“SE BERLUSCONI VUOLE LA GRAZIA, DEVE PRIMA AMMETTERE LA COLPA”: INTERVISTA A DE SIERVO
L’EX PRESIDENTE DELLA CONSULTA: “LA COSTITUZIONE PREVEDE UGUAGLIANZA E RISPETTO DELLA LEGALITA’, ILLUSORIO CERCARE UN’ANCORA DI SALVEZZA”
“S’illude, il Cavaliere, se vede la Carta come “un’ancora di salvezza”. Lì, per lui, nella situazione attuale, “non c’è nulla”.
È questa l’opinione dell’ex presidente della Consulta Ugo De Siervo.
Nessuno strumento, nella Costituzione, per risolvere la situazione giudiziaria del Cavaliere?
“No, ma ormai siamo abituati a un uomo che ha una notevole fantasia. Lì è indicato, con estrema chiarezza, il principio di uguaglianza e di rispetto della legalità ordinaria e costituzionale. L’articolo 54 dice perfino che chi svolge funzioni pubbliche deve farlo “con disciplina e onore”, al di là del rispetto delle leggi. Per chi abbia responsabilità politiche i contenuti fondamentali sono questi”.
Non vede vie d’uscita, come la grazia, per cancellare il debito dell’ex premier Berlusconi con la giustizia?
“Intanto dovrebbe cominciare a dare seriamente esecuzione a questo debito. Per ora questa persona, condannata a ben quattro anni per un delitto serio, sta semplicemente minacciando la stabilità del governo, ma non ha dato alcun segno di accettazione di una condanna definitiva, nè ha cominciato neppure a scontare ciò a cui lo Stato lo ha condannato. In più, è coinvolto in tante altre vicende indagate dalla magistratura. Tutto è possibile comunque, ma ciò dipende dall’autonoma sensibilità e capacità valutativa del presidente della Repubblica”.
Per Berlusconi Napolitano dovrebbe, motu proprio, concedergli una grazia totale, che copra condanna e pene accessorie, evitando la decadenza dasenatore. È costituzionalmente possibile?
“Mi sembra proprio di no. Intanto perchè pretenderebbe di vedersi applicare la grazia senza aver accettato minimamente la responsabilità che lo ha portato alla condanna, anzi avendo parlato di un abuso delle magistrature. Poi, l’eventuale decadenza non è una pena accessoria. Ciò che la legge Severino prevede non è riconducibile a un intervento presidenziale”.
La grazia cancellerebbe solo la pena?
“Quella, ed eventualmente alcune pene accessorie, ma non la previsione della decadenza e della successiva incandidabilità , che riguardano l’articolo 51 della Costituzione, e non il 25. Non si tratta di una pena, ma di una scelta del Parlamento, dove non si vogliono far entrare persone che abbiano pesanti carichi penali addosso”.
Nella Carta vede altri salvacondotti per un condannato, come la possibilità di commutare la pena in un corrispettivo economico?
“La grazia è uno strumento polivalente. In astratto molte cose sono possibili. Ma, in concreto, non riesco a vedere per ora alcuna possibilità , poichè l’interessato non ha accettato la sentenza, anzi ne ha dato una lettura assolutamente eversiva, quindi più ostativa all’esercizio di un tentativo, anche largo, di venire incontro alle sue esigenze”.
Berlusconi preme su Napolitano che avrebbe il dovere digarantire la sua agibilità politica. Il presidente ha gli strumenti costituzionali per farlo?
“L’espressione ‘agibilità politicà è assolutamente impropria, non vuol dir niente. Nella nostra storia nazionale conosciamo grandi leader che sono stati in carcere e non hanno smesso di essere punto di riferimento dei movimenti a cui appartenevano. È stato detto e scritto tante volte che le sentenze sarebbero state accettate e che il destino personale di Berlusconi non avrebbe inciso sulle vicende politiche. È stato detto e scritto proprio da parte di chi adesso chiede un’applicazione assolutamente anomala della grazia o della trasformazione della pena. Quindi è ben difficile credere alla serietà delle affermazioni attuali”.
Liana Milella
(da “La Repubblica”)
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