REFERENDUM: ITALIANI VERSO LE URNE, GOVERNO VERSO IL MARE
SONO MOLTI I MINISTRI CHE SI ASTENGONO: BOSSI, GALAN, BRUNETTA E GIOVANARDI LO HANNO UFFICIALIZZATO…FINI E NAPOLITANO ANDRANNO A VOTARE
Chi invita a votare, chi non ci va mai «per principio», chi lascia libertà di scelta. A due giorni dall’ apertura delle urne dei referendum sull’acqua, il nucleare e il legittimo impedimento, si moltiplicano le dichiarazioni eccellenti in difesa di una o dell’altra posizione, o del diritto di non andare a esprimersi.
«Da quel che mi risulta Bossi non andrà a votare», fa sapere il capogruppo alla Camera della Lega, Marco Reguzzoni, nonostante nei giorni scorsi il leader del Carroccio avesse definito «attraenti» i quesiti sull’ acqua.
Nella Lega, come nel Pdl, la parola d’ordine è libertà di scelta.
Come il Senatùr, si asterranno vari esponenti del governo: da Gianfranco Rotondi a Renato Brunetta, da Giancarlo Galan a Carlo Giovanardi.
E una dichiarazione di non voto arriva anche dall’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni: «Non voto mai a nessun referendum per principio, perchè quello abrogativo lo trovo una follia».
Contro chi, tra gli eletti, invita a non votare, si scaglia Beppe Grillo: «E’ inammissibile che chi ricopre una carica pubblica inviti la gente a non andare a votare, andrebbe denunciato».
Tra chi invece di sicuro andrà ai seggi, c’è il presidente della Camera Fini, che sottolinea di aver apprezzato il capo dello Stato Napolitano «in particolare quando ha detto che andrà a votare ai prossimi referendum».
Gli inviti al voto arrivano dagli ambienti più disparati: dall’arcivescovo di Chieti, Bruno Forte («l’acqua è di tutti e deve essere per tutti») al sindacato di destra Ugl, che invita a dare due sì sull’acqua e sul resto libertà di scelta, fino alla strana coppia Bonelli dei Verdi e Rampelli del Pdl, ieri in conferenza stampa congiunta per chiedere un «sì» al quesito sull’atomo.
Ma mentre le tifoserie sfruttano gli ultimi giorni utili per convincere gli elettori, ecco che si affaccia un problema non di poco conto sul voto degli italiani all’ estero.
Sulla validità dei voti già espressi sul vecchio quesito «ogni decisione è riservata agli uffici competenti per legge».
Una notizia che suscita subito agitazione: il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, presenterà alla Cassazione un’istanza perchè i connazionali fuori dai confini non vengano conteggiati nel calcolo del quorum finale, «non vorremmo che finissero cornuti e mazziati: non hanno potuto esprimersi e rischiano anche di essere decisivi per l’affossamento del referendum».
Dal Pd ricordano che il Viminale deve «trasmettere i dati sulla partecipazione e sullo scrutinio», mentre il radicale Staderini avanza dubbi «sulla regolarità del voto degli italiani all’estero per tutti e quattro i referendum».
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