RENZI ORDINA, ORFINI ESEGUE, MARINO SE LA RIDE: NULLA DI FATTO NEL CONFRONTO SERALE TRA IL SINDACO E IL PRESIDENTE PD
“PERCHE’ DOVREI ANDARMENE? VOGLIO PROPRIO VEDERVI VOTARMI LA SFIDUCIA CON LE DESTRE, COSI’ POI MI RICANDIDO CON UNA LISTA CIVICA”
Alle 20,52 si abbassa la serranda di casa Causi, quasi tutta, zona Piazzale della Radio, fuori dal triangolo del potere del centro. Dentro sono passate tre ore.
Da un lato del tavolo Ignazio Marino, con la fedelissima Cattoi e Tricarico. Dall’altro il presidente del Pd Orfini, Alfano Sabella e Stefano Esposito. È l’incontro. Anzi, l’Incontro per trovare una soluzione del caso Roma. Decisivo, dicono.
Selve di cronisti sotto. Ogni tanto si intravede la sagoma del padrone di casa si affaccia, lì all’ultimo piano, nel poco spazio tra serranda e davanzale.
L’ordine è partito direttamente da Cuba: “Adesso basta — le parole di Renzi — giocare su Roma. Mi era stato garantito che, al ritorno, non avrei più trovato Marino sindaco. Il caso va chiuso”.
Altrimenti, è la seconda parte del ragionamento, “mando a casa tutti”.
Si spiega così il motivo per cui Orfini ha preso l’iniziativa dell’incontro con Marino, dopo giorni in andava ripetendo: “Per me il caso è chiuso, io con quello non ci parlo più”.
Ecco, l’ordine cubano. Poi la convocazione nel condominio, come una lite qualunque, per sbrogliare il pasticcio Capitale.
L’idea del presidente del Pd è di chiudere per cena, consentendo a Renzi di fare una dichiarazione distensiva per il tg delle 20,30: “Ti rendiamo l’onore delle armi, con una dichiarazione di Matteo, ma a questo punto non puoi andare avanti. Ti fai male tu e fai male al Pd. Ti rendi conto che questa storia rischia di farci perdere le amministrative?”.
Nulla da fare, l’incontro va avanti a oltranza. E Renzi dichiara: “Totale sostegno a Orfini”.
Un modo per dire a Marino: vattene. Insomma, tutta l’artiglieria è in campo.
Passano le ore. Scende Causi. Si trova davanti un muro di taccuini, telecamere.
Ti aspetti la dichiarazione di fine incontro: “Abbiate pazienza – dice – sto andando a comprare le sigarette”.
Marino non molla: “Io non me ne vado. Perchè dovrei? Voglio proprio vedere se il Pd vota le mozioni della destra. Le vota? Bene, io a quel punto mi candido alle primarie. Non me lo consentono? Faccio una lista civica”.
Non solo. Ha fatto anche capire che potrebbe prendersi tutto il tempo che gli consentono i regolamenti per arrivare alla discussione delle mozioni di sfiducia il 10 novembre.
Una nuvola di fumo avvolge il destino del Pd.
L’incontro significa che Marino non è stato piegato. E che le parti sono tornate a parlarsi. Nè a Marino basta un riconoscimento formale.
Sul tavolo i fedelissimi del sindaco mettono anche un’ipotesi: arriviamo a febbraio per concordare un’uscite onorevole e così si evita di votare a Roma il prossimo anno. Parecchi consiglieri infatti si sentono come dei tacchini che votano il Natale, per ordine di Renzi, ma senza molta convinzione.
Niente da fare. Renzi la vuole chiudere. I suoi ci vanno giù duri.
Chissà . Il negoziato continua nei prossimi giorni. A cinque minuti della fine del primo tempo, è espulso Chiellini. Juve in dieci. Esposito si affaccia per un’altra sigaretta. Rivolgendosi ai giornalisti, dice: “Posso fumare? Almeno questo…”.
Non è proprio serata. Fine primo tempo. Esce Marino: “Sto riflettendo” dice.
La partita, questa, non è ancora finita.
(da “Huffingtonpost”)
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