RAPPORTO UE: LA POVERTA’ AVANZA PIU’ IN ITALIA CHE IN EUROPA
IL RISCHIO INDIGENZA COINVOLGE IL 20% DEGLI ITALIANI, CONTRO UNA MEDIA UE DEL 17%… IL 10% DI CHI LAVORA E’ UGUALMENTE POVERO, SPICCA IL 19% DI PRECARI (MEDIA UE 13%)… LE MISURE ADOTTATE EFFICACI SOLO NEL 17% DEI CASI….IN ITALIA LA PROTEZIONE SOCIALE E’ TROPPO BASSA
I sistemi di protezione mesi in atto per aiutare le famiglie, hanno un impatto troppo basso per contrastare efficacemente la crisi economica e l’Italia sta peggio degli altri Paesi europei.
Lo documenta, dati alla mano, il rapporto della Commissione europea “Crescita, lavoro e progresso sociale” che analizza l’impatto della crisi sulle emergenze sociali di fasce della popolazione sempre più povere.
Il rischio povertà in Italia riguarda ormai il 20% dei cittadini, contro una media Ue del 17%.
E non si pensi che riguardi solo le famiglie con disoccupati, ormai avere un posto di lavoro può non bastare per tirarsi fuori dalla crisi: ben il 10% dei lavoratori è povero in Italia, contro una media Ue del 7%.
Anch’essi vivono ormai al di sotto di un livello dignitoso e non possono contare sul sostegno di ammortizzatori sociali.
In particolare i più esposti sono i precari, dove il rischio povertà colpisce il 19% dei lavoratori non stabilizzati contro una media Ue del 13%.
Ed emerge che il problema non sta tanto nell’entità dei capitali investiti negli ammortizzatori sociali, dove siamo in linea con l’Europa, quanto sugli effetti che si producono.
Da noi la protezione sociale ha un buon effetto solo nel 17% dei casi, contro una media europea del 38%, con punte del 60% in Svezia e del 50% in Francia.
Secondo il rapporto Ue, il problema è che in Italia non c’e’ il reddito minimo, un mezzo molto importante per combattere la povertà .
E secondo il rapporto ” non si profila all’orizzonte alcuna inversione di tendenza, anzi si profila un moltiplicatore di effetti”.
In pratica In Italia si stanziano gli stessi soldi che negli altri Paesi europei per gli ammortizzatori sociali, ma finiscono per essere spesi male, senza un progetto globale, soldi buttati in un calderone senza un programma di risanamento, senza proporre soluzioni e istituti nuovi.
Si prendono fondi europei destinati alla formazione e agli investimenti al Sud, si riciclano in ammortizzatori, si tampona qua e là , in attesa di una messianica ripresa, si escludono molte fasce e nessuno alla fine ha un progetto globale, paletti precisi, idee chiare.
Invece che costruire dalla base una garanzia reale per tutti, punti fermi come in altri Paesi, si interviene a pioggia finchè non finiscono i soldi.
Si continua a dire che i quattrini ci sono, ma non si dice che si tolgono ad altri interventi e oltre sei milioni di italiani non vedono comunque un euro di questi ammortizzatori sociali ( precari, lavoratori autonomi, ecc.).
Vi sono segmenti di mercato in crisi evidente, persino in quelli ad alta tecnologia, dove si prevede che l’Italia perderà nel 2009 20.000 posti di lavoro.
Si tratta di ingegneri e tecnici: se restassero fuori dal mondo del lavoro per un anno, si rischia di perderli perchè il ritmo dell’innovazione è frenetico.
Qualcuno ha pensato a una soluzione o si tamponerà come sempre alla giornata?
Ecco la differenza rispetto alla “guida” che in altri Paesi europei esiste e in Italia no.
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