REGIONE SICILIA, C’ERA CHI TELEFONAVA GRATIS: SPUNTANO 80 SCHEDE FANTASMA
SONO 700 I TELEFONINI DISTRIBUITI CON CREDITO ILLIMITATO AI 90 DEPUTATI REGIONALI SICILIANI NEL 2001… NESSUNO DI LORO LI HA MAI RESTITUITI A FINE MANDATO E MOLTI DEPUTATI AVEVANO PURE DATO INDIRIZZI FALSI PER EVITARE DI PAGARE LE BOLLETTE
Qualcuno ha comunicato un cognome falso alla Tim. Oppure, una strada che nemmeno esiste a Palermo.
Qualcuno ha saltato persino qualche cifra del suo conto bancario.
Così, 80 persone che hanno in tasca il telefonino con la superconvenzione agevolata dell’Assemblea regionale siciliana non pagano da anni la bolletta del telefono. Probabilmente, c’è anche qualche ex deputato fra i titolari dei cellulari fantasma sui cui adesso indaga la Procura della Repubblica, ipotizzando il reato di truffa, commessa nei confronti del gestore telefonico
Tre anni fa, come anticipato ieri da Repubblica, la Tim aveva chiesto conto e ragione di un buco di 316 mila euro all’assemblea regionale siciliana.
Ma i vertici dell’Ars si sono ben guardati dal pagare: “Non abbiamo sborsato un solo euro”, ha detto ieri il presidente Francesco Cascio, che nel 2008, davanti a quella maxi richiesta di risarcimento della Tim ha deciso che bisognava mettere ordine in un sistema in cui dal 2001 c’era stata sin troppa confusione: sulla carta, era una semplice convenzione, come quella di tante aziende, quella che consentiva ai deputati di avere un telefonino e una scheda a prezzi agevolati.
Restava inteso che il traffico telefonico l’avrebbero dovuto pagare gli utilizzatori della scheda, circa 700 persone.
Sì, perchè le schede telefoniche “privilegiate” dell’Ars, dal 2001 in poi, hanno permesso dialoghi low-cost non solo ai deputati dell’Assemblea, ma anche ai dipendenti e poi a uno stuolo di amici, segretarie, portaborse dei politici: il senatore Vladimiro Crisafulli, allora vicepresidente di Palazzo dei Normanni, ne aveva intestate 11.
Santi Formica, uno dei “big” di An del Messinese (oggi Pdl) poteva disporne di 9.
E l’ex carabiniere Antonio Borzacchelli, il parlamentare dell’Udc poi condannato a 8 anni per corruzione, ne possedeva sette.
Anche deputati nazionali e senatori erano titolari delle vantaggiose schede convenzionate dell’Ars: negli elenchi finiti in mano agli inquirenti ci sono i nomi del sindaco di Palermo Diego Cammarata, che dal 2001 al 2006 sedeva alla Camera, come di Mario Ferrara, che tuttora ha uno scranno a Palazzo Madama.
Il sindaco, attraverso il suo portavoce, ricorda: “È vero, avevo una scheda telefonica dell’Ars: non ricordo da chi mi fu fornita. Ma ho sempre pagato regolarmente la bolletta”, fa sapere il sindaco attraverso il suo portavoce.
Di certo le tariffe, almeno nel 2002, erano allettanti: un abbonamento gratis, lo sconto dell’82 per cento sul prezzo di noleggio del cellulare, e un costo del traffico da cinque centesimi al minuto verso altri telefonini Tim, 15 nel caso di chiamate verso altri operatori. Inizialmente, la Tim inviava periodicamente un’unica bolletta all’Assemblea regionale, che poi provvedeva a trattenere le somme dalle buste paga dei deputati.
Nel 2004, qualcuno si accorse che il numero delle schede era cresciuto a dismisura e che la contabilità cominciava ad essere un po’ confusa.
Così, l’Ars chiese agli utilizzatori dei cellulari di intestarsi i contratti.
Da quel momento in poi, in una situazione di “disordine contabile e amministrativo” raccontata il 13 maggio scorso ai carabinieri e ai magistrati dal capo dell’ufficio informatico dell’Ars Gaetano Savona, la Tim ha cominciato ad accumulare un credito via via crescente.
Fino a una somma di 316 mila euro: fra i “morosi” gli attuali senatori Salvo Fleres e Sebastiano Burgaretta oltre all’ex governatore Totò Cuffaro.
Le fatture contestate si riferiscono per lo più a piccole somme, inferiori a cento euro, e riguardano non solo il traffico telefonico: dentro, ci sono pagamenti non effettuati per servizi wap e sms interattivi.
Accanto a disguidi e ritardi, la “furbata” di un’ottantina di persone divenute irreperibili che, secondo i magistrati, disporrebbero ancora delle vecchie sim e le utilizzerebbero senza pagare alcunchè.
Fra loro, potrebbe esserci qualche politico.
Un comportamento che configurerebbe il reato di truffa ma in un rapporto fra privati – gli utenti – e la Tim.
Visto che l’Ars, dopo avere presentato ampia documentazione, ha dimostrato che il debito della Tim è da attribuire ai singoli possessori delle schede: è quanto risulta dal verbale di una riunione tra Savona e due dirigenti dell’azienda telefonica, risalente al giugno del 2010.
“Abbiamo fatto presente all’azienda che si doveva rivalere sugli intestatari delle schede e non sull’amministrazione e la vicenda si è poi chiusa senza nessun esborso dell’Ars”, afferma ancora Savona.
Negli ultimi anni è cambiato il sistema di “copertura” delle spese telefoniche dei deputati dell’Assemblea: i parlamentari regionali dispongono oggi di una somma annua di 4.150 euro inclusi i servizi di connettività .
Ed entro quel budget devono muoversi, scegliendo da soli contratti e gestori. Intanto, le spese per i telefonini di servizio, concessi a dipendenti e dirigenti degli uffici, si sono ridotte, passando dagli 8.270 euro del 2010 ai 7.156 del 2011.
Ma sulla vecchia convenzione, e sui beneficiari-fantasma, rimangono accesi i riflettori della magistratura.
Emanuele Lauria e Salvo Palazzolo
Leave a Reply