SCANDALO UBI BANCA: YACHT E AEREI SVENDUTI AGLI AMICI
INDAGATI ANCHE BAZOLI (INTESA), ZANETTI E PESENTI… I PRIMI DUE HANNO PARTECIPATO A UN “PATTO OCCULTO” PER SPARTIRSI LE NOMINE DELL’ISTITUTO IN BARBA ALLE AUTORITà€
Un patto occulto per spartirsi le nomine in Ubi Banca mai comunicato alle autorità di controllo.
E aerei, beni di lusso acquistati attraverso Ubi leasing e poi rivenduti ad amici a prezzi ritenuti “irrisori e ridicoli”.
Come lo yacht “Beata of Southampton”, un Alkhir 108 pagato dalla banca 12 milioni di euro e ceduto pochi mesi dopo ad appena 3,5 milioni alla Tuscany charter di Silvia Lucchini, figlia di Italo, noto commercialista bergamasco, consigliere di Ubi e di Italcementi.
Sono questi i due filoni d’indagine che da ieri, su richiesta del pm bergamasco, Fabio Pelosi, vedono indagate 15 persone tra cui Lucchini, il presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, il presidente di Italcementi, Giampiero Pesenti ed Emilio Zanetti, presidente dal 1985 della Banca Popolare di Bergamo, fautore dell’unione con la Banca Lombarda e Piemontese con cui nel 2007 creò Ubi di cui è stato presidente di gestione fino al 2013.
Secondo le indagini condotte dagli uomini del nucleo valutario della Guardia di finanza, guidato dal comandante Giuseppe Bottillo (lo stesso, per capirci, che ha compreso e fatto emergere lo scandalo finanziario del Monte dei Paschi di Siena), prima di unire le due banche Bazoli e Zanetti, che rappresentavano le due realtà presiedendo le associazioni dei soci, hanno siglato un patto di spartizione delle nomine che si è poi ripetuto fino al 2013.
In pratica decidevano prima delle assemblee dei soci chi doveva insediarsi, con l’obbligo di non indicare altri nomi.
Venendo così meno a quanto previsto dalle norme che invece obbligano ad “autonomia e indipendenza” e impone che i vertici rispondano “a criteri di sana e corretta gestione”.
Ieri gli uomini del Valutario hanno perquisito la sede centrale della banca e sequestrato materiale ritenuto interessante al fine delle indagini.
Il legale di Bazoli ha respinto le accuse, che coinvolgono anche esponenti di vertice della banca (tra cui il ceo Victor Massiah e il presidente della sorveglianza Andrea Moltrasio).
“Gli accordi che hanno dato vita a Ubi” e “tutti i successivi sono stati recepiti negli statuti e in atti ufficiali debitamente comunicati” ha scritto in una nota.
Ma a quanto risulta dalle indagini nè Consob nè Banca d’Italia avevano ricevuto il patto nè altri documenti: alle autorità di vigilanza Ubi ha comunicato solamente lo statuto.
Già due esposti, uno presentato dall’Adusbef, uno dai consiglieri di minoranza di Ubi guidati dal professor Resti e presentato a Consob, Banckitalia e in procura, erano indicati termini dell’accordo e omissioni dei vertici dell’istituto di credito. Informazioni cui le indagini della Guardia di finanza hanno trovato riscontro.
Già lo scorso novembre la Consob aveva compiuto un’ispezione negli uffici di Ubi e gli esiti sono attesi a giorni. Inoltre il prossimo 5 giugno si svolgerà udienza sulla richiesta di annullamento dell’assemblea eletta nel 2013 su richiesta anche di Giorgio Jannone, ex parlamentare di Forza Italia e oggi presidente e amministratore delegato delle cartiere Pigna in rotta con i vecchi vertici di Ubi Banca.
Passa in secondo piano l’altro filone dell’indagine, in parte già noto.
Tra gli indagati figura Pesenti: a lui sarebbe infatti arrivato lo yacht, come ha ammesso in prima persona, seppure l’imbarcazione sia in bella mostra sul sito di Lucchina.
Le indagini hanno avuto avvio dall’inchiesta sul fallimento della società di Lele Mora. L’ormai ex agente dei vip aveva infatti acquistato un aereo Cessna attraverso la Ubi leasing pagando però solamente le prime mensilità .
L’aereo, da 9 posti, del valore di un milione e 800 mila dollari è tornato quindi nelle proprietà di Ubi leasing ed è stato rivenduto ad appena 60.962 euro a una società con sede nel Delaware.
Palazzo Koch si è occupata di Ubi leasing già nel 2012 sanzionando i vertici della società dopo un’ispezione durata oltre un anno.
Il provvedimento, firmato dal direttore generale di Bankitalia Fabio Panetta, aveva individuato carenze nell’organizzazione, nei controlli interni e nella gestione del credito da parte di componenti ed ex componenti il consiglio di amministrazione; carenze nei controlli da parte dei componenti il collegio sindacale; e carenze nell’organizzazione, nei controlli interni e nella gestione del credito da parte dell’ex direttore generale.
Gli stessi vertici sanzionati un anno fa sono ora indagati dalla Procura di Bergamo per truffa aggravata e riciclaggio.
Davide Vecchi
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