SALVINI: IRA PER TOTI, SCREZI CON LA MELONI
LA LEGA CREA UNA SEGRETERIA POLITICA PER FAR FINTA DI AFFIANCARE SALVINI… INTANTO LUI LITIGA CON TOTI E CERCA DI PIAZZARE LA BONGIORNO ALLE COMUNALI DI ROMA TRA UN ANNO, MA LA SCELTA SPETTA ALLA MELONI
Tutti i territori portano a Roma, intesa come Campidoglio, ma anche e soprattutto come Palazzo Chigi. E la strada verso l’obiettivo passa per una parola che a Matteo Salvini ha sempre dato l’orticaria: collegialità .
In una botta sola, sulla scia della “mancata vittoria” alle Regionali, la Lega si dota di ben due nuovi organismi.
Un coordinamento regionale tra i territori, una specie di “cabina di regia” o “governo ombra” – anche se ai leghisti questa definizione non piace – che dalla periferia raggiunga il centro senza lasciare aree di eccessiva “autogestione”.
E comincia a lavorare su una segreteria politica, che sarà varata ufficialmente tra 10-15 giorni e che affiancherà il leader nella definizione dell’agenda politica. Come quella che, all’epoca di Umberto Bossi, era guidata da Bobo Maroni.
In una lunga riunione con tutti i suoi coordinatori regionali — presenti anche i capigruppo di Senato Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, Giancarlo Giorgetti con cui il saluto è stato affettuoso — il leader è apparso rassegnato alla scadenza naturale della legislatura, ma pronto a qualsiasi evenienza se la crisi nei Cinquestelle finisse per acuirsi
Ecco perchè, bisogna contrattaccare. Anche per attutire i dubbi sorti dopo le Regionali. Se ieri è stato il giorno dello stordimento, oggi l’umore è virato all’ira.
Il Capitano si è sfogato con i suoi: mi sono impegnato senza risparmiarmi — la sostanza del suo discorso — non può essere che dove perdiamo è colpa mia e dove vinciamo merito di altri.
E stavolta, non ce l’aveva con Luca Zaia quanto con l’intervista di Giovanni Toti al Corriere della Sera, che attribuiva a Salvini i numeri, ma non la capacità di gestire la coalizione invitandolo a “togliersi la maglia della Lega” per indossare quella dell’intero centrodestra.
Un’esternazione che è stata considerata “fuoco amico”, ha lasciato stupefatto “Matteo” ha provocato molti mugugni tra i suoi colonnelli.
“Se non era per Matteo, Toti non sarebbe dov’è — ha sibilato Edoardo Rixi- E’ uno scivolone mediatico frutto di poca lucidità post ubriacatura elettorale”.
E il coordinamento regionale per funzionare dovrà imbrigliare e incardinare le velleità di governatori — e magari sindaci – troppo ambiziosi.
Viceversa, con Giorgia Meloni Salvini — dopo aver martellato sulla scelta sbagliata del “suo” Raffaele Fitto in Puglia — ha cercato la distensione: “Non credo si rivolgesse a me per il mancato gioco di squadra”.
La verità è che si ritrova esposto su tutti i fronti — con esponenti di Forza Italia che rivendicano l’assenza di un’area moderata tra le cause della debolezza della coalizione — e non può indebolire troppo l’asse “sovranista” con FdI.
La prossima tornata elettorale saranno le comunali del 2021: meno di un anno per costruire candidature comuni con radici solide. Roma è in cima ai pensieri: se Pd e M5S dovessero rimanere incagliati (e separati) su Virginia Raggi, la destra si vedrebbe servito il Campidoglio su un vassoio d’argento. Ecco perchè, sottotraccia, la mobilitazione è già partita.
La dichiarazione di Salvini che il potenziale sindaco possa provenire dal mondo delle imprese o delle professioni ha scatenato un putiferio nei dirigenti locali.
Anche perchè nella ripartizione interna delle caselle, quel posto spetta a Fratelli d’Italia, dove qualcuno l’ha letto come un endorsement per Giulia Bongiorno.
In realtà , un’intesa di coalizione potrebbe essere facilmente raggiunta sul nome di Guido Crosetto, coordinatore nazionale meloniano corteggiato anche dai padani con la benevolenza dei forzisti. Se non fosse che l’ex sottosegretario alla Difesa, oltre a essere piemontese di nascita, è assai poco propenso.
(da “Huffingtonpost”)
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