SILVIO : “QUALCUNO STA GIOCANDO A PERDERE”, FINI: “HA PERSO IL LUME DELLA RAGIONE”
SILVIO PREPARA L’ALIBI PER LA SCONFITTA E DAL CILINDRO POTREBBE USCIRE IL BONUS BEBE’ E LA CARTA FISCALE…FINI: “DOPO LA SOLITA LITANIA SUI GIUDICI, ORA PURE LE RIFORME COI GAZEBO: COSI’ SI PRENDONO IN GIRO GLI ITALIANI”
Fini, dietro l’algida espressione “uso media”, è furente per il modo in cui Silvio Berlusconi sta conducendo questa campagna elettorale: “Ancora questa litania sui giudici che hanno la sovranità popolare ed ora anche le riforme col gazebo. Qui si prende in giro non solo il Parlamento, ma anche gli italiani”. Dall’altro capo della contesa il premier insiste: “E’ solo un politicante, un autolesionista, mette sempre il bastone tra le ruote e fa perdere voti, il suo tempo è scaduto”.
Si scontrano non solo due personalità , ma anche due modi di concepore il partito.
Per Fini le decisioni devono maturare all’interno del partito, dopo un dibattito. Per il premier basta che lo decida lui e gli altri si devo adeguare agli ordini.
Il problema è che questa prassi andrebbe in teoria bene di fronte a una “mente illuminata, moderata e colta”, ma quando ci si trova di fronte solo alla presunzione di un politico che non ne azzecca una da tempo e che dà l’immagine di pensare solo ai suoi processi, la via della sconfitta si avvicina.
E come tutti coloro che non hanno l’umiltà di ammettere i propri errori, pensa che la radicalizzazione dello scontro con tutto il mondo che lo perseguiterebbe sia la strada verso la vittoria, magari condita da qualche bonus bebè o carta fiscale, cui pare stia pensando per le ultime ore prima del voto.
Fino all’appello finale del “giudizio del popolo” che ormai però si è accorto del bluff.
Fino alla ricerca del capro espiatorio cui addebitare la sconfitta.
Qualche forzaitaliota ogni tanto ci pone la domanda: “se Fini non era d’accordo, perchè è entrato nel Pdl?”, senza però porsi mai la domanda opposta: “Perchè Berlusconi ha voluto fare il Pdl?”.
Perchè i due, non dimentichiamolo, sono co-fondatori del partito, non esistono soci di maggioranza e di minoranza.
Se Forza Italia fosse rimasta da sola, navigherebbe al 26-27% e sarebbe solo il secondo partito italiano.
Che poi Fini abbia fatto bene o male a fondersi con Forza Italia è altro discorso, su cui non abbiamo mai nascosto la nostra posizione.
Secondo aspetto: nessun organo statutario del Pdl ha mai messo a verbale che il partito dovesse diventare la copia dellla Lega.
Quando il Pdl è nato, le differenze erano chiare ed evidenti, ora non lo sono più.
Terzo aspetto: saranno anche finite le ideologie, ma qualche idea almeno che rimanga.
Non si aggrega sui fatti (ammesso che si facciano), si aggrega su valori, progetti, ideali, modelli di sviluppo, concezione della vita e della socialità . Tutto cose estranee alla mentalità , alla cultura e allo stile di vita del premier. Quarto aspetto: la democrazia interna deve prevalare sui sondaggi.
Il Pdl vive sui sondaggi che fotografano notoriamente il presente, ma un leader è grande quando sa anticipare il futuro, andare controcorrente, favorire il dibattito delle idee, disegnare scenari nuovi.
Quinto aspetto: sui grandi problemi non si governa a colpi di maggioranza, occorre coesione e confronto.
E’ patetico sentire il leader di un governo che ha 100 deputati di differenza accusare sempre l’opposizione “di attaccarlo”: che dovrebbero fare, dichiarare estinti i suoi processi, dargli sempre ragione , fare una convenzione con Tarantini per un tourn over di escort?
L’opposizione, se la si fa bene paga, allo stesso modo in cui paga il governare bene.
Ognuno ne risponde ai propri elettori, ma non deve essere il premier a dare pure i voti a chi lo contesta.
Se chi governa sceglie la strada dello scontro sa a cosa va incontro, se sceglie quella del dialogo deve anche saper essere conciliante, non nevrastenico. E saperlo gestire.
Ultimo aspetto: gli italiani vorrebbero dalla politica la risoluzione dei propri problemi.
Se su temi come il funzionamento della burocrazia, la sanità , la sicurezza, le misure per l’occupazione, la scuola, l’aiuto ai più deboli, si mettessero, a un simbolico tavolo di concertazione, 10 comuni cittadini di destra e 10 di sinistra, dopo una settimana troverebbero certamente il modo di elaborare un minimo progetto comune, sicuramente alcuni punti concreti da cui far partire riforme condivise.
Possibile che se si sostuiscono con altrettanti politici, finisca sempre in rissa? Non è forse di un periodo di sereno e civile confronto quello di cui il nostro Paese avrebbe bisogno?
Ecco perchè gli elettori sono sempre più lontani da quel “teatrino della politica”, spesso evocato da Berlusconi e di cui lui stesso ha finito per diventare il principale tragico interprete, con l’aggravante di circondarsi pure di uno stuolo di pessimi caratteristi.
Se il Pdl perde consensi, faccia suo il consiglio mattutino che ha dato alla Bresso: si guardi allo specchio.
E non per chiedersi sempre “chi è il più bello del reame”.
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