RENZI: “SE REGGE, BENE, MA SE SALTA L’ACCORDO DECRETO E VOTO COL CONSULTELLUM”
NESSUN ALTRO TENTATIVO SE FALLISCE IL “TEDESCO”: SI VOTA… E LOTTI E’ GIA’ AL LAVORO SULLE LISTE
Le notizie che arrivano dalla Camera quasi lo gasano.
Perchè, paradossalmente ma non troppo, possono rappresentare l’occasione per un’ulteriore accelerazione verso il voto.
Matteo Renzi è al Nazareno, nella sua nuova stanza che pare un bunker. Da lì telefona, manda messaggi, spiega ai suoi, parecchio agitati: “Calma ragazzi che per noi è una situazione win win. Se Grillo tiene, abbiamo fatto le riforme condivise, come chiesto dal capo dello Stato. Passa un accordo con l’80 per cento del Parlamento. Se non tiene….”.
Il tono di voce è quello di chi vorrebbe dire il più classico dei “te l’avevo detto”: “Se non tiene — prosegue — si va al voto con l’Italicum modificato dalla Consulta. Con un decreto per intervenire su alcuni punti. Proprio come abbiamo chiesto dal primo giorno…”.
E a quel punto, è il finale del ragionamento, è complicato che qualcuno possa dire di no. È evidente che quel qualcuno è il Quirinale, perchè qualora venisse bocciato un accordo votato in commissione dall’80 per cento delle forze politiche, nessuno potrebbe far finta di niente.
Concetto che in parte il segretario del Pd affida a un post su facebook: “Se qualcuno si tirerà indietro, gli italiani avranno visto la serietà del Pd che ha risposto all’appello del Capo dello Stato”.
Significa che, almeno così la pensa Renzi, non è pensabile nè affrontare il Vietnam del Senato solo con Berlusconi, nè un altro giro, ovvero la ricerca di una mediazione su un altro testo.
Questo tentativo è “one shot”: se non va a bersaglio il colpo, allora significa che questo Parlamento ha un problema enorme di credibilità , che rende complicata la prosecuzione della legislatura: “Che facciamo? — dice chi ha parlato con Renzi — Andiamo avanti come se nulla fosse?”.
Pare un lupo che sente l’odore del sangue, il segretario del Pd.
Lo sente sul caso Consip, o meglio su Woodcock, dopo che il vicecomandante del Noe è stato iscritto sul registro degli indagati per depistaggio, altro episodio che smonta l’inchiesta napoletana avvolgendola in un’ombra inquietante.
Lo sente nell’eventuale voltafaccia di Grillo: sarebbe l’Incidente, la fine — per tutti – dell’alibi per non andare al voto.
Insomma, almeno questo è l’animus, il voto a ottobre non è in discussione. Giusto il tempo di convertire il decreto.
Anzi la rottura potrebbe determinare una drammatizzazione sul tema. E un’arma d’attacco verso i Cinque Stelle. Per la serie: “Non sono affidabili”, “votano una cosa in commissione, poi in Aula si tirano indietro”, “hanno paura del voto anticipato”… Proprio per tutte queste ragioni in parecchi non riescono a prevedere cosa accadrà nel Movimento da qui a domenica.
Rosato, Guerini riportano al Nazareno un quadro che è oggettivamente confuso: “Lì dentro sono spaccati, tra l’ala di Di Maio che vorrebbe tenere l’accordo e gli altri che non lo reggono, per tutta una serie di motivi”.
Matteo Richetti è uno che va al sodo: “Non la reggono, è evidente, non reggono quello che il loro mondo considera un inciucio con noi e Berlusconi. I sondaggi dove scendono ce li hanno pure loro. E dunque rompono”. Chissà .
La certezza è che, al Nazareno, si sentono in campagna elettorale, con Lotti che ha iniziato a lavorare sulle liste.
(da “Huffingtonpost”)
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