RENZI SONDA BERLUSCONI SU PADOAN E MATTARELLA, MA LA CARTA NASCOSTA E’ DELRIO
PERDONO QUOTA PADOAN E MATTARELLA
Matteo Renzi sgranocchia una mandorla tostata. Una, due, mandorle, tre mandorle alla bouvette della Camera. Le considerano irresistibili.
Selva di cronisti. Il premier incrocia Alfonso Bonafede, grillino: “Ehi, biondino… Come è andata col Csm?”.
Il biondino si gira, assieme alla moretta Giulia Sarti: “Sul Quirinale — prosegue Renzi – se volete venire, venite. Ma dire che non volete metterci piede…”.
Tocca al biondino: “Noi proponiamo un metodo di trasparenza, voi potete proporci il nome. Se accetti il nostro metodo possiamo arrivare ad avere il Presidente della Repubblica già al primo voto”.
Il premier sorride attento a farsi ascoltare dai cronisti: “No, al primo voto non ce la facciamo”. Lo show prosegue in Transatlantico, con i giornalisti: “Siete un po’ paraguri”. Arriva pure Renato Brunetta, battute.
È comparso verso le sei Renzi, per una breve riunione alla sala del governo con Guerini, Speranza e Maria Elena Boschi.
Senza cravatta, qualche stretta di mano: “Pare un candidato in campagna elettorale permanente” sussurrano nel Palazzo.
La partita per il Presidente è uno spettacolo su come conduce il gioco.
Al Nazareno inteso come sede del Pd arrivano tutti domani, ma non è il giorno in cui si fanno nomi.
Si è capito che il “nome” uscirà sabato mattina: prendere o lasciare.
Con Berlusconi i contatti sono costanti, diretti e attraverso gli ambasciatori, ma pure il Cavaliere è preoccupato: “La mia richiesta — ha detto ai suoi — è un nome in modo da avere una notte per pensarci su”.
Per carità , non è che finora si sia parlato di massimi sistemi. Più di un nome è stato fatto tra palazzo Chigi e Arcore, ma non quello su cui puntare.
Perchè “Matteo” ha capito che l’altro non sa tenersi, come si dice a Roma, “un cecio in bocca”.
Meglio non correre rischi. E tenerlo appeso, magari parlando solo con Verdini.
“Ma quale è il nome vero di Matteo?”: l’interrogativo è un tormentone, pure tra quelli che contano.
Oggi il premier ha testato il gradimento ad Arcore di Padoan e, di nuovo, di Mattarella.
Ovviamente alla quarta votazione. I contatti ci sono stati. E la risposta dei Berlusconi è che va bene arrivare alla quarta votando scheda bianca (ancora una volta si conferma l’intesa nazarenica) ma Mattarella è indigeribile: “Quello — ha detto l’ex premier ai suoi – diventa il nuovo Scalfaro”.
E poi non piace neanche ad Alfano. Duro da digerire anche Padoan, perchè è un tecnico.
Anche se, raccontano in ambienti berlusconiani, i suoi rapporti con Gianni Letta sono diventati ottimi negli ultimi tempi.
I più smaliziati ci vedono un gioco delle parti, con Renzi che non vuole Mattarella, giurista pignolo, amico di D’Alema e fa porre il veto da Berlusconi.
E Renzi che sonda su Padoan, ma non è convinto fino in fondo.
Già , Renzi sonda, valuta, solletica le aspettative.
Fa i complimenti a Grasso per come sta lavorando, in modo che qualche presente ciarliero glielo riferisca: “Il suo è un nome che tengo in considerazione”.
Parla benissimo di Veltroni, tanto che i suoi assicurano: “Su Walter il problema è la minoranza del Pd, non Matteo”.
E così il gioco resta nelle mani del premier, fino al “prendere o lasciare” di sabato mattina.
Come in una partita di poker: oggi “parola” per stanare gli altri, sabato “piatto” e vedo.
Punto fisso del gioco, l’asse con Berlusconi. Andare alla quarta votazione questo significa: far capire alla minoranza che Renzi mette in conto una rottura a sinistra come sull’Italicum e considera irrinunciabile l’asse con Berlusconi.
Ricordate quando Bersani disse: perchè non partiamo dalla prima?
Lo spettacolo, come sul tavolo verde, è nel gioco, nella capacità del premier di alimentarlo.
I riflettori domani saranno sul Nazareno, dove arriverà Silvio Berlusconi e prima le delegazioni degli altri partiti, ma non è domani la giornata del “nome”.
È il giorno di un altro giro: “Non c’è che dire — dice un oppositore — è un fuoriclasse della comunicazione, prima la Merkel, poi il Nazareno, poi chissà . Peccato che non mette la testa su un dossier per più di mezz’ora”.
Epperò nel gioco di simulazione, dissimulazione, bluff c’è un nome che ad Arcore gira da un po’, da quando Renzi ha chiesto al Cavaliere, attraverso i suoi, di rifletterci. E chissà se è un caso ma, per non essere “bruciato” non è mai comparso nè su un giornale di famiglia nè in televisione.
Quello di Graziano Delrio, lo spot perfetto di Renzi: fedelissimo, 55 anni il prossimo 27 aprile, sarebbe il presidente della Repubblica più giovane della storia d’Italia nell’era del presidente del Consiglio più giovane della storia d’Italia: “Santità — disse Renzi a papa Francesco presentandolo — questo è il sottosegretario Delrio, lei è la moglie. Hanno 9 figli: hanno vinto il campionato e anche la Champion League?”. Perfetto, nella campagna elettorale di Renzi.
Perfetto alla quarta, o magari alla quinta votazione.
Ovviamente con Berlusconi. Il quale, scommettono i suoi, potrebbe dire di sì pure a uno come Delrio, superando — se si sente garantito — il fatto che è nel governo. Anzi, potrebbe essere meglio di un tecnico.
(da “Huffingtonpost“)
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