REGIONALI CALABRIA, L’UNICO CHE SI STA DANDO DA FARE E’ DE MAGISTRIS: STRETTA ALLEANZA DEI CIVICI CON TANSI
CENTRODESTRA BLOCCATO DALLA SPACCATURA TRA FDI E ALLEATI… M5S DORME, PD HA SOLO UN CANDIDATO DI BANDIERA… SI VOTA L’11 APRILE
In molti giocano ancora sul rinvio, sebbene ufficialmente nessuno lo ammetta. Ma dopo mesi di stallo, iniziano a prendere forma le “squadre” per le prossime regionali dell’11 aprile in Calabria.
Trattative, incontri e discussioni hanno finito per portare in dote al polo civico di Luigi De Magistris la rete dell’ex responsabile della Protezione civile, Carlo Tansi. Il Pd invece sceglie la fuga in avanti, proponendo il suo consigliere regionale Nicola Irto a chi ci sta, con buona pace di tavoli e confronti – in primo luogo con il Movimento Cinque Stelle – che stancamente si trascinano da dicembre.
Il patto dei civici fra De Magistris e Tansi
“Non un passo indietro, nè di lato, ma un passo in avanti per la Calabria” dice De Magistris, per battezzare l’alleanza con Tansi, e il suo movimento “Tesoro Calabria”. Per i più, l’intesa fra i due era naturale, quasi scontata. Ma ci sono volute settimane di trattative per trovare la quadra e soprattutto convincere l’ex capo della Protezione civile a rinunciare a quella candidatura alla presidenza che aveva inizialmente posto come condizione inderogabile. “Saremo come Coppi e Bartali” promette Tansi, annunciando che se De Magistris sarà presidente della Giunta, “io mi propongo come presidente del Consiglio”.
Trovare lo schema non è stato facile, “non ci ho dormito diverse notti” dice Tansi. Ma il progetto e l’ambizione comune è – affermano entrambi – rivoluzionare la Calabria. “Rompere l’incantesimo di forze che tengono sotto scacco la Calabria da trent’anni” per usare le parole dell’ex responsabile della Protezione civile calabrese. “Costruire un laboratorio politico, un momento di rottura del sistema e capacità di governo” secondo De Magistris, che nelle ultime settimane sembra aver incassato anche il sostegno dell’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, e la sua disponibilità a impegnarsi come candidato di punta della coalizione.
“Oggi effettivamente può sembrare un sogno, un’utopia vincere contro apparati clientelari, contro forze organizzate – spiega l’ex pm – ma penso che quando si ha una grande volontà , un grande cuore, l’ottimismo, essere visionari è il più grande atto di realismo”. E da politico ormai consumato lancia un sasso che rischia di aprire non poche contraddizioni negli schieramenti tradizionali. “Questa – dice e ci tiene a specificare – non è una crociata contro i partiti ma una seria alternativa a ciò che è stato fino ad oggi. E oggi lavoreremo per allargare la coalizione”.
Il M5S in mezzo al guado
Una “minaccia” da prendere seriamente in considerazione per il centrosinistra, che sperava in una divisione del fronte e dei voti del civismo, e un bivio ormai quasi ineludibile per il Movimento Cinque Stelle, sempre più spaccato fra l’ala “governista” che blinda l’alleanza con il Pd e chi guarda al nascente polo civico come unico mezzo per tornare agli antichi fasti. È a loro che parla il sindaco di Napoli quando dice “per il M5S potrebbe essere un’opportunità di tornare alle origini, e quindi vedere nella Calabria un laboratorio che porta quelle lotte per i diritti, per l’ambientalismo, per l’onestà , non delle parole ma dei fatti” dice De Magistris, spargendo sale sulle ferite aperte dalla crisi di governo. E paradossalmente, un assist lo riceve proprio dal Pd.
Il Pd lancia Nicola Irto candidato del centrosinistra
Al termine dell’ennesima riunione regionale, i dem hanno proposto il consigliere regionale Nicola Irto come candidato governatore del centrosinistra. Peccato che lui per primo non abbia ancora sciolto la riserva e nessun accordo previo ci sia stato con le forze che – quanto meno in teoria – sostengono il centrosinistra, a partire dai pentastellati.
Giovane dirigente dei dem al secondo mandato in Regione, dopo la gavetta da consigliere comunale a Reggio Calabria, Irto è un candidato dal profilo chiaramente politico, su cui i dem hanno spinto fin dal principio, senza però riuscire però a convincere nè i 5s, in larga parte poco convintamente seduti al tavolo del centrosinistra, nè i cespugli civici, che settimana dopo settimana da quegli incontri si sono sfilati. Risultato, un infinito stallo nelle trattative. Da qui – pare – la decisione di sparigliare le carte e stravolgere il metodo della discussione, che per i dem deve partire da una (propria) concreta proposta di candidato governatore. Sempre che il diretto interessato accetti. Il perimetro della coalizione che lo sosterrà poi è tutto da definire e i delicatissimi equilibri nazionali di certo non semplificano il quadro.
I tormenti di Leu, che a Roma potrebbe sfilarsi in caso di un esecutivo allargato alla Lega di Salvini, inevitabilmente avrebbero riverberi anche sulle regionali. Tutta da chiarire poi è la posizione di Italia Viva. Nel frattempo, le sirene di De Magistris iniziano a parlare anche a quella parte di elettorato dem che ad un governo con la destra di Salvini non si vuole rassegnare.
“Io non ho nulla contro il Pd – dice il sindaco di Napoli – in questi giorni sto incontrando amministratori del Pd, consiglieri del Pd, militanti del Pd. Avrei mai potuto fare il sindaco di Napoli senza il voto di tantissimi elettori ed elettrici del Pd? Il tema è il ceto politico dominante di quel partito. Le nostre porte sono aperte per quella gente che non ha mai avuto voce”. E non è da escludere che in tanti le imbocchino. Ad animare le decine di associazioni, comitati, gruppi territoriali che l’ex pm ha incontrato nelle ultime settimane, sono tanti gli elettori storici di dem e pentastellati e in molti hanno iniziato a guardare al nascente polo civico con interesse proporzionale all’avvitarsi della crisi del Conte bis.
E il centrodestra? Al momento sembra ancora lontano da una soluzione. E anche qui tocca fare i conti con le ferite aperte dalla crisi di governo. Le consultazioni avviate da Mario Draghi sono bastate a far saltare la professata unità di Forza Italia, Fdi e Lega, con i partiti di Berlusconi e Salvini pronti a saltare sul carro del “governo del presidente” e quello di Meloni convintamente fuori dal gioco. Un cambio di assetti che in Calabria rischia di pesare e non poco.
Forza Italia conta ancora su percentuali di consensi a due cifre e in nome di vecchi accordi rivendica il candidato governatore. Ma il partito calabrese è lacerato e non è detto che sul derby interno non decida di giocare Fratelli d’Italia, azzoppato da inchieste e arresti, ma comunque ancora in grado di far pesare i propri voti.
A complicare il quadro, c’è poi un Carroccio dilaniato da una guerra per bande più che per correnti, secondo indiscrezioni tenuto a fare i conti anche con le ambizioni personali del governatore facente funzioni, Nino Spirlì, determinato – dicono – a proporre una propria lista di non stretta osservanza leghista.
Ad aggiungere caos a caos, l’azzeramento – causa inchieste giudiziarie e l’arresto di due dei più importanti dirigenti – di quell’Udc quasi scomparsa nello scenario politico nazionale, ma che in regione fino a poco tempo fa ha fatto da ago della bilancia. Variabili buone – si ragiona all’interno – per puntare su un rinvio della partita per impraticabilità di campo. Ma servirebbe un governo per disporlo. E al momento non c’è.
(da agenzie)
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