ROTTAMARE RENZI PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI: ECCO PERCHE’ LA SUA MANOVRA E’ UNA PATACCA DEMAGOGICA
DOVEVANO ESSERE 6,7 MILIARDI STRUTTURALI, MA GLI 1,2 DELL’IVA SONO UNA TANTUM… TASSARE DI 1 MILIARDO LE BANCHE E’ RIDICOLO: AUMENTERANNO I COSTI PER I CORRENTISTI, RIDURRANNO IL CREDITO ALLE IMPRESE E LICENZIERANNO … E I TAGLI PER 4,5 MILIARDI AI PRESUNTI SPRECHI FINIRANNO PER LO PIU’ PER GRAVARE SULLO STATO SOCIALE, RIDUCENDO I SERVIZI SANITARI E IL PERSONALE
“Anche nel mondo della Pubblica amministrazione bisogna iniziare a stringere la cinghia. E’ in corso una rivoluzione sistematica in Italia, qui non si tratta di riformare un ente”. Lo ha detto il capocomico Matteo Renzi, nella conferenza stampa di presentazione del Documento di economia e finanza (Def) varato questa sera dal Consiglio dei ministri.
Peccato che nella fretta si sia dimenticato di tagliare i suoi contributi previdenziali da quando fu inquadrato come dirigente dalla azienda di famiglia poco prima di diventare presidente della provincia di Firenze e gia costati 300.000 euro alla collettività .
Renzi ha annunciato che il taglio dell’Irpef per quest’anno sarà di 6,7 miliardi di euro: il risultato sarà un bonus medio di 80 euro al mese ai lavoratori dipendenti e assimilati che guadagnano meno di 25mila euro lordi all’anno.
E qui sta l’altra buffonata demagogica: se vi sono 4 milioni di italiani sotto la soglia di povertà e 7 milioni di pensionati sotto i 1000 euro mensili, era a loro che andavano dati gli 80 euro, non a chi ne guadagna 1.400.
Questa è giustizia sociale, caro ballista.
Passiamo alle coperture: 1,2 miliardi arriveranno dall’Iva incassata pagando i debiti della P.A., entrata scontata ma non strutturale come promesso da Renzi e richiesto dall’Europa.
Ovvero è un’entrata una tantum, l’anno prossimo ci si attacca al tram.
Un miliardo demagogico arriverà dall’aumento della tassazione sulle plusvalenze delle quote della Banca d’Italia. Un ritocco retroattivo, questo, che ha subito suscitato le proteste dell’Abi: ”Ingiusta e illogica” il direttore generale Giovanni Sabatini nel pomeriggio, quando si sono diffuse le prime indiscrezioni.
Perchè demagogica? Perchè è evidente che le banche aumenteranno il costo dei servizi alla clientela, taglieranno il credito alle imprese e un po’ di dipendenti.
Poi ci saranno 4,5 miliardi di “revisione della spesa”, attraverso un mix di interventi che vanno dall’abbattimento delle uscite per beni e servizi (comprese quelle della sanità ) all’annunciato giro di vite sugli stipendi dei dirigenti pubblici.
Quanto ai proventi teorici derivanti dalle privatizzazioni, 12 miliardi previsti solo per quest’anno, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha detto saranno utilizzati per ridurre il debito pubblico.
Le stime sui conti pubblici — Il Def, che mette nero su bianco gli obiettivi di politica economica e di finanza pubblica da raggiungere nei prossimi tre anni, prende le mosse da una serie di previsioni sull’andamento delle variabili macroeconomiche.
Stime dettate da “estrema prudenza e aderenza alla realtà ”, che “spero saranno smentite in positivo”, ha detto Renzi. In particolare, la crescita del pil prevista per quest’anno è dello 0,8%.
Peccato che proprio oggi, però, il Fondo monetario internazionale ha fatto sapere di prevedere per il pil italiano solo un flebile +0,6% (quanto la Grecia).
I possibili appunti di Bruxelles
Il rinvio al 18 aprile del taglio dell’Irpef è dovuto al fatto che, come è noto, il Def non è una legge. Gli interventi che elenca, per diventare operativi, devono essere recepiti da successivi decreti.
Non solo: il documento dovrà passare al vaglio di Bruxelles, dove verrà inviato entro fine mese. La Ue, come previsto dalle regole del Patto di stabilità e crescita, il 2 giugno renderà note le proprie “pagelle” e le eventuali raccomandazioni aggiuntive per gli Stati membri giudicati troppo lassisti nel programmare il calendario dei “compiti a casa”.
Un passaggio fondamentale, è evidente, per il rapporto tra il governo Renzi e le istituzioni europee.
Ma l’indicazione, come fonte di copertura per il taglio delle tasse, del maggior gettito Iva, potrebbe creare qualche problema: si tratta di un’entrata una tantum e non strutturale, come invece il governo aveva promesso alla vigilia. E le coperture una tantum, di solito, fanno storcere il naso ai burocrati europei.
Le privatizzazioni
La privatizzazione di Poste ed Enav è “in fase avanzata” e il Governo si impegna ad andare avanti “su questa strada”, che stima possa valere 12 miliardi solo per quest’anno.
Secondo le indiscrezioni circolate finora il governo dovrebbe mettere sul mercato il 40% di Poste Italiane (valutato nei mesi scorsi tra i 4 e i 5 miliardi) e il 49% dell’Enav, la società a cui lo Stato ha affidato la gestione e il controllo del traffico aereo civile in Italia, un’operazione che potrebbe valere un altro miliardo di euro. Padoan non ha voluto fornire ulteriori dettagli sui possibili target da dismettere ma di ipotesi sul tavolo ce ne potrebbero essere diverse.
Si va dalla controllata di Ferrovie dello Stato, Grandi Stazioni, alle quote in Eni e Stm, senza dimenticare realtà come Sace, Fincantieri e Cdp Reti.
Insomma ci svendiamo il patrimonio.
A criticare il piano targato Renzi è stato immediatamente il compagno di partito, Stefano Fassina che ha definito “grave e autolesionistica la parte sulle privatizzazioni”.
Il risultato, ha detto, “anche questa volta sarà lo stesso raggiunto dai governi precedenti: meno Pil, meno occupati e più debito pubblico”.
Leave a Reply