SBARRAMENTO, PREMIO E PROPORZIONALE: COSI’ LA NUOVA FORMULA DELL’INTESA RENZI-BERLUSCONI
SOGLIA AL 5% PER LE FORZE IN COALIZIONE E ALL’8% PER CHI CORRE DA SOLO
E alla fine fu l’Italicum. L’accordo tra Berlusconi e Renzi è stato raggiunto su quello che si può definire un «quarto modello» rispetto ai tre proposti dal leader del Pd, frutto del lavoro preparatorio intercorso nei giorni scorsi tra il professor Roberto D’Alimonte, esperto di sistemi elettorali vicino a Renzi, e Denis Verdini, coordinatore di Forza Italia.
Naturalmente, nei prossimi giorni, gli esponenti dei due partiti maggiori continueranno a lavorarci con l’eventuale contributo degli alfaniani e dei centristi – se la trattativa andrà in porto –, ma la sostanza non dovrebbe cambiare.
Ecco di che cosa si tratta
Proporzionale con sbarramento
Per la Camera dei deputati (che sarà l’unica Camera elettiva e quella che darà la fiducia al governo) la distribuzione dei seggi avverrà a livello nazionale, in base ad un sistema proporzionale.
Quindi, la ripartizione dei voti tra i vari partiti sarà attribuito in un collegio unico nazionale.
Per evitare che il risultato elettorale sia in balia delle formazioni poco rappresentative, è stato pensato uno sbarramento del 5 per cento per i partiti che facciano parte di una coalizione e uno più alto, dell’8 per cento, per i partiti non coalizzati.
Di fatto si obbligano tutti i partiti ( a parte i tre maggiori) ad allearsi con Pd o Forza Italia altrimenti scompaiono. Fermo restando che i sondaggi oggi danno tutti i partiti minori sotto anche il 5%, non solo all’8%.
Il premio di maggioranza.
La governabilità e la stabilità sono assicurate da un premio di maggioranza per la coalizione che raggiunga almeno il 35 per cento dei voti su base nazionale.
Il premio ipotizzato consisterebbe in un 20% di seggi in più, che permetterebbe di raggiungere complessivamente il 55 per cento dei seggi, alla coalizione vincente
La proporzione tra questi due numeri – coalizione al 35 per cento e un premio del 20% dei seggi – è uno dei punti più delicati dell’intero accordo.
Ci sono dei dubbi al riguardo: se cioè non sia troppo alto il premio previsto o troppo bassa la percentuale richiesta per ottenerlo.
Il 35% in effetti è troppo basso e un premio del 20% è assurdo.
Se nessuna coalizione dovesse raggiungere il 35 per cento dei consensi a livello nazionale, i voti invece verrebbero ripartiti proporzionalmente in base ai risultati raggiunti da ciascun partito e da ciascuna coalizione (fatti salvi i due diversi livelli di sbarramento di cui si è detto).
E qui saremmo alla farsa: se nessuno arrivasse alla quota per far scattare il premio (35-40%), nessuno avrà da solo la maggioranza, come peraltro accade ora.
A che cosa sarebbe servita a quel punto la grande riforma dovranno poi spiegarlo agli italiani
Le liste bloccate «corte
Come verranno scelti i candidati? Questo è stato uno dei talloni d’Achille del Porcellum e uno dei motivi principali della sua recente bocciatura da parte della Corte costituzionale.
Ebbene la Corte ha stabilito il principio che i candidati devono essere facilmente individuati dagli elettori, che i cittadini devono sapere per chi votano.
Non ha però censurato il sistema delle liste bloccate in sè: ha solo evidenziato il problema costituito da liste troppo lunghe (con troppi nomi) che impediscono all’elettore di sapere chi alla fine verrà eletto e riducendo, di fatto, al minimo il suo potere decisionale.
In verità la Corte avrebbe anche detto che le preferenze andrebbero ripristinate almeno per una parte delle liste, ma su questo aspetto Pd e Forza Italia fanno orecchie da mercante, preferendo un parlamento di nominati.
Nell’Italicum, il numero dei seggi, pur attribuito su scala nazionale, consentirà di eleggere i candidati presentati dai vari partiti in circoscrizioni su base provinciale ( o nel caso delle province più grandi e più densamente popolate) su base subprovinciale.
E su liste «corte» e «bloccate». Non ci saranno quindi preferenze da esprimere.
La base provinciale segna una differenza sostanziale rispetto al modello spagnolo originariamente proposto, dove le circoscrizioni elettorali sarebbero state molto più piccole e senza la distribuzione dei voti a livello nazionale.
La base «provinciale» o «subprovinciale» avrà anche un’altra conseguenza. Non ci sarà infatti la necessità di riscrivere completamente le circoscrizioni elettorali, compito che da solo avrebbe richiesto moltissimo tempo, prima di poter andare nuovamente a votare.
M.Antonietta Calabrò
(da “il Corriere della Sera”)
Leave a Reply