, invece, comincia già a delinearsi come il vero “core business” dell’intera operazione; si dovrebbe agire su tre fronti, quello fiscale, quello edilizio e anche quello previdenziale.
Secondo i calcoli dei tecnici del Tesoro, questa parte della nuova manovra potrebbe far entrare nelle casse dello Stato oltre 10 miliardi, ma visto come sono andate le cose nel 2003 c’è chi, nel Pdl, non gli dà tutta questa fiducia.
Intanto, però il sottosegretario all’Economia Giorgetti ieri ha accettato ufficialmente un odg sul condono fiscale ed edilizio, presentato da Scilipoti, notoriamente bravo a fiutare l’aria.
Avanti anche con l’alienazione del patrimonio pubblico, un “salvadanaio” che — a parere della commissione Giarda — vale 904 miliardi di euro e contiene immobili, terreni, opere d’arte e aziende di Stato che, tuttavia, il ventre molle della politica nostrana (sia maggioranza che opposizione) vorrebbe proprio evitare di toccare per il loro valore clientelare: Eni, Enel, Fincantieri, Finmeccanica, Poste, Rai e Terna, solo per fare qualche esempio.
Il Tesoro — come potenziali acquirenti — ipotizza di puntare sui fondi sovrani.
A partire dalla Cina.
Comunque, ammorbidire Bossi sulle pensioni risparmierebbe tagli su tutto il resto e Berlusconi ieri ha detto chiaramente come: facendolo chiedere all’Europa.
La bozza che circola nelle stanze pidielline prevederebbe di anticipare al 2012 la soglia dei 65 anni delle lavoratrici private con traguardo nel 2021.
Risparmio previsto, 3 miliardi.
Quanto alle pensioni di anzianità , l’idea è di innalzare dal 2012 i requisiti; un anno in più per ogni anno da qui al 2015 raggiungendo quindi i 64 anni di età e 36 di contributi per i dipendenti e 65 anni di età e 36 di contributi per gli autonomi.
Questa misura lascerebbe in cassa 390 milioni nel 2013 e 1,7 miliardi l’anno a regime.
La partita pensioni pare complicata da un’altra incognita; entro il 20 novembre il Tesoro dovrà tagliare 20 miliardi di prestazioni sociali e bonus fiscali. E nessuno sa ancora come.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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