SE SI TOGLIE LA DIGNITA’ AI DIPENDENTI PUBBLICI
LA P.A. E’ UN INSIEME DI SERVIZI PER I CITTADINI, SPECIE I PIU’ DEBOLI… DIPINGERLA COME UN COVO DI LADRI E’ SBAGLIATO E PERICOLOSO
La pubblica amministrazione sta morendo. E ne pagheranno le conseguenze i deboli, i privi di tutela, in una parola coloro che non hanno santi in Paradiso.
Perchè l’amministrazione non è una dispensatrice di stipendi ai suoi inutili dipendenti, ma un insieme di funzioni e servizi per i cittadini, e soprattutto per coloro che non possono permettersi di rivolgersi o di comprare i servizi altrove
Basta, quindi, con una rappresentazione della realtà negata dai numeri, e dunque sostanzialmente falsa.
A parità di popolazione, la Gran Bretagna ha oltre 5 milioni di dipendenti pubblici, l’Italia poco sopra i tre.
I nostri dipendenti risultano i più anziani in Europa (oltre il 50% ha più di 50 anni), e la media è alta perchè non vi sono nuovi assunti ai quali i già occupati possano trasmettere competenze e buone prassi – in una parola insegnare il mestiere.
L’amministrazione centrale dello Stato è al collasso e sempre più spesso si fonda sul senso di responsabilità di singoli.
Nei ministeri vi è stato un progressivo prosciugamento: i ministeriali sono circa 160 mila (erano 274 mila nel 2000), e oggi scarseggiano il personale e le competenze tecniche indispensabili, i mezzi e le risorse finanziarie.
Al contempo, è crollata la spesa per investimenti, che nel 2013 era pari, per l’intero settore pubblico, al 2,7% del Prodotto interno lordo.
Stiamo distruggendo l’amministrazione pubblica.
Forse non è un disegno consapevole, certo non è un bene.
Non per i cittadini e per le imprese, che non ricevono più servizi adeguati o almeno decenti (meno sanità , meno sicurezza, meno gestione infrastrutturale)
Non è un bene per i giovani, perchè non si assume, mentre la disoccupazione giovanile – con laurea e senza – aumenta.
I cittadini reclamano più sicurezza, e mancano almeno 20 mila carabinieri e poliziotti.
È indispensabile la lotta all’evasione, e mancano i finanzieri.
Siamo il Paese con il più grande patrimonio artistico – una grande risorsa anche economica – e sono venti anni che non si assumono storici dell’arte.
Negli uffici pubblici mancano ingegneri, chimici, biologi, medici, infermieri; mancano insegnanti che diano con serenità ad altri la formazione necessaria.
Al tempo stesso i giovani sono disoccupati, e quella minoranza che nonostante tutto trova lavoro, spesso non adeguato al titolo di studio, ha dovuto sottostare a pressioni e ricatti. Vi è il rischio tangibile di diseducare all’etica del concorso, al principio che negli uffici pubblici si accede per merito e non per raccomandazione.
Occorre cambiare mentalità e tendenza, rivitalizzare l’amministrazione senza negare l’esigenza di razionalizzare, di qualificare, di eliminare inutili complessità burocratiche, senza nascondere le negatività esistenti.
Occorre dire basta al messaggio che tutto ciò che è pubblico è inutile e negativo.
Occorre restituire la dignità
Basta con i dipendenti pubblici rappresentati, nel migliore dei casi come scansafatiche, nel peggiore come ladri.
Perchè non è così, e la mortificazione continua non aiuta
Alla politica delle assunzioni dettata solo dal puro contenimento della spesa deve sostituirsi una seria programmazione delle esigenze di una amministrazione moderna e tecnicamente qualificata.
Concorsi, non assunzioni per raccomandazione. Impiego stabile e qualificato, non precariato intellettuale.
Selezione della dirigenza con criteri concorsuali oggettivi e di merito, non come premio di fedeltà servili.
Serve anche un’amministrazione professionale e rispettata perchè il Paese possa uscire dalla sua crisi.
Oberdan Forlenza
Consigliere di Stato, Segretario generale della Giustizia Amministrativa
(da “il Corriere della Sera”)
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