RENZI-PARTIGIANI, NÉ FESTA NÉ UNITÀ: DUELLO ANPI-PREMIER A BOLOGNA
FISCHI, APPLAUSI, CONTESTAZIONI: IN UN CLIMA DA DERBY SI AFFRONTANO LE DUE ANIME DELLA SINISTRA
Quello che va in scena alla festa dell’Unità di Bologna è lo scontro tra due popoli divisi e lontani.
Nel tanto atteso “duello” tra il presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia e il presidente del Consiglio Matteo Renzi sul referendum costituzionale ad avere voce in capitolo sono principalmente le 4mila persone accorse per assistere al dibattito.
Ognuno ha i suoi supporter. Ed è in un clima da stadio, dove il dialogo viene spesso interrotto da fischi e urla da parte del pubblico, che Renzi e Smuraglia si confrontano, moderati da Gad Lerner, sulla consultazione che si terrà a novembre.
I partigiani sono accorsi in massa ma anche il Pd si è cautelato, dopo le contestazioni ricevute alla festa dell’Unità di Catania, chiamando a raccolta tutti i 300 comitati per il Sì della regione.
Il clima, più delle stoccate lanciate dai due relatori, definisce il tenore e l’importanza del confronto.
Non è stata quindi l’occasione per appianare le divergenze emerse violentemente a maggio scorso, quando il ministro Boschi mandò su tutte le furie i partigiani facendo una distinzione tra quelli veri e quelli iscritti all’Anpi.
“Il nostro statuto dice che tra gli obiettivi c’è quello di difendere e chiedere l’attuazione della Costituzione, nello spirito con cui la votarono i costituenti. E la riforma danneggia il Paese e stravolge lo spirito della Carta Costituzionale”, afferma Smuraglia lanciando la prima frecciata al premier.
Mentre Renzi replica arriva la prima interruzione da parte di uno spettatore che dalla platea grida: “Vai a casa”.
Il premier, rivolgendosi direttamente al contestatore, ribatte che “c’è una procedura semplice: finchè c’è la fiducia del Parlamento io rimango”.
Quanto al referendum, “si può votare sì. Si può votare no. Ma dire che è in gioco la democrazia è una presa in giro nei confronti degli italiani”, afferma Renzi.
Smuraglia e il premier snocciolano quelli che a loro parere sono i punti di forza e i punti deboli della riforma firmata Boschi: il presidente dell’Anpi nota come non sia chiara l’elezione del futuro Senato nè tantomeno le sue funzioni, Renzi ribatte che “vengono ridotte le poltrone e non gli spazi democratici”.
Si parla di Italicum: per Smuraglia legge elettorale e riforma sono strettamente legati, Renzi afferma ancora una volta di essere pronto a modifiche se arrivano proposte dalle opposizioni: “Anche se un po’ mi costa – confessa – perchè ritengo l’Italicum un’ottima legge, essendo copiata dalla legge dei sindaci”
Una parte del dibattito viene spesa per parlare dell’inversione di rotta di Renzi rispetto a quanto annunciato mesi fa sul suo destino in caso di vittoria del No: “Renzi, dicendo che se perdeva andava a casa – dice Smuraglia – si è accorto di aver assunto una posizione pericolosa. Ora hanno cambiato versione: prima Confindustria, poi gli Usa e ieri anche un altro paese europeo ci dicono che se vince il No sarà la catastrofe”.
Renzi fa mea culpa: “Pensavo che quella frase fosse un atto di responsabilità , in estate tutto il Pd mi ha detto di non parlarne più perchè l’argomento stava oscurando il dibattito referendario: quello che sia giusto fare lo tengo per me, ma dico che questa riforma può rendere l’Italia più agile”
“I deputati non sono diminuiti. Ma pensi che sia stata una cosa semplice fare quello che per anni si è solo promesso e mai realizzato? Non ho memoria di tuoi atti parlamentari in cui hai proposto di dimezzare il numero dei parlamentari, non era semplice evidentemente”, attacca poi Renzi riferendosi al passato parlamentare di Smuraglia.
Ma è quando Renzi parla di lavoro che il clima si riaccende: “Io avrei tutto l’interesse a dire quello che è stato fatto negli ultimi due anni: in questo paese negli ultimi due anni ci sono più diritti per tanti e per tutti”, afferma ma subito viene interrotto dai fischi di una parte del pubblico.
“Andate a dire a due persone dello stesso sesso se hanno meno diritti”, ha aggiunto ricevendo applausi. “Se ci sono 580mila posti di lavoro in più, dovete dire grazie a chi ci ha creduto”, ha poi detto Renzi ricevendo ancora altri fischi.
Smuraglia non si scompone mai durante il dibattito, Renzi invece alza più volte la voce e si rivolge direttamente a quella parte di pubblico che lo contesta.
All’inizio del dibattito Renzi aveva assicurato: “Quella del Pd sarà sempre la casa dell’associazione partigiani, anche quando siamo in profondo disaccordo”.
Alla fine del confronto, il dubbio che sia in atto un trasloco però sorge.
(da “Huffingtonpost”)
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